Italiae et Ecclesia

Questo sabato si festeggia San Patrizio: ecco la storia di un santo vincente contro il demonio

 

 

San Patrizio nacque nella Britannia Romana nel 385 da genitori cristiani. La sua vita trascorse nell’ordinarietà fino al sopraggiungere di un evento che trasformò la sua esistenza. All’età di 16 anni, mentre si trovava nel podere di famiglia, venne catturato da pirati irlandesi e venne portato con la forza presso la parte settentrionale dell’isola d’Irlanda, dove fu ridotto in schiavitù. I suoi padroni gli imposero il lavoro del pastore di un gregge. Patrizio proveniva da una famiglia benestante, aveva ricevuto una buona educazione. La sua nuova condizione di vita lo portò ad affrontare grandi difficoltà, dovute al lavoro che svolgeva e alla solitudine quotidiana. Egli provò a fuggire, ma il suo tentativo fallì miseramente.

 

Dopo parecchi anni imparò la lingua irlandese e iniziò ad adattarsi alle abitudini di quelle popolazioni. Egli colse gli aspetti buoni di quella cultura, la quale coltivava un grande rispetto per la famiglia e per le relazioni tra le persone. Patrizio aveva nostalgia della sua terra nativa. Al terzo tentativo di fuga riuscì a lasciare l’Irlanda, imbarcandosi su una nave per la Gallia, dove rimase solo per un periodo di tempo e successivamente si trasferì nella sua patria.

La sua esperienza di vita ed i luoghi che aveva frequentato segnarono la sua vocazione e la sua missione. Durante il soggiorno a casa dei suoi genitori ebbe un sogno premonitore, che lo invitava a recarsi in Irlanda. Egli interpretò il sogno come un invito ad evangelizzare la gente irlandese fortemente ancorata alle tradizioni pagane. In questa fase della sua vita maturò l’idea di farsi chierico per iniziare una opera di evangelizzazione in quelle terre nordiche. Si recò in Gallia dove proseguì i suoi studi e dove fu ordinato diacono.

La sua intenzione fu quella di andare in Irlanda, ma i suoi superiori si opposero a quella scelta ritenendolo poco colto per compiere una missione così complessa. Ma la provvidenza lo chiamava a compiere la sua missione in quelle terre. Nel 431 il Vescovo Palladio fu mandato in Irlanda da papa Celestino I per organizzare la diocesi a seguito delle prime conversioni che erano avvenute. Patrizio, dopo avere trascorso un periodo di studio nel famoso monastero di Lérins (di fronte alla Provenza), approfondì la conoscenza della vita monastica, in quanto era convito che questo stile di vita poteva aiutare ad approfondire la vita di fede del popolo celtico e favorire la formazione della comunità cristiana. Patrizio si recò in Italia nelle isole di fronte alla Toscana con la finalità di comprendere come i monaci avevano contribuito a convertire la gente locale. Dopo questo viaggio in Italia Patrizio fu consacrato Vescovo e inviato in Irlanda come successore del vescovo Palladio.

Il popolo celtico era organizzato in tante tribù, le quali formavano tanti piccoli stati autonomi (tuatha) governati da un re. Qualunque attività che veniva svolta nella loro zona di giurisdizione doveva ricevere l’approvazione del re. Per questa ragione Patrizio domandò ai re il permesso di poter annunziare il Vangelo. Per entrare nelle grazie di quei governanti egli offrì in dono dei beni di valore, frutto delle vendite delle proprietà terriere ereditate dalla sua famiglia.

Patrizio aveva intuito che doveva predicare prima ai re ed ai nobili del villaggio, perché la loro conversione avrebbe prodotto la conversione anche dei loro sudditi. La sua opera missionaria trovò forti opposizioni soprattutto da parte dei druidi, una casta sacerdotale pagana degli antichi popoli celtici che praticavano i riti nelle foreste ed i sacrifici umani.

Patrizio si impegnò molto internamente alla Chiesa, organizzando le varie diocesi con estensione geografiche pari a quelle delle tribù e nominando un vescovo per ogni diocesi. Il crescere di nuovi fedeli che si aggregavano alla comunità cristiana necessita di un numero sempre maggiore di sacerdoti. La predicazione di Patrizio era rivolta a suscitare tra i cristiani la vocazione al presbiterato.

La sua opera di evangelizzazione fu concentrata nella parte settentrionale dell’Irlanda, la quale diventò la sua seconda patria come terra della sua opera apostolica. Celebre è un libro da lui scritto, Confessione, nel quale ha descritto la volontà di Dio nel suo lavoro missionario e motiva la sua avversione all’eresia pelagiana, esaltando il valore teologico della grazia divina. Patrizio morì nel 461 a Down, che prenderà il nome di Downpatrick. Patrizio è stato dichiarato apostolo nazionale dell’Irlanda.

Quale insegnamento lascia la vita di questo santo? Anche la vicenda più drammatica della vita ha un risvolto di salvezza. Patrizio è stato rapito e portato in una terra che è diventata luogo della sua missione evangelizzatrice. I migranti ed i rifugiati che giungono forzatamente per scappare dalla guerra, dalla povertà e dalla persecuzione sono i potenziali missionari per il nostro continente che ha apostato la fede cristiana. I bambini adottati che lasciano la loro terra perché hanno subito l’abbondano possono trasformarsi in testimoni della potenza dell’amore misericordioso di Dio, il quale vuole far comprendere come lo spirito di adozione è la grazia della figliolanza divina.



Patrizio ha usato i suoi beni per facilitare il dialogo con le popolazioni pagane. La generosità è la chiave per avvicinare le persone. Da sempre la Chiesa ha messo a disposizione le sue sostanze per costruire ospedali, scuole e centri di accoglienza, restituendo dignità agli emarginati, agli esclusi e agli ultimi. Anche se non tutti comprendono la motivazione più profonda per cui vengono fatte queste opere di carità, il cristiano è fedele all’insegnamento del Signore. Gesù ci ricorda di praticare una carità disinteressata e gratuita, affinché gli uomini vedano le opere buone ricevute e rendano gloria a Dio che è nei cieli. La carità produce sollievo per il corpo e per l’anima, ma nello stesso tempo invita ad alzare lo sguardo verso il trascendente, per ringraziare un Dio troppe volte dimenticato.

Patrizio ha voluto impiantare il modello della vita monastica per l’edificazione della Chiesa. Le comunità monastiche incarnano il cardine della vita cristiana perché alternano la preghiera, la partecipazione ai sacramenti, il lavoro e la vita comunitaria. Quanto è importante anche oggi vivere la vita nella sua dimensione comunitaria. L’egoismo e l’indifferenza portano gli uomini ad allontanarsi da Dio e di conseguenza anche dagli altri essere umani. Il vivere insieme alla luce della Parola di Dio, sostenuti dalla grazia dei sacramenti, condividendo le gioie e le fatiche della vita quotidiana, diventa quella forza spirituale che ci spinge a guardare con maggiore decisione la meta finale della nostra vita che va oltre la morte. Vivere il presente con la consapevolezza di avere sempre qualcuno con cui confidarsi e soprattutto nutrire la speranza di non essere mai abbandonati da Dio, diventa il compimento del desiderio del Padre, il quale vuole vedere i suoi figli riuniti nella sua casa comune, che la famiglia e la comunità cristiana.




Fonte:   it.zenit.org

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