Ma cosa è il Ramadam? “O voi che credete! Vi è prescritto il digiuno, come fu prescritto a coloro che furono prima di voi, nella speranza che voi possiate divenire timorati di Dio” (sura II, v.183). È così che un buon musulmano affronta il mese sacro del Ramadan. Un mese che inizia con la nuova fase lunare e che cambia ogni anno. Il Ramadan, per la rigorosa osservanza del digiuno diurno che ostacola il lavoro e per il carattere festivo delle sue notti, costituisce un periodo eccezionale dell’anno per i fedeli islamici in tutti i paesi a maggioranza musulmana: la sua sacralità è fondata sulla tradizione già fissata nel Corano, secondo cui in questo mese Maometto avrebbe ricevuto una rivelazione dall’arcangelo Gabriele. In origine, il mese di Ramadan era, come il suo nome stesso (il ‘torrido’
) mostra, un mese estivo; ma successivamente Maometto stesso adottò un calendario puramente lunare di dodici mesi che, perciò, cambia posizione anno per anno.Il digiuno (sawm) durante tale mese costituisce il quarto dei Cinque pilastri dell’Islam e chi ne negasse l’obbligatorietà sarebbe kāfir, colpevole cioè di empietà massima e dirimente dalla condizione di musulmano. In alcuni paesi a maggioranza islamica il mancato rispetto del digiuno è sanzionato penalmente. Nel corso del mese di Ramadan infatti i musulmani praticanti debbono astenersi – dall’alba al tramonto – dal bere, mangiare, fumare e dal praticare attività sessuali. Chi è impossibilitato a digiunare (perché malato o in viaggio) può anche essere sollevato dal precetto, ma appena possibile, dovrà recuperare il mese di digiuno successivamente. Dal momento che lo scopo del devoto è quello di purificarsi da tutto quello che di materiale esiste nel mondo corrotto e corruttibile, e dal momento che ogni ingestione gradevole è considerata corruzione del corpo e dell’anima, è vietato anche fumare e, secondo alcuni, profumarsi perché in entrambe le azioni s’ingerirebbero sostanze estranee e da entrambe le azioni si trarrebbe un godimento illecito che distoglierebbe dagli aspetti penitenziali cui mira l’istituzione. L’ingestione involontaria di cibi, di sostanze liquide o gassose non costituisce comunque rottura di digiuno.
Quando tramonta il sole il digiuno viene rotto. La tradizione vuole che si debba mangiare un dattero perché così faceva il Profeta. In alternativa si può bere un bicchiere d’acqua. Dato che il calendario islamico è composto da 354 o 355 giorni (10 o 11 giorni in meno dell’anno solare), il mese di Ramadan di anno in anno cade in un momento differente dell’anno solare, e quindi man mano cade in una stagione diversa. Il significato spirituale del digiuno è stato analizzato da molti teologi. Si attribuisce ad esempio al digiuno la dote di insegnare all’uomo l’autodisciplina, l’appartenenza a una comunità, la pazienza e l’amore per Dio. Un’altra interpretazione è che il digiuno e l’astinenza sessuale per un mese intero ricordi al praticante le privazioni dei poveri e quindi lo invogli a versare la zakat (la tassa coranica verso i diseredati). Varie le ricorrenze del mese festeggiate o commemorate dai musulmani. Il giorno 6 infatti sarebbe nato il nipote di Maometto, al-Husayn ibn ‘Alī. Il giorno 10 sarebbe morta la prima moglie del Profeta, Khadīja bint Khuwaylid. Il giorno 17 sarebbe stata vinta la battaglia di Badr. Il giorno 19 sarebbe stata conquistata dai musulmani la città di Mecca. Il 21 sarebbero morti ‘Alī ibn Abī Tālib e il suo discendente, l’imam sciita ‘Alī al-Ridā. Al termine del ramadan, viene celebrato lo Id al-fitr (“festa della interruzione del digiuno”), detta anche la “festa piccola” (id al-saghir).
Anche quest’anno la Chiesa Cattolica ha voluto esprimere ai musulmani fervidi auguri per la festa, da parte dell’arcivescovo Pier Luigi Celata, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso: Per il musulmano osservante – come sappiamo – il mese del Ramadan è particolarmente importante sia nella dimensione personale e familiare, sia in quella sociale in genere. I musulmani sono, infatti, invitati in questo mese a ritrovare un po’ più in profondità il loro rapporto con Dio e con se stessi, attraverso il digiuno, la preghiera, il dono della misericordia da chiedere a Dio e da donare agli altri, l’elemosina e la cura dei rapporti interpersonali. Ai nostri fratelli musulmani assicuriamo anzitutto la nostra vicinanza spirituale, formulando l’augurio che essi possano realizzare tutto quello che il loro cuore di credenti in Dio desidera per lo stessi e per tutti gli uomini, come una maggiore attenzione ai poveri e agli emarginati, una maggiore solidarietà, il rispetto per la vita di tutti e la pace.
Il mondo arabo sta vivendo un periodo difficile, tra nuove speranze e paure: quale il ruolo delle comunità cristiane che vivono in questi Paesi e soprattutto in questo mese di digiuno? Noi sappiamo che le comunità cristiane presenti nel mondo arabo condividono pienamente i desideri, le preoccupazioni, l’impegno, che sono propri di tutti i cittadini di quei Paesi. In particolare in questo mese, in genere le comunità cristiane si aprono a particolari incontri, conviviali, in occasione dell’Iftar – la rottura del digiuno – alla sera e hanno una particolare attenzione per i fratelli musulmani in termini di vicinanza, di solidarietà e anche di preghiera per loro. I cristiani sono chiamati in particolare, in questo periodo, ad essere testimoni di quella premura per l’uomo, per ogni uomo e per ogni donna, di cui li fa capaci Gesù, morto e risorto per tutti. Quindi è naturale la loro attesa che le nuove strutture istituzionali previste in alcuni Paesi siano espressione di un autentico rispetto per la dignità di ogni persona e dei suoi diritti fondamentali, primo fra tutti il diritto a un’effettiva libertà religiosa.
La Chiesa cattolica ogni anno invia un messaggio augurale per la fine del Ramadan: un segno di amicizia e di dialogo col mondo musulmano… Sì, il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso invia, ogni anno, per l’Id al-fitr – la chiusura del mese del Ramadan – un messaggio di felicitazione e di augurio ai musulmani. Di fatto stiamo inviando questo messaggio per la fine di questo Ramadan, che è appena iniziato. Esso conterrà, come di consueto, espressioni di augurio, di felicitazioni e l’invito a riflettere su un particolare tema di comune interesse. a cura di Emanuela Graziosi
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