Mangiava pochissimo. Un pomeriggio padre Pio era nel corridoio del convento col nipote Mario. Questi aveva attorno a sé i suoi figlioletti che il Padre guardava teneramente.
Puntando il dito su uno di essi, scherzosamente il papà lo accusava: «Zio, questo è un mangione».
«Perché?» chiese il Padre. «Oggi si è mangiato un filone di pane lungo e grosso così», spiegò Mario.
Padre Pio sorrise. Poi domandò: «Quanto pesava?». «Certamente mezzo chilo», rispose il nipote.
Il Padre rimase un po’ a pensare, poi disse: «In quarant’anni», padre Pio ne aveva oltre sessanta, «io non sono riuscito a mangiare nemmeno la metà di quel filone di pane».
Io mi trovavo a fianco a Mario; ci guardammo e sembravamo dirci l’uno all’altro: «Ma come fa a vivere senza mangiare?».
Negli anni Cinquanta riuscii a portare una cassetta di uva bianca, grossa e profumata.
Era uva da terra promessa.
Entrai nella cella del Padre il quale, vedendomi con la cassetta, mi chiese: «Che è?». «Padre», dissi, «vi ho portato quest’uva», e mi inginocchiai davanti. Egli la guardò: «È davvero bella!», esclamò.
«Assaggiatela!» ripresi e, subito, staccai un bell’acino da un grosso grappolo: pensavo fargli cosa gradita porgendogli l’acino più biondo e grosso.
«Che fai?», disse, fermandomi la mano: «Figlio mio, tu così mi fai fare colazione, pranzo e cena. Dammi l’acino più piccolo!».
Io ne scelsi, invece, uno meno grosso, ma lui, girando più volte la mano sui grappoli d’uva e trovandone finalmente uno piccolo piccolo, lo staccò, se lo portò alla bocca e, con fatica, lo masticò per diverso tempo.
Fonte www.sanpiodapietrelcina.org