Malaparte affermava: “Quando un popolo individualista, come il nostro, perde la fiducia in se stesso e nelle istituzioni che lo reggono, l’immoralità diventa una forma di viver civile e la mediocrità invade la cosa pubblica…”. E’ la fotografia più fedele della società odierna. Il relativismo appoggiato dal secolarismo aggressivo ha iniziato la sua opera di cambiamento radicale della “struttura antropologica naturale” su cui si è sempre basato lo sviluppo dell’uomo. La natura è sostituita dalle voglie dell’io. I desideri sono trasformati in legge. Alla fine della seconda guerra mondiale, quando furono scoperti gli orrori del nazismo, durante il processo di Norimberga, fù dichiarato che mai l’uomo era giunto a così in basso. Pertanto auspicavano a pensare al bene dell’uomo, proteggendo i valori della Vita, della Libertà, della Giustizia e dell’Uguaglianza. Oggi, abbiamo dimenticato le parole di ammonimento lanciate in quel tribunale. Sotto la bandiera della Libertà, le generazioni odierne stanno ripetendo gli stessi errori. Il Belgio ha votato l’estensione dell’eutanasia ai minori di 18 anni e ai pazienti dementi che non sono più in grado di esprimere la propria opinione. Ha spiegato il socialista Philippe Mahoux, a proposito della legge, che “i medici potranno porre fine alla vita di un bambino, qualora si trovi in una situazione medica senza uscita, in uno stato di sofferenza fisica o psichica costante e insopportabile, e che presenti una domanda di eutanasia”.
Per l’autorizzazione definitiva servirà anche l’autorizzazione di entrambi i genitori (in caso di disaccordo tra loro non si potrà procedere), che riceveranno un accompagnamento psicologico anche dopo la morte del bambino.Secondo quanto dichiarato da sedici pediatri (anche di ospedali cattolici), che hanno scritto una lettera aperta al governo, i medici contravvenendo alla legge, ormai approvata, avevano cominciato ad uccidere i bambini con l’eutanasia. La commissione inoltre, come rivelato dalla Coalizione per la prevenzione dell’eutanasia, non è estranea a palesi conflitti di interessi. Per dieci anni il suo presidente è stato Wim Distelmans, l’oncologo che ha somministrato l’eutanasia al transessuale Nathan Verhelst e considerato ”l’eroe della buona morte” in Belgio. Fa specie che l’uomo che dovrebbe controllare in modo imparziale eventuali abusi della legge sia anche quello che somministra e sponsorizza l’eutanasia in giro per il paese.
Intanto in Olanda, alcuni medici hanno somministrato un’iniezione letale ad una donna non vedente di 70 anni che aveva espresso la volontà di morire. Il caso, è avvenuto nel 2012. L’anziana, che aveva cercato diverse volte di suicidarsi, era affetta da una grave forma di depressione e viveva sola dalla morte del marito. Si era quindi rivolta alla Levenseindekliniek, un team mobile di dottori che somministrano la dose letale ai pazienti ottenendo l’eutanasia. Secondo quanto scrive il sito DutchNews, la donna era “ossessionata con la pulizia e non poteva sopportare di vedere delle macchie sui suoi vestiti”. Nell’intervista al giornale il suo caso è stato definito “eccezionale” da Lia Bruin, una specialista del sistema geriatrico olandese. Il pensiero unico, cerca di normalizzare gli orrori contro la vita, favorendo la morte in nome della libertà di scelta. La promozione umana porta alla Vita. Chiunque desideri aiutare l’uomo, non può fornire strumenti di morte come alternativa ai bisogni del singolo. Concludo con le parole di Benedetto XVI:“L’amore — caritas — sarà sempre necessario, anche nella società più giusta. Non c’è nessun ordinamento statale giusto che possa rendere superfluo il servizio dell’amore. Chi vuole sbarazzarsi dell’amore si dispone a sbarazzarsi dell’uomo in quanto uomo. Ci sarà sempre sofferenza che necessita di consolazione e di aiuto. Sempre ci sarà solitudine. Sempre ci saranno anche situazioni di necessità materiale nelle quali è indispensabile un aiuto nella linea di un concreto amore per il prossimo. Lo Stato che vuole provvedere a tutto, che assorbe tutto in sé, diventa in definitiva un’istanza burocratica che non può assicurare l’essenziale di cui l’uomo sofferente — ogni uomo — ha bisogno: l’amorevole dedizione personale”. a cura di Ornella Felici
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