Il Celano racconta che la malattia di San Francesco si stava aggravando e il corpo del Santo si indeboliva sempre piu’, tanto che non poteva piu’ muoversi. Un frate chiese a Francesco se preferisse la sofferenza lunga e continua di tale grave infermita’ oppure il martirio, la morte violenta e atroce provocata dal carnefice.
Egli rispose: “O figlio, la cosa che mi e’ piu’ cara, piu’ dolce, piu’ gradita, e’ che si adempia in me e su di me la volonta’ del Signore Iddio. lo voglio essere totalmente concord e obbediente soltanto alla Sua volonta’. Ma se dovessi guardare non al premio, ma solo al dolore fisico che provo e’ per me più atroce di qualunque martirio tollerare questa malattia anche solo tre giorni”.
Nel 20″ anno della sua conversione, due anni dopo l’impressione dello stimmate, “squadrato ormai da numerosi colpi di dolore e infermita’,… come pietra da collocare nella Gerusalemme celeste o come lavoro malleabile portato a perfezione dal martello delle molteplici tribolazioni”, S.Francesco chiese di essere portato a S.Maria della Porziuncola per morire proprio nel luogo dove aveva ricevuto lo Spirito della grazia di Dio.
Baciando la terra, disse: “Ti ringrazio, Signore Dio, di tutte queste mie sofferenze e ti prego, o Signore, che me ne mandi altre cento, se cosi’ ti piace: poiche’ questo mi sarà graditissimo; colpendomi con il dolore tu mi risparmi; mentre l’adempimento della tua santa volonta’ costituisce per me una grandissima consolazione”. “Quel padre santissimo riputava sempre cosa dolce cio’ che sapeva di amaro al corpo ed attingeva di continuo immensa dolcezza dall’ umilta’ e dall’imitazione del Figlio di Dio”.
Quando S.Francesco era colpito da sofferenze piu’ forti, cantava o faceva cantare dai suoi compagni “lo lodi dello creature”, il cantico di frate sole che egli Stesso aveva composto.
Quando seppe che la morto era imminente, nonostante soffrisse moltissimo fisicamente, egli gioì e lodo’ il Signore con grande trasporto, poi disse a un frate: “Se al mio Signore piace che io muoia tra breve, fa’ venire a me frate Angelo e frate Leone affinche’ mi cantino di sorella morte”. Quando i due frati furono davanti a lui, addolorati e piangenti, cantarono il cantico di frate sole e Francesco aggiunse anche alcuni versi su “sorella morte”:
“Laudato sii, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale da la quale nullo homo vivente puo’ scampare, guai a quelli che morranno ne le peccata mortali, beati quelli che trovara’ ne le tue sanctissime voluntate che la morte secunda nol fara’ male”.
Proponimento
– viviamo ogni istante della nostra vita terrena come mezzo per conseguire la gioia eterna.
Pater, Ave, Gloria
S. Francesco, prega per noi.
A CURA della Redazione Papaboys
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