Referendum: la doppia verità di Matteo Renzi

Il referendum sulle trivelle e quello sul senato sono profondamente diversi: il primo è abrogativo il secondo è confermativo, il primo ha un quorum il secondo no. Però Matteo Renzi non può augurarsi che il primo venga disertato e nelle stesse ore affermare che la partecipazione al secondo sarà prova di responsabilità e di maturità civile.

Il primo requisito della persona responsabile è dire la verità. Renzi dovrebbe augurarsi che entrambi i referendum raccolgano partecipanti, e poi vinca chi deve. Perché partecipare al voto referendario ed essere coinvolti nell’esercizio della democrazia diretta fa parte della carta d’identità del buon cittadino sia per il primo referendum che per il secondo. Entrambi sono modelli di “democrazia decidente“.

Il requisito essenziale di un genitore è quello di dire quello che pensa, e cioè di non dire bugie. Ora, il capo del governo non è certo “il padre dell’Italia” ma se chiamiamo “padri della patria” i politici che hanno saputo incarnare con il loro servizio al paese la genesi di uno stato civile, qualche assonanza con la paternità – o per lo meno con l’autorevolezza della paternità – non si può negare che ci sia. Non si sgattaiola fuori di casa di nascosto facendo distrarre il pargolo dalla nonna: si chiama tradimento. Il bambino merita di sapere che i genitori vanno via: anzi, il fatto che glielo dicano è garanzia che lo amano. Se, sempre più spesso, la politica è senza vergogna è per aver fatto della verità, tante verità ad uso e consumo della necessità di turno.

Per essere pienamente cittadini, bisogna essere pienamente uomini. E questa pienezza è data solo dalla verità, dalla la schiena dritta, dalla parola unica, che la verità stessa necessariamente richiede. Il referendum è uno strumento democratico così importante oggi da essere necessario per dare più pregnanza rappresentativa a un cambiamento costituzionale. Se è così, vale anche per le trivelle. Se è sì, vale per ogni referendum. Perché la terra, l’ambiente, valgono tanto quanto il senato. Sperare che domenica vada buca la chiamata alle urne, è una brutta cosa. Non è a servizio della verità.

Di Don Mauro Leonardi

Articolo tratto da l‘Huffingtonpost


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