Categorie: Sancta Sedes

Reggente Penitenzieria: preti stiano più nel confessionale

Presso il Palazzo della Cancelleria, a Roma, si svolge dal 9 al 13 marzo il 26.mo Corso sul foro interno della Penitenzieria Apostolica. Il 12 marzo, alle ore 12.00 è prevista l’udienza con il Papa. Tra i temi in esame, la corretta amministrazione del Sacramento della Penitenza, i suoi aspetti canonici, morali e liturgico-pastorali, ma anche i doveri e diritti dei penitenti, etica e genetica. A questo proposito, Fabio Colagrande ha intervistato, per la Radio Vaticana, mons. Krzysztof  Nykiel, reggente della Penitenzieria Apostolica:

R. – Da più di un quarto di secolo durante il periodo quaresimale, che è propriamente il tempo liturgico della riconciliazione e della conversione, la Penitenzieria Apostolica organizza questo Corso perché siamo profondamente convinti che la valorizzazione del ministero penitenziale, soprattutto della confessione, dipende in gran misura anche dai sacerdoti e dalla loro consapevolezza di essere depositari di un ministero prezioso e insostituibile. Il nostro Dicastero, accogliendo i continui inviti che ci vengono da Papa Francesco ad essere misericordiosi e a non avere paura di confidare  nella divina misericordia, intende sottolineare l’importanza che ha per la vita di ogni cristiano il Sacramento della Riconciliazione che, come insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica, “offre una nuova possibilità di convertirsi e di recuperare la grazia della giustificazione. I Padri della Chiesa presentano questo sacramento come “la seconda tavola [di salvezza] dopo il naufragio della grazia perduta”(cfr. CCC., n. 1446). In questa prospettiva, costituisce senz’altro una delle priorità pastorali, specialmente per i presbiteri in cura d’anime, quella di trascorrere sempre più tempo nel confessionale perché, mediante l’amministrazione di questo sacramento, si hanno tante opportunità per formare rettamente la coscienza dei credenti aiutandoli ad accogliere Cristo nei loro cuori e ad aprirsi alla Sua Presenza sempre capace di trasformare, convertire e fare nuove tutte le cose. Ogni attività pastorale deve saper orientare al confessionale, nel quale, prima e meglio di ogni azione umana, agisce la potenza della grazia che, liberandoci da ogni male, ci restituisce sempre di nuovo la dignità di figli di Dio e membri della Chiesa. Pertanto, destinatari del Corso sono i novelli sacerdoti, i diaconi e i candidati al sacerdozio che frequentano l’ultimo anno del curriculum formativo degli studi in vista del presbiterato. Oggetto particolare del corso sono temi di teologia morale e di diritto canonico, aspetti pastorali e liturgici, condizioni e situazioni particolari di penitenti … Alcune conferenze, altresì, saranno dedicate alle informazioni necessarie per redigere e inviare le domande o i ricorsi da sottoporre alla Penitenzieria Apostolica circa le materie esclusivamente a essa riservate o che utilmente possono essere a essa inoltrate. Ogni giorno i partecipanti possono pur sempre presentare domande di approfondimento ai diversi relatori che si avvicenderanno durante i giorni del Corso.

D. – Lei ha poc’anzi che “ogni attività pastorale deve orientare al confessionale” … ma oggi in diversi paesi soprattutto della nostra Europa cristiana molti fedeli disertano il confessionale. Ci può spiegare quale, secondo Lei, il motivo?

R. – E’ vero. In molti paesi europei pochi sono i fedeli che si accostano con frequenza al sacramento della confessione. Il motivo, secondo me, è da ricercarsi nella diffusione – soprattutto tra i giovani – della perdita del senso del peccato. La causa principale di tale perdita è da individuare fondamentalmente nell’estromissione di Dio dall’orizzonte culturale moderno. Molte persone non mettono più Dio al centro della loro vita. Non gli riconoscono il primato che gli spetta. Le diverse correnti del pensiero moderno (relativismo, ateismo, idealismo, materialismo), proclamando l’assolutizzazione della ragione umana, hanno portato ad una cancellazione di ogni responsabilità morale ed etica. Tutto è lecito. Tutto è permesso. La “mia personale opinione” è la sola verità. Siamo come avvolti da un atmosfera amorale, non esistendo più la frontiera tra vizio e virtù, tra ciò che è buono e ciò che non lo è, tra bene e male. A tal proposito, vorrei ricordare ciò che il Papa emerito Benedetto XVI ha affermato durante la recita dell’Angelus del 13 marzo 2011: “se si elimina Dio dall’orizzonte del mondo, non si può parlare di peccato. Come quando si nasconde il sole, spariscono le ombre; l’ombra appare solo se c’è il sole; così l’eclissi di Dio comporta necessariamente l’eclissi del peccato. Perciò il senso del peccato – che è cosa diversa dal “senso di colpa” come lo intende la psicologia – si acquista riscoprendo il senso di Dio” (cfr. Benedetto XVI, Angelus del 13 marzo 2011). Davvero allora possiamo affermare che la colpa più grave di oggi è quella di non sentirsi peccatori e, quindi, non sentire il bisogno di ritornare a Dio, di convertirsi a Lui, di sperimentare la bellezza del Suo perdono. E’ questa difficoltà dell’uomo moderno a riconoscere il peccato e il perdono che spiega, alla radice, anche le difficoltà della pratica cristiana della confessione o riconciliazione. La Chiesa, allora, oggi più che mai è chiamata a rilanciare la remissione dei peccati e l’annuncio della Divina Misericordia, sempre più grande di ogni peccato, come parte fondamentale della sua azione pastorale e missionaria. Questa riscoperta non può non avvenire  attraverso il sacramento della Penitenza che più di ogni altro sacramento rivela la grandezza, la sublimità e la bellezza dell’amore misericordioso di Dio che è un amore, come ha scritto San Giovanni Paolo II nell’Enciclica Dives in misericordia, “più potente della morte, più potente del peccato e di ogni male, che solleva l’uomo dalle abissali cadute e lo libera dalle più grandi minacce” (n. 13).

D. – Ma in che modo il Corso sul Foro interno, che è indirizzato soltanto ai sacerdoti, può aiutare tutti anche e soprattutto i christifideles laici nella riscoperta e valorizzazione del Sacramento della Penitenza?

R. – Grazie per questa domanda che mi consente di precisare un obiettivo molto importante che ogni anno la Penitenzieria si prefigge di raggiungere mediante il Corso che è, appunto, quello di formare sacerdoti che siano sempre più apostoli e missionari della misericordia di Dio. Il nostro Corso ha come fine spirituale e pastorale quello di suscitare nei sacerdoti la consapevolezza di quanto il sacramento della confessione sia indispensabile per il cammino di santificazione personale e per quello dei fedeli laici che sono affidati alle loro cure pastorali. Se un sacerdote ha coscienza della sublimità del sacramento della penitenza, se egli stesso sa riconoscersi peccatore e bisogno continuamente della misericordia di Dio, allora Egli saprà trasmettere questa medesima convinzione a tutti coloro che il Signore ha affidato al suo cuore di pastore e di guida delle anime. La valorizzazione del ministero penitenziale, soprattutto della confessione, dipende molto dai sacerdoti e dalla loro consapevolezza di essere depositari di un ministero prezioso e insostituibile. I sacerdoti sono principalmente gli strumenti della Divina Misericordia. E’ Dio stesso, infatti, che perdona la colpa quando il confessore assolve il fedele che con animo sinceramente contrito si accosta al confessionale. Ogni confessore, dunque, è “educatore di misericordia” perché deve essere capace di aiutare i penitenti a fare una concreta esperienza della Misericordia di Dio. Il Corso sul Foro intende aiutare i sacerdoti ad essere “buoni educatori” di misericordia, degli ottimi pedagoghi che conducono a Cristo! Educare alla misericordia è uno degli aspetti più significativi della vita cristiana che si inserisce nell’orizzonte più ampio, non solo della pastorale della Chiesa, ma delle sfide che caratterizzano il nostro tempo.

D. – Eccellenza, ci pare di capire dalle Sue risposte che il confessionale è un “passaggio obbligatorio” nel cammino di santificazione personale ed ecclesiale … Ci spieghi meglio il perché …

R. – Certamente.  Come sappiamo, l’uomo può scegliere di commettere il male, ma da solo non se ne può liberare. Solo Dio ha il potere di eliminare il peccato del mondo. Solo Lui ci può redimere e salvare. E Dio esercita questo “Suo potere di perdono e di misericordia” attraverso il Sacramento della Penitenza  che “Cristo ha istituito” – come ricorda sempre il già citato Catechismo della Chiesa Cattolica –  «per tutti i membri peccatori della sua Chiesa, in primo luogo per coloro che, dopo il Battesimo, sono caduti in peccato grave e hanno così perduto la grazia battesimale e inflitto una ferita alla comunione ecclesiale (cfr. CCC., n. 1446). Per i cristiani battezzati l’unico modo per ricevere l’assoluzione dei peccati ed avere così la certezza che Dio ci ha veramente perdonato passa attraverso il Sacramento della Riconciliazione. Infatti, coloro che “si accostano al sacramento della penitenza, ricevono dalla misericordia di Dio il perdono delle offese fatte a lui; allo stesso tempo si riconciliano con la Chiesa, alla quale hanno inflitto una ferita col peccato e che coopera alla loro conversione con la carità, l’esempio e la preghiera” (cfr. Lumen Gentium, n. 11). Come ha ribadito Papa Francesco durante l’udienza generale del 19 febbraio 2014, tutta incentrata sul sacramento della riconciliazione, “Io non posso dire: mi perdono i peccati. Il perdono si chiede, si chiede a un altro e nella Confessione chiediamo il perdono a Gesù. Il perdono non è frutto dei nostri sforzi, ma è un regalo, è un dono dello Spirito Santo, che ci ricolma del lavacro di misericordia e di grazia che sgorga incessantemente dal cuore spalancato del Cristo crocifisso e risorto” (cfr. Papa Francesco, Udienza generale del 19 febbraio 2014). Ecco spiegato in questo passaggio del discorso del Papa la vera motivazione per cui senza sacramento della confessione non ci può essere vera conversione e santificazione. Anzi aggiungo di più: senza sacramento della confessione non ci può essere vera carità. Solo chi ha sperimentato la misericordia di Dio può provare compassione e carità nei confronti del prossimo.

D. – Eccellenza, il Corso si conclude anche quest’anno con la celebrazione penitenziale presieduta dal Santo Padre nella Basilica di san Pietro che inaugura l’iniziativa pastorale “24 con il Signore” … ci può illustrare brevemente come si svolgerà la celebrazione?

R. – E’ una grande gioia per la Penitenzieria Apostolica concludere il Corso sul Foro interno con la Celebrazione Penitenziale presieduta da Papa Francesco venerdì 13 marzo p. v. nella Basilica Vaticana e che darà l’avvio all’iniziativa “24 ore per il Signore” che prevede per tutta la notte la confessione e l’adorazione eucaristica in alcune chiese del centro di Roma e che è stata estesa a tutte le diocesi e le parrocchie del mondo perché si dedicassero momenti particolari per promuovere il Sacramento della Riconciliazione. Siamo davvero grati al Santo Padre per i suoi continui richiami a non aver paura di accostarsi al sacramento della riconciliazione perché Dio è felice di perdonarci e di accoglierci come suoi veri figli. La Penitenzieria Apostolica metterà a disposizione per l’amministrazione del Sacramento della Confessione, durante la suddetta celebrazione penitenziale, ben 60 confessori di cui la maggior parte sono costituiti dai Penitenzieri ordinari e straordinari delle Basiliche Papali dell’Urbe, ai quali si aggiungono lo stesso Cardinale Penitenziere Maggiore, il Reggente e gli officiali sacerdoti del Dicastero. Sarà un forte momento di grazia e un occasione favorevole per riflettere la nostra chiamata alla conversione, a cambiare vita e mettere l’amore di Dio al centro del nostro cuore.

A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana

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