La riforma della scuola. Gli scatti di merito “sono giusti”, alcuni insegnanti “non sono degni del loro compito”, le classi-pollaio “sono inaccettabili”, i ragazzi del Nord e del Sud “hanno lo stesso diritto di stare in scuole sicure”. Dei dettagli sui provvedimenti sulla scuola che stanno per approdare a Palazzo Chigi il presidente del consiglio ieri ha parlato poco. Ha confermato però che la prossima settimana sarà presentato un doppio atto normativo (decreto legge e ddl delega). E ha annunciato che in cantiere c’è l’idea di consentire che il 5 per mille possa essere destinato anche alla cultura e alla scuola: “Daremo autonomia alle scuole in futuro, spero dal 2016, anche dal punto di vista economico. Sarà un meccanismo serio nel quale ciascun genitore e cittadino in dichiarazione dei redditi potrà indicare la singola scuola”. Prima di lui qualcosa di più sul “progetto scuola”, in dirittura d’arrivo, hanno detto il ministro Giannini e il sottosegretario Faraone. “Cardine importante é un piano di assunzioni straordinario e la previsione di tornare ad assumere soltanto tramite concorso pubblico” ha sottolineato la titolare del dicastero dell’Istruzione per la quale due goal per cui esultare saranno certamente la sparizione delle graduatorie e l’introduzione di una carriera per gli insegnanti (“da sogno impossibile sta per diventare realtà praticabile”).
Sul numero preciso delle assunzioni che si faranno a settembre (“imponente”) non si é voluta sbilanciare (fra domani e mercoledì incontrerà il Premier per le limature finali). Si sa però che probabilmente saranno inferiori alle circa 150.000 di cui si è parlato all’inizio. Si pescherà dalle graduatorie a esaurimento e con molta probabilità da quelle di istituto (e naturalmente vincitori di concorso e idonei) cercando di intercettare nel contempo i fabbisogni alla luce del potenziamento di alcune materie: arte, musica, lingue straniere. “Dopo questo piano avremo 60.000 insegnanti in più rispetto al numero complessivo dei docenti italiani. Questo vuol dire – ha spiegato Faraone – che creeremo nuove classi di infanzia dove non ci sono, amplieremo il tempo scuola nel primo ciclo, allargheremo gli insegnamenti”.
Riforma della Rai, avanti tutta. “Si parte a marzo”, insiste Renzi, dettando i tempi all’iniziativa del Pd sulla scuola. E spiega poi come la via maestra per modificare la governance resti il disegno di legge, purché lo si porti a casa in tempi brevi. Altrimenti, “se ci sono le condizioni di necessità e urgenza”, non si esclude il ricorso al decreto, “come prescrive la Costituzione”. Non ci sarebbe ancora una data precisa per la presentazione in Consiglio dei ministri, ma il governo lavora a un testo articolato su più fronti: la revisione delle norme sulla governance, con la creazione di un vero amministratore delegato, un cda ridotto, forse a cinque membri, nominato in base a criteri che lascino la titolarità al Parlamento, ma prevedano meccanismi per garantire indipendenza dai partiti; la riforma del canone, per ridurre l’evasione; l’anticipo del rinnovo della convenzione, in scadenza nel 2016. Il punto di partenza è la convinzione che il governo dell’azienda, “oggi nelle mani di procedure burocratiche complicatissime, diventi più efficiente e più efficace”, ripete Renzi.
L’obiettivo è la radicale modifica delle norme vigenti: “Pensiamo che la Rai debba essere il grande motore dell’identità educativa e culturale del Paese e in quanto tale non possa essere normata da una legge che si chiama Gasparri. Lo dico perché ho un’idea dell’identità educativa e culturale diametralmente opposta a quella di Gasparri”. L’orizzonte temporale è limitato: l’attuale vertice scade a fine aprile con l’approvazione del bilancio, ma la presidente Anna Maria Tarantola è entrata in carica a luglio. Il premier vuole arrivare al rinnovo in estate o, al massimo, in autunno con una nuova legge che riveda l’assetto, garantisca risorse certe, renda l’azienda competitiva e le restituisca il ruolo di “riferimento culturale in Europa”.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Avvenire
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