«Il mondo è stanco di incantatori bugiardi… e mi permetto di dire di preti o vescovi alla moda. La gente “fiuta” e si allontana quando riconosce i narcisisti, i manipolatori, i difensori delle cause proprie, i banditori di vane crociate». Papa Francesco ha rivolto un lungo discorso ai vescovi di recente nomina, a Roma per un corso di formazione, toccando diverse questioni del loro ministero, a partire dalla necessità di rendere pastorale, «cioè accessibile, tangibile, incontrabile», la misericordia, che è il «riassunto di quanto Dio offre al mondo».
I vescovi, ha detto Jorge Mario Bergoglio, devono essere capaci di incantare e attirare gli uomini e le donne del nostro tempo a Dio, senza «lamentele», senza «lasciare nulla di intentato pur di raggiungerli» o «recuperarli», e grazie ai percorsi di iniziazione («Oggi si chiede troppo frutto da alberi che non sono stati abbastanza coltivati»). E’ poi necessario vigilare sulla formazione dei futuri sacerdoti, puntando alla «qualità del discepolato», e non sulla «quantità» di seminaristi, e usando «cautela e responsabilità»nell’accogliere sacerdoti in diocesi. Francesco ha anche invitato i nuovi vescovi ad essere vicini al loro clero, a chi Dio mette «per caso» sulla loro strada, e alle famiglie con le loro «fragilità».
«Domandate a Dio, che è ricco di misericordia – ha detto il Papa ai 154 nuovi vescovi (16 dei territori di missione) che hanno preso parte all’annuale corso di formazione promosso congiuntamente dalla Congregazione per i Vescovi e dalla Congregazione per le Chiese Orientali – il segreto per rendere pastorale la sua misericordia nelle vostre diocesi. Bisogna, infatti, che la misericordia formi e informi le strutture pastorali delle nostre Chiese. Non si tratta di abbassare le esigenze o svendere a buon mercato le nostre perle. Anzi, la sola condizione che la perla preziosa pone a coloro che la trovano è quella di non poter reclamare meno del tutto. Non abbiate paura di proporre la Misericordia come riassunto di quanto Dio offre al mondo, perché a nulla di più grande il cuore dell’uomo può aspirare», ha detto Francesco, che sulla misericordia quale «limite al male» ha citato Benedetto XVI, aggiungendo due domande retoriche: «Per caso le nostre insicurezze e sfiducie sono in grado di suscitare dolcezza e consolazione nella solitudine e nell’abbandono?».
Per rendere la misericordia «accessibile, tangibile, incontrabile», innanzitutto, il Papa ha ricordato che «un dio lontano e indifferente lo si può anche ignorare, ma non si resiste facilmente a un Dio così vicino e per di più ferito per amore. La bontà, la bellezza, la verità, l’amore, il bene – ecco quanto possiamo offrire a questo mondo mendicante, sia pure in ciotole mezze rotte. Non si tratta tuttavia di attrarre a sé stessi. Il mondo – ha detto Francesco – è stanco di incantatori bugiardi… e mi permetto di dire di preti o vescovi alla moda. La gente “fiuta” e si allontana quando riconosce i narcisisti, i manipolatori, i difensori delle cause proprie, i banditori di vane crociate. Piuttosto, cercate di assecondare Dio, che già si introduce prima ancora del vostro arrivo». In questo senso, «Dio non si arrende mai! Siamo noi che, abituati alla resa, spesso ci accomodiamo preferendo lasciarci convincere che veramente hanno potuto eliminarlo e inventiamo discorsi amari per giustificare la pigrizia che ci blocca nel suono immobile delle vane lamentele: le lamentele di un vescovo sono cose brutte».
In secondo luogo, è necessario per il Papa «iniziare» quanti sono affidati ai pastori: «Vi prego di non avere altra prospettiva da cui guardare i vostri fedeli che quella della loro unicità, di non lasciare nulla di intentato pur di raggiungerli, di non risparmiare alcuno sforzo per recuperarli. Siate Vescovi capaci di iniziare le vostre Chiese a questo abisso di amore. Oggi – ha sottolineato Francesco – si chiede troppo frutto da alberi che non sono stati abbastanza coltivati. Si è perso il senso dell’iniziazione, e tuttavia nelle cose veramente essenziali della vita si accede soltanto mediante l’iniziazione. Pensate all’emergenza educativa, alla trasmissione sia dei contenuti sia dei valori, all’analfabetismo affettivo, ai percorsi vocazionali, al discernimento nelle famiglie, alla ricerca della pace: tutto ciò richiede iniziazione e percorsi guidati, con perseveranza, pazienza e costanza, che sono i segni che distinguono il buon pastore dal mercenario».
Francesco si è soffermato con particolare attenzione sul tema della formazione dei futuri preti: «Vi prego di curare con speciale premura le strutture di iniziazione delle vostre Chiese, particolarmente i seminari. Non lasciatevi tentare dai numeri e dalla quantità delle vocazioni, ma cercate piuttosto la qualità del discepolato. Non private i seminaristi della vostra ferma e tenera paternità. Fateli crescere fino al punto di acquisire la libertà di stare in Dio “tranquilli e sereni come bimbi svezzati in braccio alla loro madre”; non preda dei propri capricci e succubi delle proprie fragilità, ma liberi di abbracciare quanto Dio chiede loro, anche quando ciò non sembra dolce come fu all’inizio il grembo materno. E state attento quando qualche seminaristi si rifugia nelle rigidità, sotto sempre c’è qualcosa di brutto». Ancora, «vi prego pure di agire con grande prudenza e responsabilità nell’accogliere candidati o incardinare sacerdoti nelle vostre Chiese locali. Per favore prudenza e responsabilità in questo. Ricordate che sin dagli inizi si è voluto inscindibile il rapporto tra una Chiesa locale e i suoi sacerdoti e non si è mai accettato un clero vagante o in transito da un posto all’altro. E questa è una malattia dei nostri tempi».
Infine, il Papa ha chiesto che i vescovi siano «capaci di accompagnare», citando al riguardo la parabola del buon Samaritano: «Siate Vescovi con il cuore ferito da una tale misericordia e dunque instancabile nell’ umile compito di accompagnare l’uomo che “per caso” Dio ha messo sulla vostra strada». E ancora, ha raccomandato il Papa ai nuovi vescovi, «accompagnate per primo, e con paziente sollecitudine, il vostro clero» e «uno speciale accompagnamento riservate a tutte le famiglie, gioendo con il loro amore generoso e incoraggiando l’immenso bene che elargiscono in questo mondo. Seguite soprattutto quelle più ferite. Non “passate oltre” davanti alle loro fragilità».
«Sono lieto di accogliervi e di poter condividere con di voi alcuni pensieri che vengono al cuore del Successore di Pietro quando vedo davanti a me coloro che sono stati “pescati” dal cuore di Dio per guidare il suo Popolo Santo», aveva esordito il Papa. «Dio vi scampi dal rendere vano tale brivido, dall’addomesticarlo e svuotarlo della sua potenza “destabilizzante”. Lasciatevi destabilizzare, è buono per un vescovo», ha detto Francesco. «Tanti oggi si mascherano e si nascondono. Amano costruire personaggi e inventare profili. Si rendono schiavi delle misere risorse che racimolano e a cui si aggrappano come se bastassero per comprarsi l’amore che non ha prezzo. Non sopportano il brivido di sapersi conosciuti da Qualcuno che è più grande e non disprezza il nostro poco, è più Santo e non rinfaccia la nostra debolezza, è buono davvero e non si scandalizza delle nostre piaghe. Non sia così per voi – ha concluso – : lasciate che tale brivido vi percorra, non rimuovetelo né silenziatelo».
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IL VIDEO SERVIZIO a cura del Centro Televisivo Vaticano
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Redazione Papaboys (Vatican Insider – Iacopo Scaramuzzi)
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