Oggi, secondo il calendario Liturgico è iniziato il tempo di Quaresima. La giornata “pastorale” di Papa Francesco, è stata scandita da dume momenti molto importanti e significativi: l’a tradizionale udienza del Mercoledì in Piazza san Pietro (da notare siamo ancora in pieno inverno, e le udienze sono svolte in piazza, e non nella Sala Nervi, per il grande numero di fedeli che accorrono ogni mercoledì in Vaticano per ascoltare la catechesi del Pontefice), e la celebrazione della Messa con l’antichissimo rito delle imposizione delle ceneri sul capo, come gesto penitenziale e di riconciliazione con Dio e i fratelli. Dunque, che cosa è il Mercoledì delle ceneri? Il motivo per cui è chiamato anche Mercoledì delle ceneri è dovuto al fatto che cade sempre 46 giorni prima della Domenica di Pasqua, questo, semplicemente, chiarisce perché si tratti di un Mercoledì. La Bibbia contiene molti esempi di persone che utilizzavano la cenere come simbolo di pentimento (Genesi 18:27; 2 Samuele 13:19; Ester 4:1; Job 2:8; Daniele 9:3; Matteo 11:21). Secondo la tradizione il simbolo della croce viene espresso dalla cenere e proprio per questo che alla messa del Mercoledì delle ceneri viene disegnata sulla fronte dei fedeli. Ai fedeli cattolici, in questo giorno, sono richiesti il digiuno e l’astinenza dalla carne. Il digiuno consiste nel fare un pasto unico durante la giornata.L’astinenza prevede oltre alla non consumazione della carne, cibi e bevande considerati generalmente come ricercati o costosi.
La Quaresima è un invito a tornare a Dio, perché “qualcosa non va bene in noi, nella società e nella Chiesa e abbiamo bisogno di convertirci”. Così il Papa celebrando questo pomeriggio presso la Basilica di santa Sabina sull’Aventino il mercoledì delle Ceneri. “Viviamo in un mondo sempre più artificiale dove senza accorgercene escludiamo Dio dal nostro orizzonte”. “La Quaresima viene a risvegliarci dall’inerzia e dalla routine per “andare oltre il nostro orticello”. Prima della Messa, la processione penitenziale dalla Chiesa di Sant’Anselmo all’Aventino. Preghiera, digiuno, elemosina per non farsi dominare dalle cose che appaiono, perché “quel che conta non è l’apparenza o il successo, ma quanto abbiamo dentro”: questi tre elementi caratterizzano il cammino quaresimale che comprende la croce e la rinuncia. Il Papa li ha indicati invitando ad “aprirsi a Dio e ai fratelli” in un mondo sempre più artificiale, in “una cultura del fare e dell’utile”, dove senza accorgercene “escludiamo Dio dal nostro orizzonte la Quaresima ci chiama a riscuoterci, a ricordarci che siamo creature e non siamo Dio. Quando io guardo nel piccolo ambiente quotidiano alcune lotte di potere per spazi, io penso: ‘Ma, questa gente gioca a Dio Creatore!’. Ancora non se ne sono accorti che non sono Dio!”. La preghiera è la forza del cristiano e di ogni credente. Nella debolezza e nella fragilità della vita possiamo rivolgerci a Dio con la fiducia di figli con una preghiera “capace di farsi carico delle necessità dei fratelli” in povertà o sofferenza. “Il digiuno, comporta la scelta di una vita sobria, che non spreca, non scarta. Digiunare aiuta ad allenare il cuore all’essenzialità e alla condivisione: è un segno di presa di coscienza e di responsabilità di fronte ad ingiustizie e soprusi specialmente nei confronti dei poveri e dei piccoli; è segno della fiducia riposta in Dio e nella provvidenza. Dobbiamo stare attenti a non praticare un digiuno formale, o che in verità ci “sazia” perché ci fa sentire a posto. Il digiuno ha senso se veramente intacca la nostra sicurezza, e anche se ne consegue un beneficio per gli altri, se ci aiuta a coltivare lo stile del Buon Samaritano, che si china sul fratello in difficoltà e si prende cura di lui. Espressione di quella gratuità che dovrebbe caratterizzare ogni cristiano che da Dio ha ricevuto tutto gratuitamente è, infine, l’elemosina: si da a qualcuno da cui non ci si aspetta di ricevere qualcosa in cambio. Un‘azione spesso estranea dalla vita quotidiana dove tutto è calcolo e misura, tutto si vende e si compra. L’elemosina ci aiuta a vivere la gratuità del dono, che è libertà dall’ossessione del possesso, dalla paura di perdere quello che si ha, dalla tristezza di chi non vuole condividere con gli altri il proprio benessere. Ma perché dobbiamo tornare a Dio come esortano le Scritture? “ Perché – è la risposta del Papa – qualcosa non va bene in noi, nella società e nella Chiesa e abbiamo bisogno di cambiare, di convertirci. La Quaresima viene a ricordarci che è possibile realizzare in noi e attorno a noi qualcosa di nuovo, perché Dio è fedele e pronto a perdonare e a ricominciare da capo. a cura di Emanuela Graziosi*
* La fonte dell’articolo è tratta da: radiovaticana.it
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