La colonizzazione culturale e ideologica non tollera le differenze e rende tutto uguale finendo per perseguitare anche i credenti. Lo sottolinea Papa Francesco nell’omelia della Messa mattutina a Casa Santa Marta, stamani tutta incentrata sul martirio di Eleazaro, narrato nel libro dei Maccabei e proposto dalla Prima Lettura (Maccabei 6,18-31).
Il Papa rileva che vi sono tre tipi principali di persecuzioni: una persecuzione soltanto religiosa, un’altra politico-religiosa, ad esempio – afferma Francesco – la “Guerra dei 30 anni” o la “notte di san Bartolomeo”, “queste guerre religiose o politiche”, e una terza persecuzione di tipo puramente “culturale”, quando arriva “una nuova cultura che vuole fare tutto nuovo e fa piazza pulita delle tradizioni, della storia, anche della religione di un popolo”. Quest’ultimo tipo di persecuzione è quella nella quale si trova Eleazaro, condannato a morire per fedeltà a Dio.
Ieri era iniziato il racconto di questa persecuzione culturale, nota il Papa: alcuni del popolo vedendo il potere e la bellezza magnifica di Antioco Epifane, avevano pensato di fare alleanza per essere moderni e quindi presero l’iniziativa, andarono dal re che “diede loro la facoltà di introdurre le istituzioni pagane delle nazioni”. Non le idee o gli dei ma le istituzioni
, rileva Francesco. In tal modo, questo popolo cresciuto attorno alla Legge del Signore, fa entrare una nuova cultura, “nuove istituzioni”, che fanno piazza pulita di tutto: “cultura, religione, legge”. “Tutto nuovo”, la “modernità” è una vera colonizzazione ideologica – sottolinea il Papa – che vuole imporre al popolo di Israele “questa abitudine unica”, in base alla quale tutto si fa così e non c’è libertà per altre cose. Alcuni accettarono perché gli sembrava una cosa buona, per essere come gli altri, e così si tolgono le tradizioni e il popolo inizia a vivere in un modo diverso.Ma per difendere le “vere tradizioni” del popolo, nascono alcune resistenze, come quella di Eleazaro, uomo dignitoso, molto rispettato, e proprio il Libro dei Maccabei racconta la storia di questi martiri, di questi eroi. Una persecuzione nata da una colonizzazione ideologica va avanti sempre così: distrugge, “fa tutto uguale, non è capace di tollerare le differenze”.
La parola chiave che il Papa evidenzia, a partire dalla Lettura di ieri, è proprio “radice perversa”, cioè Antioco Epifane: una radice che viene fatta entrare per far crescere nel popolo di Dio “col potere” queste abitudini “nuove, pagane, mondane”.
“E questo è il cammino delle colonizzazioni culturali che finiscono per perseguitare anche i credenti. Ma non dobbiamo andare troppo lontano per vedere alcuni esempi: pensiamo ai genocidi del secolo scorso, che era una cosa culturale, nuova: ‘Tutti uguali e questi che non hanno il sangue puro fuori e questi’… Tutti uguali, non c’è posto per le differenze, non c’è posto per gli altri, non c’è posto per Dio. E’ la radice perversa. Davanti a queste colonizzazioni culturali che nascono dalla perversità di una radice ideologica, Eleazaro, lui stesso, si fa radice”.
Eleazaro, infatti, muore pensando ai giovani, a lasciargli un nobile esempio, “dà la vita, per amore a Dio e alla legge si fa radice per il futuro”. Quindi, davanti a quella radice perversa che produce questa colonizzazione ideologica e culturale, “c’è quest’altra radice che dà la vita per far crescere il futuro”.
Ciò che era arrivato dal regno di Antioco, era una novità e che le novità non sono tutte cattive, basti pensare al Vangelo, a Gesù, che è una novità ma – avverte il Papa – bisogna saper distinguere:
“Bisogna discernere le novità. Questa novità è del Signore, viene dallo Spirito Santo, viene dalla radice di Dio o questa novità viene da una radice perversa? Ma, prima, sì, era peccato non si poteva uccidere i bambini; ma oggi si può, non c’è tanto problema, è una novità perversa. Ieri, le differenze erano chiare, come ha fatto Dio, la creazione si rispettava; ma oggi siamo un po’ moderni… tu fai… tu capisci … le cose non sono tanto differenti… e si fa una mescolanza di cose”.
La novità di Dio, invece, non fa mai “un negoziato” ma fa crescere e guarda il futuro:
“Le colonizzazioni ideologiche e culturali soltanto guardano il presente, rinnegano il passato e non guardano il futuro. Vivono nel momento, non nel tempo, e per questo non possono prometterci niente. E con questo atteggiamento di fare tutti uguali e cancellare le differente commettono, fanno il peccato bruttissimo di bestemmia contro il Dio creatore. Ogni volta che arriva una colonizzazione culturale e ideologica si pecca contro Dio creatore perché si vuole cambiare la Creazione come l’ha fatta Lui. E contro questo fatto che lungo la storia è accaduto tante volte soltanto c’è una medicina: la testimonianza, cioè il martirio”.
Eleazaro dà, infatti, la testimonianza della vita pensando all’eredità che darà con il suo esempio: “Io vivo così. Sì, dialogo con quelli che pensano altrimenti ma la mia testimonianza è così, secondo la legge di Dio”. Eleazaro non pensa a lasciare del denaro o altro ma pensa al futuro, “all’eredità della propria testimonianza”, a quella testimonianza che sarebbe stata “per i giovani una promessa di fecondità”. Si fa, quindi, radice per dare vita agli altri. E il Papa conclude auspicando che il suo esempio “ci aiuti nei momenti forse di confusione davanti alle colonizzazioni culturali e spirituali che ci vengono proposte”.
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di Debora Donnini per la Radio Vaticana
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