Benedetto XVI: ‘così ho vissuto la mia rinuncia’ – “Il governo pratico non è il mio forte e questa è certo una debolezza. Ma non riesco a vedermi come un fallito”. “Francesco è l’uomo della riforma pratica e ha anche l’animo per mettere mano ad azioni di carattere organizzativo”.
Sono due frasi del papa emerito Benedetto XVI, contenute nel libro-intervista Ultime conversazioni in uscita domani nelle librerie per Garzanti e curato dal suo biografo,Peter Seewald, il cui contenuto è anticipato oggi dal Corriere della Sera. “Ho scritto io il testo della rinuncia”, spiega Joseph Ratzinger. “Non si è trattato di una ritirata sotto la pressione degli eventi o di una fuga per l’incapacità di farvi fronte. Nessuno ha cercato di ricattarmi. Non l’avrei nemmeno permesso. Se avessero provato a farlo non me ne sarei andato perché non bisogna lasciare quando si è sotto pressione. E non è nemmeno vero che ero deluso o cose simili. Anzi – continua -, grazie a Dio, ero nello stato d’animo pacifico di chi ha superato la difficoltà. Lo stato d’animo in cui si può passare tranquillamente il timone a chi viene dopo”.
“Felice del mio successore”
Benedetto XVI si dice quindi “felice” del successore Jorge Bergoglio, la cui elezione è stata il segno di una “Chiesa viva”. Ratzinger interviene anche sul tema di un presunto gruppo di pressione omosessuale in Vaticano: “Effettivamente – afferma – mi fu indicato un gruppo, che nel frattempo abbiamo sciolto. Era appunto segnalato nel rapporto della commissione di tre cardinali che si poteva individuare un piccolo gruppo di quattro, forse cinque persone. Se ne formeranno altri? Non lo so. Comunque il Vaticano non pullula certo di casi simili”.
“La scristianizzazione progredisce“
Nel testo Benedetto XVI sprona anche la Chiesa a cambiare: “È chiaro che la scristianizzazione dell’Europa progredisce, che l’elemento cristiano scompare sempre più dal tessuto della società. Di conseguenza la Chiesa deve trovare una nuova forma di presenza,
“Bisogna prepararsi alla morte”
Il Papa emerito confida quindi come si prepari alla morte. “Bisogna prepararsi alla morte – afferma -. Non nel senso di compiere certi atti, ma di vivere preparandosi a superare l’ultimo esame di fronte a Dio. Ad abbandonare questo mondo e trovarsi davanti a Lui e ai santi, agli amici e ai nemici. A, diciamo, accettare la finitezza di questa vita e mettersi in cammino per giungere al cospetto di Dio”.
Il libro è un “testamento spirituale”
“Queste Ultime conversazionì – spiega la scheda del libro – rappresentano il testamento spirituale, il lascito intimo e personale
del Papa che più di ogni altro è riuscito ad attirare l’attenzione sia
dei fedeli sia dei non credenti sul ruolo della Chiesa nel mondo
contemporaneo”. Nella sua lunga intervista con Peter Seewald – annota la scheda del volume – il Papa emerito “affronta per la prima volta i tormenti, la commozione e i duri momenti che hanno preceduto le sue dimissioni; ma risponde anche, con sorprendente sincerità, alle tante domande sulla sua vita pubblica e privata: la carriera di teologo di successo e l’amicizia con Giovanni Paolo II, i giorni del Concilio Vaticano e l’elezione al papato, gli scandali degli abusi sessuali del clero e i complotti di Vatileaks”.
Peter Seewald, scrittore e giornalista tedesco, ha già scritto con Benedetto XVI Sale della terra (1996), Dio e il mondo (2000) e Luce dal mondo
(2010).
Redazione Papaboys (Fonte www.avvenire.it)
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