Oggi il mondo celebra la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne: sono vittime dei mariti, dei fidanzati, dei compagni, dei familiari, ma sono vittime anche della guerra, dei conflitti e degli esodi forzati. Tanti gli appelli a non lasciarle sole. Proprio oggi Papa Francesco ha pubblicato un tweet: “Quante donne sopraffatte dal peso della vita e dal dramma della violenza! Il Signore le vuole libere e in piena dignità”.
I numeri della violenza sulle donne continuano a restare alti in tutto il mondo, nonostante nel tempo si sia cercato di sensibilizzare affinché si mettesse fine a questo turpe e drammatico fenomeno. Ovunque l’essere donna espone al rischio di subire violenza, che sia familiare, casalinga o perpetrata in teatri di conflitto. Da sempre, sul corpo delle donne, si combattono anche le guerre, prova ne è stata nei decenni lo stupro utilizzato come arma. Sempre più donne e ragazzine vanno incontro al rischio di violenza durante le crisi umanitarie.
Voleva lasciarlo e andare via di casa. E davanti all’ennesima lite sfociata nella violenza, la donna aveva chiamato i Carabinieri. Ma, una volta a casa, le suppliche del figlio, di soli tre anni, a non allontanare il padre, l’hanno convinta a desistere. Aveva così mandato via i militari. Non è servito a nulla. La violenza dell’uomo è rimasta sopita solo per pochi minuti. Poi l’incubo è ricominciato. Grida, urla, spintoni e molto altro. Elisabeth, 29 anni, peruviana,
è morta così, strangolata dal suo compagno, italiano, 56 anni. È successo a Seveso, periferia del Milanese, mercoledì sera. È solo l’ultimo ed ennesimo caso di femminicidio.
Ogni tre giorni una donna muore per vittima di violenza. Il dato, drammatico, è confermato dall’Istat. Solo nel 2016 sono state 116 in tutto le donne vittime di omicidio volontario, come Elisabeth di Seveso. Ma, malgrado se ne parli sempre, i numeri non accennano a diminuire. Ed è anche per questo che il 25 novembre, si celebra la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. In Italia e in tutto il mondo sono organizzati incontri, dibattiti e tutto quanto può servire per accendere il faro contro quella che è ormai diventata una vera e propria piega sociale.
Le ultime rilevazioni vedono la Lombardia al primo posto con 17 vittime dall’inizio dell’anno, seguita dall’Emilia Romagna con 14 e dal Venetocon 12. Si può parlare, quindi, di un triste primato del nord.
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