Comprendere la Resurrezione è veramente difficile. Quando Gesù profetizza che dopo aver molto sofferto, essere flagellato, venir crocefisso e ucciso, sarebbe risorto, nessuno lo capisce. Si sa bene cosa sono una frusta e una croce ma non cosa sia una resurrezione. Tutt’al più si può pensare a qualcosa che riguarda la fine dei tempi non a quanto operato da Gesù. La Risurrezione di Cristo è unica nella storia. Mi è facile dire quando sono stato in croce e sono morto, ma difficilissimo è dire quando mi sono sentito risuscitato. Forse per questo il Vangelo, per parlarci di Resurrezione ha scelto di parlarci di cose piccole. Di donne, di Pietro e Giovanni che corrono, della pietra rotolata, di aromi, del pianto di Maddalena, della strada verso Emmaus, del pesce arrostito e della nuotata di Pietro. Per parlare di Resurrezione abbiamo bisogno di porte chiuse, del parlottio di donne, della menzogna dei sacerdoti e dei soldati pagati. Abbiamo bisogno del dito di Tommaso, la cosa più utile di tutti alla fede dei secoli venturi.
Per la Resurrezione ho bisogno della normalità, del quotidiano: solo questa vita può farmi comprendere la vita senza fine che Gesù risorto mi regala. Nell’ottava la chiesa ripete continuamente “Mors et vita duello conflixere mirando”. È nel pane e nella paura quotidiana che si può incontrare la luce leggera del Volto di misericordia del Risorto.
Di Don Mauro Leonardi