Nella giornata di oggi, sabato 16 maggio 2020, riaperto il santuario mariano di Lourdes.
Per due mesi nel Santuario di Lourdes i rubinetti dell’acqua alla Grotta sono rimasti serrati. Nessuno, proprio lì dove sempre c’è la coda di uomini e donne di ogni età e provenienza, che va a riempire bottiglie d’acqua limpida.
Per due mesi – scrive Marina Corradi sull’edizione on line di oggi di Avvenire – l’infinita sequela di “ merci” degli ex voto nelle cappelle è sembrata quasi, nel silenzio, una storia del passato. Certo, si celebrava ogni giorno il Rosario alla Grotta e si poteva seguirlo in tv: ma il popolo di Lourdes, i pellegrini da ogni angolo del mondo, i malati, i barellieri, non c’erano. Un documentario di Tv Lourdes mostrava il Santuario «jamais vu
», mai visto: nel rigoglio del verde di maggio, lungo l’azzurro corso del Pau, nessuno. Qualcosa di doloroso: come ricordare una grande casa viva e affollata, e vederla abbandonata. Ma oggi Lourdes riapre. In piccola parte, per sole quattro ore al giorno, per i soli fedeli della regione, e in gruppi di appena dieci persone. Però i cancelli che erano sbarrati si schiudono in uno spiraglio: ci si potrà confessare, si potrà pregare davanti alla Madonna. Se per milioni di visitatori di Lourdes il 17 marzo, nel vertice dell’epidemia, la chiusura era stata un colpo al cuore, oggi in tanti sono contenti di quello che ha il sapore di un segno. La tempesta non è passata, c’è ancora paura, e pericolo, e tuttavia i passi a Lourdes dei primi pellegrini rincuorano.Per gli italiani e gli altri, ci sarà da aspettare. Ma almeno non c’è più il vuoto davanti alla Grotta delle apparizioni. Non c’era stato mai, nella lunga storia del Santuario, nemmeno durante le guerre mondiali. E poiché Lourdes è un luogo singolare, dove quasi sempre ritorna anche chi ci è andato magari per caso, si può dire che in tanti si sentissero dal 17 marzo un poco dei senzatetto: proprio nell’esplodere di una pandemia mondiale veniva a mancare quella che per molti, sani oppure malati, è una “casa”. Una casa cara e diversa da ogni altra, dove la sofferenza e il dolore assumono un senso differente da quanto è abituale nel mondo. Nel mondo la malattia è schiavitù, giogo, muro cieco.
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Ma tanti, che a Lourdes sono andati a domandare di essere da questo giogo liberati, pur non tornando fisicamente guariti hanno scoperto laggiù una speranza nuova dentro ai loro giorni di paralizzati, di ciechi, o perfino di sani, ma tristi. Come scoprendosi chiamati a condividere i patimenti di Cristo in croce: perché si salvi, un giorno, e venga liberato, questo Creato così pieno di bello e di buono eppure così gonfio di ingiustizie e di dolore.
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