L’amore nasce da un incontro; è una scintilla divina che intercorre tra cuori aperti all’accoglienza dell’altro, anzitutto all’accoglienza dell’Altro che è Gesù Cristo, l’Amore divino incarnato: «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16). Vivere, perciò, è credere all’Amore, è innamorarsi dell’Amore. Per questo il Figlio di Dio è entrato nella storia dell’umanità quale Figlio dell’uomo: «Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo. / Sulle tue labbra è diffusa la grazia; / perciò Dio ti ha benedetto per sempre» (Sal 45,3). In Gesù l’Amore divino nella sua infinita umiltà è disceso tra noi, ha preso un volto umano, si è fatto bambino, è cresciuto fino all’età adulta per essere immolato a salvezza di tutta l’umanità.
Da parte della creatura umana, amare è innanzitutto aprirsi a questo Amore totalmente gratuito che lo precede e lo chiama a essere partecipe della sua beatitudine. Più si risale alla Sorgente, più si scopre l’incommensurabile grandezza dell’uomo nella sua vocazione essenziale, che è quella di amare e di diventare partecipe della natura divina. Non si può contemplare Gesù – nella culla, nella sua missione di annunciare il Regno di Dio, sulla croce e risorto – senza innamorarsi di Lui, attratti dal fascino del suo mistero. San Paolo si diceva afferrato da Cristo al punto da non poter più far altro che vivere unicamente di Lui: «Per me il vivere è Cristo» (Fil 1,21), «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal 2,20). Nella vita di ogni autentico cristiano c’è sempre un momento di grazia speciale, un incontro “folgorante” con Gesù, e quasi sempre con Lui crocifisso per amore, come fu per Paolo. Anche Edith Stein – santa Teresa Benedetta della Croce –, a sua madre che la rimproverava di essere passata dal giudaismo al cristianesimo, rispondeva che dopo aver incontrato Gesù non aveva più potuto fare altro che amarlo e seguirlo. E lo fece fino al martirio.
Un giorno una convertita mi confidò di essere entrata casualmente in una chiesa proprio mentre si leggeva il passo del Vangelo dell’incontro di Gesù con la Samaritana: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”» (Gv 4,10). Mi disse: «Io non ero praticante e non mi interessava fermarmi alla Messa. Uscii in fretta avviandomi alla stazione, ma a un tratto mi sentii inseguita e come afferrata. Mi voltai. Non c’era nessuno; udii una voce che mi diceva: “Ho sete”. Compresi allora che era Lui, Gesù, che mi dichiarava il suo amore e mendicava il mio!». Incontrare Gesù e innamorarsi di Lui è stata la felice avventura dei santi di ogni tempo e rimane sempre una splendida opportunità per tutti, fino alla fine dei tempi.
Anna Maria Cànopi
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