Papa Benedetto XVI dal 17 al 23 marzo dell’anno del Signore 2009 si recava pellegrino in terra d’Africa, per confermare i fratelli “nella fede”. L’accoglienza ricevuta in Camerun ed Angola, riuscì a soffocare le polemiche nate dalle false interpretazioni che i giornalisti diedero alle affermazioni di Papa Ratzinger in materia di sessualità e uso dei contraccettivi. Riportiamo di seguito la domanda e la risposta incriminata: “Santità, tra i molti mali che travagliano l’Africa, vi è anche e in particolare quello della diffusione dell’Aids. La posizione della Chiesa cattolica sul modo di lottare contro di esso viene spesso considerata non realistica e non efficace. Lei affronterà questo tema, durante il viaggio? Très Saint Père, Vous serait-il possible de répondre en français à cette question? “Dunque, io direi il contrario. Penso che la realtà più efficiente, più presente, più forte della lotta contro l’Aids sia proprio la Chiesa cattolica, con i suoi movimenti, con le sue diverse realtà. Penso alla Comunità di Sant’Egidio che fa tanto – visibilmente e anche invisibilmente – per la lotta contro l’Aids, ai Camilliani, tante altre cose, a tutte le suore che sono a disposizione dei malati …Direi che non si può superare questo problema dell’Aids solo con soldi. Sono necessari, ma se non c’è l’anima che li sappia applicare, non aiutano, non si può superare con la distribuzione di preservativi: al contrario, aumentano il problema. La soluzione può essere solo una duplice: la prima, una umanizzazione della sessualità, cioè un rinnovo spirituale e umano che porti con sé un nuovo modo di comportarsi l’uno con l’altro, e secondo, una vera amicizia anche e soprattutto per le persone sofferenti, una disponibilità, anche con sacrifici, con rinunce personali, per essere con i sofferenti. E questi sono i fattori che aiutano e che portano con sé anche veri e visibili progressi. Perciò, direi questa nostra duplice forza di rinnovare l’uomo interiormente, di dargli forza spirituale e umana per un comportamento giusto nei confronti del proprio corpo e dell’altro, e questa capacità di soffrire con i sofferenti, di rimanere presente nelle situazioni di prova. Mi sembra la giusta risposta, e la Chiesa fa questo e così offre un contributo grandissimo ed importante. Ringraziamo tutti coloro che lo fanno”.
Il Papa, in visita nella terra nera, l’Africa, afflitta da innumerevoli malattie e piagata dalla carestia, dalla mancanza di acqua, invitava la folla ad esercitare una sessualità responsabile, capace di armonizzare le esigenze dello spirito con quelle del corpo. Evidentemente come tutti i discorsi pronunciati da Papa Benedetto XVI i media hanno trasformato le sue parole, in accuse pesantissime alla Chiesa, riducendo l’intervento del Pontefice alla raccomandazione di un usare i contraccettivi. I media come alcune potenze politiche hanno avvertito in questa espressione uno schiaffo allo sviluppo dell’Africa e dei paesi più poveri e sottosviluppati. Perché secondo alcuni organi di stampa i contraccettivi sono il simbolo del progresso e aiutano gli africani e quindi tutti i popoli del mondo a riscattarsi dalle epidemie. Soprattutto, aiutano a vincere l’AIDS, che è il più grave flagello dei paesi più poveri. Le soluzioni non vanno ricercate nella materialità e nel risultato immediato, altrimenti si rischia di uccidere ancora di più l’uomo. I mali sociali, i disordini morali, non si combattono con metodi che risultano -come hanno recentemente dichiarato alcuni medici operanti in Africa- ancora più dannosi per la vita e la salute dell’uomo. Dietro a queste pressioni così grandi si nascondono lobby di potere internazionale, che sfruttano senza nessuna pietà questa immagine per innestare i loro guadagni a scapito dei più deboli. La Chiesa punta sulla formazione, perché come afferma don Bosco, il santo dei giovani: “Se la gioventù sarà rettamente educata, vi sarà ordine e moralità, al contrario, se i giovani non vengono educati a crescere si avrà il vizio ed il disordine”. La nostra società, ma soprattutto i giovani e le famiglie hanno bisogno di essere guidati e sostenuti nel cammino della vita, dove si presentano ogni giorno insidie e pericoli. Impegnarsi nella formazione delle coscienze richiede fatica e tempo. Il tempo e la fatica però, non sono l’obiettivo delle grandi case farmaceutiche e di certe frange dell’ordine politico mondiale. Per questo motivo, la Chiesa è accusata di barricarsi nella sua millenaria ortodossia, la quale impedisce di adattarsi alla “modernità”.
La Chiesa non deve adattarsi a nessuna modernità perché è “sempre nuova”. Essa è rigenerata dallo Spirito del Signore e guidata dalla sua mano. Questa mentalità corrente dimentica che nei paesi più poveri, dove ci sono milioni di uomini, donne e bambini malati affetti dalle epidemie più virulente, si trova la Chiesa con i preti, le suore e i laici a fasciare le ferite e dare conforto, negli ospedali costruiti con le offerte di tanti credenti e nelle scuole partorite dalla carità di tanti buoni samaritani. Allora chiediamoci: dove si trovano le potenze finanziarie e politiche in questa sofferenza? Nonostante si distribuiscono i contraccettivi, la gente muore ugualmente. Non basta regalare un contraccettivo per fermare l’AIDS. Certo si potrebbe obiettare è un primo passo. Altrettanto si potrebbe ribattere dicendo e “poi?” Quando finisce il rumore della distribuzione, chi si occupa materialmente, fisicamente, spiritualmente di questa gente? La comunità cristiana non ha avuto mai paura di accogliere e curare i malati. Così come anche le tante organizzazioni “non governative” impegnate a dare sollievo alla gente più povera. La società opulenta e grassa, si vergogna di questi “poveri più poveri” del mondo. Cerca con abili campagne illusorie di eliminare tutto il materiale umano malato. Dovremmo combattere questa mentalità: non si tratta solo di dire “no” al contraccettivo. Bisogna dire “no”, ad una società incapace di accogliere i malati senza futuro. Dunque la Chiesa si adopera a costruire con fatica una società armonica con al centro l’uomo ed i suoi diritti. La Chiesa quando cura un malato, come ci ha insegnato la Beata Madre Teresa di Calcutta, non gli chiede a quale razza o religione appartiene. Si prende cura e basta. Versa sulle sue ferite l’olio della consolazione ed il vino della speranza. Gesù ci ha insegnato che non è venuto per i giusti, ma per i peccatori. Così anche la Chiesa deve andare verso i “peccatori”, ascoltarli, accoglierli, e aiutarli a progredire verso il bene. Anche se il Papa, ha lasciato intendere che l’uso del preservativo in certi casi è possibile, non significa, così come dice il mondo che la Chiesa ha fatto un passo avanti. La Chiesa come Gesù, compie sempre un passo avanti, e precede l’uomo verso il regno dei cieli accompagnandolo in tutte le fasi della sua vita. Allora cerchiamo di porre fine a queste campagne diffamatorie prive di buon senso. Non servono accuse dall’una all’altra parte sull’uso o sul non uso dei contraccettivi. Serve invece impegno sincero e concreto ad aiutare l’uomo a realizzarsi in pienezza. a cura di Emanuela Graziosi