Aldo Moro, oltre che politico e statista di altissimo rilievo, fu senz’altro un uomo profondamente religioso. Benché la sua religiosità è stata sempre nota, non tutti sanno invece che l’origine e l’impronta della sua fede discendevano dall’appartenenza al Terz’ordine Domenicano.
Aldo Moro nacque il 23 Settembre 1916 a Maglie, in Puglia. Si iscrisse presso l’Università di Bari alla Facoltà di Giurisprudenza, dove si laureo. Nel 1935 entrò a far parte della Federazione Universitaria Cattolica Italiana di Bari, fino al 1942, quando fu chiamato alle armi, prima come ufficiale di fanteria, poi come commissario nell’aeronautica.
Dopo qualche anno di carriera accademica, fondò nel 1943 a Bari, con alcuni amici, il periodico La Rassegna.
Nel 1945 sposò Eleonora Chiavarelli (1915–2010), con la quale ebbe quattro figli. Nei primi anni cinquanta fu nominato professore ordinario di diritto penale presso l’Università di Bari; nel 1963 ottenne il trasferimento all’Università di Roma, in qualità di titolare della cattedra di Istituzioni di Diritto e Procedura penale presso la Facoltà di Scienze politiche.
Fra il 1943 e il 1945 aveva cominciato a interessarsi di politica , in un primo tempo mostrò particolare attenzione alla componente socialdemocratica del partito socialista, successivamente però il suo forte credo cattolico lo spinse verso il costituendo movimento democristiano. Nel 1946 divenne vicepresidente della Democrazia Cristiana.
Eletto deputato al parlamento nelle elezioni del 1948, fu nominato sottosegretario agli esteri nel gabinetto De Gasperi. Svolse la sua attività politica all’insegna della moderazione, del dialogo e della ricerca del compromesso e dell’accordo tra le diverse parti politiche. Moro, uomo di potere e di governo, capiva i limiti ed i disagi del sistema politico e sociale della Repubblica italiana.
Divenne, a soli 47 anni, presidente del Consiglio. Dal 1969 al 1974 (V e VI Legislatura), assunse l’incarico di Ministro degli affari esteri. Nel 1976 fu eletto Presidente del Consiglio Nazionale del partito.
Cattolico osservante e praticante, la cui fede in Dio si rispecchiava nella sua vita politica, cadde come un martire delle proprie idee, alle quali fu fedele fino alla fine facendoci tornare alla mente: San Thomas Bechet e San Tommaso Moro.
Moro diede al suo centro-sinistra un’impronta più moderata nel campo economico e sociale, ma fu all’avanguardia per quanto riguarda gli equilibri politici. Tappe fondamentali dell’incontro tra democristiani e socialisti furono i congressi dei due partiti. L’incontro tra Nenni e Moro doveva riprendere il filo interrotto di un dialogo mai nato tra don Sturzo e Turati, unica possibilità, nel 1922, di sbarrare il passo alle camicie nere di Benito Mussolini.
Aldo Moro formulò una nuova teoria politica: il progressivo incontro con il Partito Comunista allora guidato da Enrico Berlinguer. Ciò doveva avvenire in tre differenti e successive fasi: astensione di tutti i partiti dell’arco costituzionale, quindi compresi anche i comunisti, su di un governo monocolore democristiano; successivo voto favorevole dei sopracitati partiti nei confronti del governo ed infine la partecipazione diretta di esponenti di tutti i partiti dell’arco costituzionale ad un nuovo ed innovativo governo.
Le prime due fasi (astensione e voto favorevole) di tale programma politico si realizzarono realmente e Moro le diresse in qualità di Presidente della DC, la terza fase, invece, non si ebbe mai.
In una calda primavera si consumò l’evento più tragico della storia della Repubblica italiana: un gruppo di terroristi composto da brigatisti rossi, dopo averne trucidato la scorta, rapì Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana, e, dopo più di un mese di prigionia, lo uccise il 9 Maggio 1978.
Rinchiuso dalle Brigate Rosse nella “prigione del popolo”, Aldo Moro scrisse moltissime lettere, indirizzate perlopiù ai familiari e alla dirigenza della Democrazia Cristiana. Ragioni tattiche spinsero buona parte dell’allora dirigenza politica a sostenere che non fossero state pensate da Moro o fossero addirittura dettate dalle Brigate Rosse. Trentotto di queste lettere vennero pubblicate.
Durante i 55 giorni di prigionia, Aldo Moro viene sottoposto a lunghi interrogatori. Per ogni argomento, poi, il Presidente D.C. scriveva di proprio pugno un “verbale”. Questi documenti, costituirono il cosiddetto Memoriale Moro, ma le bobine contenenti le domande e le risposte di Moro non furono mai ritrovate.
Nei giorni del sequestro ci fu un lungo dibattito tra la linea della fermezza e la linea favorevole alla trattativa. Ancora oggi attorno al caso Moro esistono numerosi ed irrisolti misteri.
Il 4 maggio 2007, il Parlamento ha votato e approvato una legge con il quale si istituisce il 9 maggio il “Giorno della memoria” in ricordo di Aldo Moro e di tutte le vittime del terrorismo. Il 20 settembre 2012 il presidente del tribunale diocesano di Roma dà il via libera all’inchiesta sulla beatificazione di Aldo Moro.
“… È stato ucciso vilmente l’onorevole Aldo Moro, e abbandonato in un’automobile nel centro della città. […] Era uomo buono e savio, incapace di fare male ad alcuno; professore molto bravo e uomo di politica e di governo, persona di grande valore, padre di famiglia esemplare, e ciò che più conta era un uomo di ottimi sentimenti religiosi, sociali ed umani. Questo delitto ha scosso tutto il mondo delle persone oneste, tutta la società…”
Successivamente alle 11,30, nell’Aula delle udienze, ai numerosissimi visitatori provenienti da ogni parte del mondo, Paolo VI ricorda ancora il tristissimo evento con le seguenti parole in vista della Pentecoste: “… questo fatto omicida è grave in se stesso e per le ripercussioni morali e sociali che esso può avere. […] la ingiusta e tragica fine d’un uomo di Stato, buono, sereno, colto e pio come fu Aldo Moro è un segno che fa paura e rossore. Noi desideriamo a tal fine pregare per lui, per i suoi familiari e per tutta questa società, […]Pregate, soffrite ed amate anche voi.” (biscobreak.altervista.org)
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