Categorie: Finis Mundi

Riesumati i resti dei primi sacerdoti martiri del Perù

Assassinati da Sendero Luminoso nel 1991. La beatificazione il 5 dicembre. Le tre morti sono avvenute a distanza di 16 giorni le une dall’altra. Per primi, il 9 agosto del 1991 sono stati uccisi i due polacchi, poi, il 25, l’italiano don Dordi.

La procedura ha seguito le regole previste in questi casi e si è svolta come stabilito nella mattinata di mercoledì 14 ottobre, alla presenza del vescovo di Chimbote, la diocesi andina a cui appartenevano canonicamente i tre martiri. Ángel Francisco Simón Piorno ha così verificato l’identità delle salme dei due francescani e ha assistito al prelievo delle reliquie necessarie per la cerimonia di beatificazione fissata per il 5 dicembre. Non si è potuto fare lo stesso per il terzo sacerdote che verrà beatificato lo stesso giorno con i due polacchi Michael Tomaszek e Zbigniew Strzalkowski, il bergamasco Alessandro Dordi. La salma, infatti, riposa nel cimitero familiare di Gromo San Marino in provincia di Bergamo e a nulla sono valsi i ripetuti sforzi del vescovo emerito di Chimbote Luis Bambarén Gastelumendi per ottenere qualcosa dei resti. In un estremo tentativo di convincere i due fratelli ad acconsentire all’esumazione e al prelevamento di reliquie per la cerimonia Bambarén si è recato Bergamo nel mese di settembre. Il risultato è stato ancora una volta negativo. “Una missione impossibile” ha riconosciuto il vescovo in esercizio monsignor Ángel Francisco Simón Piorno: “anche la legislazione italiana esige l’unanimità dei famigliari per autorizzare il procedimento di espatrio” ma unanimità non c’è stata giacché due fratelli minori hanno continuato ad opporsi, argomentando che il governo peruviano non ha reso giustizia al fratello maggiore.

Le tre morti sono avvenute a distanza di 16 giorni le une dall’altra. Per primi, il 9 agosto del 1991 sono stati uccisi i due polacchi, poi, il 25, l’italiano don Dordi. Ma i tre saranno uniti nell’atto del 5 dicembre prossimo, 25 anni dopo la consumazione del delitto. Un tempo che è stato scandito dai passi mossi dalla Chiesa del Perù per far riconoscere le virtù eroiche e il carattere martirale della morte dei tre missionari. Una fine che non è maturata nell’ambito militare, o in quello paramilitare di una dittatura di destra, ma nel seno di un movimento guerrigliero di ispirazione maoista. Una conferma in questo senso, importante ai fini del processo, è stata raccolta nel mese di maggio di quest’anno in una cella peruviana dov’è rinchiuso l’uomo che quell’assassinio decise, Abimael Guzmán. “Li abbiamo uccisi per motivi religiosi, perché la religione è l’oppio del popolo”, ha confessato il leader senderista – di ideologia marxista-leninista pro cinese– allo stesso vescovo Bambarén. Per i guerriglieri, ha poi commentato il vescovo riferendo le parole di Guzmán, l’opera della chiesa era vista come un ostacolo al lavoro di indottrinamento e reclutamento per la lotta armata portato avanti dal gruppo. Durante il loro incontro, di carattere privato, sembra che l’ex guerrigliero abbia anche chiesto perdono per l’omicidio.

Un primo accenno agli uccisi in Perù lo fece Giovanni Paolo II a Czestochowa, in occasione della Giornata mondiale della gioventù del 1991. In quell’occasione il Papa polacco fece riferimento ai due polacchi: “Ci sono nuovi martiri in Perù” disse in un momento del raduno il 13 agosto del 1991 con i primi echi della loro morte appena sopraggiunti. Gli sforzi dell’allora vescovo di Chimbote, Luis Bambarén e della Conferenza episcopale peruviana hanno portato all’apertura della fase diocesana, nell’agosto del 1996. L’inchiesta locale si è chiusa sette anni dopo, lo stesso mese di agosto del 2002. Con un ultimo complemento richiesto dai teologi che vi hanno preso parte: l’acquisizione e l’esame del materiale prodotto dalla Commissione per la Verità e per la Riconciliazione sulle vittime della guerra in Perù (70.000 quelle stimate), ma anche sui “movimenti antagonisti” che avevano combattuto contro il governo. Il Rapporto finale della Commissione, pubblicato il 23 agosto 2003 e integrato alla documentazione del processo, ricostruisce gli avvenimenti di quel periodo, compresi i rapporti tra Sendero Luminoso e la Chiesa cattolica documentati nella terza parte. Nel novembre del 2011 tutta la documentazione viene acquisita dalla Congregazione romana preposta alle cause dei Santi. I tre vengono riconosciuti “martiri” il 3 febbraio 2015; lo stesso giorno Papa Francesco firma il decreto che ne autorizza la beatificazione assieme a quello dell’oggi beato Romero.

Non c’è ancora conferma su chi presiederà la cerimonia di dicembre ma è molto probabile che a viaggiare sulle fredde Ande peruviane sarà lo stesso prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi cardinale Angelo Amato, che il 23 maggio si è recato nel caloroso El Salvador per la beatificazione di monsignor Romero.

Redazione Papaboys (Fonte www.terredamerica.com/Alver Metalli)

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