LAZIO – RIETI – “Superato il clamore per lo sgombero e l’immediata rioccupazione del villino in via Salaria, i rifugiati protagonisti della vicenda sembrano nuovamente caduti nel dimenticatoio. Eppure sono sempre lì: abitano l’immobile in 15, talvolta in 18. Fino a poche ore prima del Natale, erano senza acqua calda, senza riscaldamento, senza corrente elettrica. Hanno il bagno intasato”. Dopo aver verificato la situazione, il diacono Arnaldo Proietti (direttore dell’Ufficio Migrantes della diocesi di Rieti) e don Valerio Shango (direttore dell’Ufficio diocesano per i problemi sociali), grazie al generoso aiuto di alcuni concittadini di buona volontà, hanno fornito ai rifugiati legna da ardere, coperte e vestiario invernale e hanno provveduto a riallacciare le utenze. Ma, avvertono Proietti e don Shango, “la fornitura non durerà per molto, e senza ulteriori aiuti la casa tornerà ad essere una ghiacciaia nella quale sarà nuovamente difficile lavarsi, difficoltoso cucinare, duro vivere”. Per questo “è necessario che le istituzioni trovino una soluzione definitiva al problema”.
“Le cronache ci ricordano che la situazione degli occupanti il villino in via Salaria è tale anche a causa della scarsa vicinanza dello Stato. Non vigilando a sufficienza, ha lasciato spazio allo sfruttamento di persone che avevano ogni diritto a essere protette e integrate. Uno scandalo che ai costi umani ha visto sommarsi un ingente spreco di denaro pubblico”, denunciano Proietti e don Shango. “L’offerta di una via di uscita dalla miseria e dalla marginalità per questo gruppo di rifugiati vedrebbe le istituzioni protagoniste di un atto di giustizia, e forse ne riconcilierebbe l’immagine con la coscienza turbata di tanti cittadini”, aggiungono. Nell’attesa che una soluzione istituzionale si faccia avanti, l’Ufficio Migrantes e quello per i problemi sociali chiedono “ancora aiuto a tutti i cittadini affinché la situazione di queste persone fuggite dalla guerra e dalla persecuzione sia la meno disagevole possibile. Chi sente di dover allungare la mano verso queste persone – vittime di quella speculazione dell’uomo sull’uomo che tanto spazio ha occupato nelle cronache recenti – può rivolgersi all’Ufficio diocesano Migrantes, presso la Curia vescovile in via Cintia 83”. Fonte: Agensir