Una frase l’ha colpita: «Mi ha detto: ricorda, sarete voi alla fine a prendere la decisione, sarete voi a farlo». Le bambine stavano bene, la traslucenza confermava lo stato di salute buono per tutte e quattro. In più Laura aveva una certezza: «Mi sono sempre sentita bene, positiva. Tutti mi ripetono, ti è capitato perché potevi affrontare questa cosa. Ed è così, è stato così». I timori della coppia – che preferisce non rivelare il cognome e il paese di residenza nel rispetto della privacy e per evitare un’eccessiva attenzione da parte dei media – non erano solo per le nasciture, ma anche per la donna: «Ero preoccupato per Laura – aggiunge il marito – ho voluto sapere tutti i rischi che avrebbe corso, i medici mi hanno rassicurato dicendo, però, che i pericoli maggiori avrebbero riguardato le bambine che sarebbero potute nascere prematuramente»
. Così è stato per le piccine venute alle luce, ieri all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, alla 34esima settimana: «La prima è stata Giulia, alle 9.32 poi insieme alle 9.33 Elisa e Giorgia, alle 9.34 Giada», racconta pieno di orgoglio il papà, al polso i quattro braccialetti rosa e al mignolo, accanto alla sua, la fede della moglie. Stanno bene, respirano da sole le piccole nate tra i 1.670 grammi e i due chili, ricoverate ora in Patologia neonatale dove resteranno le prossime settimane in attesa del raggiungimento del peso ottimale. «Ero terrorizzata dal parto cesareo – ammette questa mamma, energica anche dopo la lunga giornata e l’intervento – mi faceva paura il taglio. Ma devo dire che con me sono stati tutti bravissimi, gentilissimi. In particolare il dottor Strobelt e l’anestesista Candiano che mi è sempre stato vicino, accarezzandomi anche la fronte». Trentaquattro settimane di attesa, oltre un mese a letto, poi in due minuti la vita: «Quando ho sentito il primo vagito, non mi è sembrato un pianto, era un canto».Il ricordo fresco scorre nelle lacrime liberatorie e commuoventi di questa mamma, cinque volte mamma: «È stato bellissimo, meraviglioso, indescrivibile. Voglio dire a tutte le donne che come me si sono trovate ad affrontare una gravidanza plurigemellare di non arrendersi, di andare avanti». Non si sente una madre-coraggio, ma non le fa paura nemmeno l’idea di dover affrontare pannolini e poppate moltiplicate per quattro: «Ci sono quattro nonni e tre zii» scherza lei. E al pensiero del bilancio di casa, scherza lui: «Ho fatto i conti, sì, ma non tornano». Inizia ora un’altra attesa per questa famiglia paziente: «Non so ancora quando potremo portare a casa le bimbe – dice Laura – ma guardo al lato positivo. Voglio dedicarmi alla mia prima figlia, a Nicole, sono settimane che mi vede in ospedale». La bimba chiama mamma e rifiuta di mangiare i biscotti, gironzolando nel corridoio in attesa di conoscere le nuove arrivate: «Dovrebbero essere tutte di sacche diverse, tra di loro non sono gemelle, ma sorelle» chiude la donna che sospira: «Non vedo l’ora di alzarmi e andare da loro». di Elisa Riva
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