Categorie: Italiae et Ecclesia

Riscoprire la fraternità aperta all’altro. Da Napoli gli auguri del Cardinale Sepe

sepe_crescenziosepe_crescenzioCAMPANIA – NAPOLI – “Maria, essendo la Madre di Gesù, che è il principe della pace, è anche Madre della Pace; ha partorito la pace sulla nostra terra”. Ma “molti, ieri come oggi, non hanno accolto questa pace perché non hanno accolto il Vangelo della Pace del Cristo”. Lo ha sottolineato, ieri sera il cardinal Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, nell’omelia pronunciata dal card. Sepe durante la celebrazione eucaristica in cattedrale al termine della marcia della pace che si è svolta a Napoli. “In tante parti del mondo – ha aggiunto il porporato -, la pace è ancora una casa da costruire. La nostra marcia della pace è stata fatta proprio per ricordare i Paesi in guerra”. Purtroppo, “sono ancora troppe le Nazioni nelle quali sussistono le cause delle guerre, dove sono lesi i diritti umani fondamentali, soprattutto il diritto alla vita e alla libertà di religione”. Alle guerre fatte di scontri armati, poi, “si aggiungono guerre meno visibili, ma non meno crudeli, che si combattono in campo economico e finanziario con mezzi altrettanto distruttivi di vite, di famiglie, di imprese”. Esistono, inoltre, “situazioni di povertà e di ingiustizia che presentano una profonda carenza di fraternità, ma anche l’assenza di una cultura della solidarietà”.

“Queste ideologie, caratterizzate da diffuso individualismo, egocentrismo e consumismo materialistico – ha osservato il cardinal Sepe -, indeboliscono i rapporti tra le persone, le nazioni e i popoli, inducendo al disprezzo e all’abbandono dei più deboli e causando prepotenza e sopraffazione”. Non solo: “Non riconoscendo un Padre comune, la fraternità tra gli uomini si trasforma in discordia e violenza: l’altro non è più il ‘prossimo’ di cui ci si deve prendere cura, ma il nemico da eliminare, in realtà, è l’egoismo che è alla base di tante guerre e tante ingiustizie, per cui molti uomini e donne muoiono per mano di fratelli e sorelle che non sanno riconoscersi tali, cioè come essere fatti per la reciprocità, per la comunione e per il dono”. Di qui l’invito a “riscoprire la nostra vera identità di uomini e di cristiani chiamati a vivere, con impegno e responsabilità, la fraternità aperta all’altro che va accolto e amato come figlio o figlia di Dio, come fratello o sorella, non come un estraneo, tanto meno come un antagonista o addirittura come un nemico. Nella famiglia di Dio siamo tutti figli dello stesso Padre, perché tutti innestati in Cristo, figli nel Figlio, con uguale dignità”. Ringraziando quanti hanno promosso la marcia, il porporato ha concluso: “Anche così si costruisce la pace tra noi e nel mondo, testimoniando che la fraternità è il vero fondamento e la via sicura per la pace”. 

Agenzia Sir

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