E’ uscito ieri nelle sale “Il risorto”, l’epica storia della Resurrezione e delle settimane che la seguirono, attraverso gli occhi dell’incredulo Clavius (Fiennes), un tribuno militare di alto rango. Qui di seguito la recensione e il trailer in esclusiva per Avvenire. Un uomo vaga stanco e assetato nel deserto della Galilea. Con sé non ha che mantello e bisaccia. Finalmente incontra una casa. Entra e trova da bere e da mangiare. Chi lo ospita fa presto a capire di non avere davanti un semplice viandante: ai piedi ha calzari da militare e al dito porta un anello che lo identifica come funzionario romano. Chi sei? da dove vieni? sono domande spontanee.
La risposta del viandante, in un flashback, proietta lo spettatore di Risorto ( Risen il titolo origina-le), nel mezzo di una battaglia fra una legione romana comandata da quello stesso viandante, il tribuno Clavio, e una roccaforte di zeloti che proteggono Barabba appena liberato in cambio di Gesù. Clavio manovra la sua macchina da guerra alla perfezione: conquista e uccide senza pietà.
Quando torna a Gerusalemme viene convocato da Pilato che ha ordinato la crocifissione di Gesù e ha tre problemi: placare la folla, che nei pressi delle tre croci subito fuori città comincia ad agitarsi per quell’agonia che ha del misterioso; placare il Sinedrio preoccupato che il corpo di Gesù venga fatto sparire dai seguaci per dire che è risorto; prevenire possibili rivolte contro Roma in nome di un fantomatico Re dei Giudei. Clavio irrompe sulla scena della crocifissione, resa con efficace realismo.
Per far tacere la folla e le donne in pianto in un clima che palesemente turba anche lui, decide di interrompere lo spettacolo. Fa spezzare le gambe ai due ladroni e sceglie, per rispetto, di far trafiggere Gesù. Poi affida il corpo a Giuseppe d’Arimatea presenziando alla sepoltura. Aiuta a rotolare la pietra. Fa mettere i sigilli e pone due soldati di guardia. La mattina del terzo giorno, però, il sepolcro viene trovato vuoto. Pilato è infuriato e ordina di ritrovare il corpo. Da qui parte l’inchiesta del tribuno Clavio, cuore del film, con perquisizioni, interrogatori, informatori prezzolati, retate, irruzioni nelle case, inseguimenti e persino repertazioni da polizia scientifica: il telo che ha avvolto Gesù, trovato nel sepolcro con la sua immagine impresa; le funi strappate che bloccavano la pietra; i sigilli fusi… Clavio è intelligente, ambizioso, esperto, usa con sapienza forza e psicologia. Tutti elementi che riportano alla più pura e incalzante fiction poliziesca di matrice americana.
Eppure risultano evidenti le tante, forse le troppe, citazioni dell’italianissimo film di Damiano Damiani L’inchiesta, in cui l’imperatore Tiberio manda a Gerusalemme un suo emissario per far luce sulla scomparsa del corpo di Gesù. Per certi aspetti Risorto ne è un vero e proprio remake, senza che però il regista Kevin Reynolds ( Robin Hood con Kevin Costner), il produttore Mickey Liddell e lo sceneggiatore Paul Aiello ritengano opportuno di ricordarlo. Presi, piuttosto, dalla necessità di sottolineare che si tratta di un film che ha lo scopo di raccontare l’impatto della resurrezione su uno scettico legionario, non per dire «in che cosa si deve credere», ma per fare in modo che «il pubblico torni indietro nel tempo e si chieda: ‘Se fossi un ambizioso ufficiale romano potrei davvero ricredermi?’».
In ogni caso fin qui Joseph Fiennes ( Shakespeare in love) nel ruolo di Clavio è efficace, così come Peter Firth ( Caccia a Ottobre Rosso) nel suo Pilato totalmente accecato dal dovere di servizio a Cesare, e Tom Felton (Draco Malfoy in Harry Potter) che interpreta Lucio, aiutante di Clavio. Le ambientazioni sono state reperite fra Malta e Almeria, in Spagna, e spagnola è anche Maria Botto che, interrogata nei panni di Maria Maddalena, spalanca il cuore del Tribuno ai primi dubbi. Da questo momento in poi qualcosa cambia, nell’incedere del film. Con un colpo di scena, Clavio si trova davanti a quel Gesù che aveva visto morto sulla croce.
Ne è così sconvolto che l’indagine da ufficiale diventa personale e se nel noir dell’inchiesta il film si muoveva a suo agio, nella luminosità della Resurrezione sembra perdere qualche colpo, pur giungendo al cuore di tanto in tanto. Gesù ha i tratti di Cliff Curtis ( Rapa Nui), che non sempre calibra gesti ed espressioni, più simile (anche nei vestiti) all’icona di san Francesco giullare di Dio, che a quella del Risorto, così come il resto degli apostoli, che alla sua presenza sembrano rapiti da una troppo ingenua gioiosità in stile ‘peace and love’. Deludono un poco anche i racconti di alcuni passaggi evangelici, come quello della pesca miracolosa con Gesù che attende sulla spiaggia, ai quali Reynolds non riesce a dare la necessaria impronta di misterico stupore.
Da qui in poi resta l’interpretazione di Fiennes e un paio di momenti in cui la fiction prende il sopravvento sul racconto evangelico, come nel dialogo fra Clavio e il Risorto nella notte stellata sulla scogliera: «Quando sei morto io c’ero. Ho partecipato». «Lo so… Di cosa hai paura, Clavio?». «Di scommettere la mia storia su tutto questo». E in effetti non si sa se Clavio ci scommetta fino in fondo. Ha lasciato tutto, ha seguito gli apostoli in Galilea, ma dopo l’Ascensione, nonostante l’invito di Pietro, non li segue a Gerusalemme, dove tornerebbe da disertore. Prosegue la sua strada nel deserto.
E alla fine del flashback, fine del film, all’uomo che ha ascoltato il suo racconto e che, stupito, gli chiede: «Tu credi davvero a tutto questo?», lui risponde pensoso, prima di riprendere il suo cammino fra cielo e sabbia: «Credo che non sono più lo stesso». Un finale aperto. Clavio non ha più la spada e con sé porta solo mantello e bisaccia, ha appena annunciato il kerigma, ma resta un investigatore in ricerca, prototipo di quella dubbiosa umanità contemporanea che il film mira a coinvolgere.
Redazione Papaboys (Fonte www.avvenire.it/Roberto I. Zanini)
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