Ritirati i libretti UNAR. Le associazioni attaccano il governo e la Chiesa

I libretti Unar sono stati fermati. Gli opuscoli preparati dall’Ufficio anti discriminazione non finiranno sui banchi di scuola. Ora è ufficiale. Lo ha comunicato con una circolare il ministero dell’istruzione che ha così bloccato “Educare alla diversità a scuola”, il lavoro realizzato dall’Istituto Beck e di cui noi insieme ad altri siti di informazione (vedi gli articoli e le interviste all’Onorevole Roccella),  vi abbiamo spesso parlato, sollevando il caso. Le dure critiche non ci hanno intimidito. La verità deve essere proclamata con franchezza. O dobbiamo innanzitutto alla nostra coscienza e soprattutto alle future generazioni che vengono istruite nelle scuole pubbliche. Il direttore generale del Dipartimento per l’Istruzione del Miur, Giovanna Boda, incontrando il Fonags, il Forum nazionale delle associazioni dei genitori della scuola, ha spiegato –come già ci aveva detto il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Tocafondi– che tali opuscoli erano stati inizialmente distribuiti senza condividere il progetto col ministero, ma solo con le associazioni lgbt. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. In poche parole, tutti abbiamo gli stessi diritti. Eppure, qualcuno sostiene di avere minori diritti di altri. E’ il caso di alcuni attivisti lgbt che chiedono che gli vengano riconosciuti quei diritti civili fondamentali che, secondo loro, gli vengono negati dalla società oppressiva. Questo è un argomento che tocca molto le persone, perchè tutti vogliamo vivere in un mondo dove le persone non vengano discriminate. Ma gli omosessuali non sono una minoranza oppressa.

Contrariamente alla denuncia di “discriminazione” -commentano gli amici di Manuel-, da parte di alcuni attivisti lgbt, nessuno sta facendo uno sforzo per negare agli omosessuali gli stessi diritti che hanno tutti gli altri. Gli omosessuali hanno già gli stessi diritti e le stesse limitazioni, come tutti gli altri. Gli omosessuali hanno il diritto alla libertà di parola, alla libertà di religione, di essere trattati come tutti gli altri di fronte alla legge, il diritto di impresa, di stipulare contratti, di avere delle proprietà, di votare e centinaia di altri diritti. Gli omosessuali in realtà non chiedono uguali diritti, ma diritti aggiuntivi. Gli omosessuali non sono limitati nell’intraprendere la carriera militare come, invece, lo sono altri gruppi come gli anziani, i troppo giovani e altre categorie che potrebbero essere incompatibili con la vita militare. La carriera militare non è un diritto ma un privilegio concesso a chi ne ha le caratteristiche necessarie. L’idea che gli omosessuali siano una “minoranza” è falso, sono solo la minoranza in quanto a numero di individui che si definiscono tali. Gli omosessuali non soddisfano i criteri che caratterizzano le “minoranze” alle quali sono stati accordati dei diritti speciali. Come gruppo, gli omosessuali sono tra le categorie economicamente più agiate e come reddito si avvicinano molto a quello degli eterosessuali anche se sono molto più propensi a spendere rispetto agli etero. Gli omosessuali non sono una minoranza economicamente discriminata.

Gli attivisti gay mostrano un potere politico ben oltre i loro numeri, pur costituendo solo l’1,8% della popolazione. Il voto gay è forte e in grado di spostare grosse fette di consenso politico. Abbiamo due presidenti di regione, un sottosegretario alle riforme, ecc. ecc… Senza considerare l’immenso potere mediatico che è potere politico nei fatti. Gli omosessuali non sono una minoranza politicamente discriminata. I gruppi minoritari condividono caratteristiche immutabili, benigne e non-comportamentali, come la razza, l’origine etnica, la disabilità o la nazionalità di origine. Gli omosessuali sono l’unico gruppo che rivendica lo status di minoranza sulla base del comportamento. Non ci sono prove scientifiche attendibili che dimostrino che il comportamento omosessuale è di origine biologica. Nessuno ha presentato prove a sostegno di tale collegamento semplice e diretto tra i geni e l’orientamento sessuale, etero o omo che sia. Anzi forse l’indicatore più interessante che l’omosessualità non è genetica o immutabile è l’esistenza di migliaia di persone che hanno cambiato il loro orientamento sessuale. Piuttosto che essere considerato un gruppo di minoranza, gli omosessuali al massimo, con un eccesso di generosità, potrebbero essere considerati un gruppo di interesse speciale. Gli attivisti gay stanno facendo pressione per l’approvazione forzata da parte dei governi di comportamenti scientificamente dannosi per la salute privata e pubblica. In ogni propaganda per i diritti dei gay essi vengono descritti come vittime bisognose di protezione da parte degli amici etero. Gli attivisti lgbt evitano che ci si concentri sullo stile di vita gay (che anzi rinnegano furiosamente) perchè si rendono conto che le persone non lo approverebbero e non lo considererebbero meritevole di una tutela legislativa speciale. Concedere una tutela speciale per il comportamento omosessuale significherebbe anche danneggiare la società minando le istituzioni del matrimonio e della famiglia. In tutto il mondo, il matrimonio e la famiglia sono tenuti in alta considerazione. Sono riconosciuti come le basi della società. Il valore e i benefici che il matrimonio e la famiglia portano, come la genesi di ogni nuova generazione, si riflettono in leggi che gli concedono privilegi e tutele. Se il matrimonio non significa più l’unione tra un uomo e una donna, può significare qualsiasi altra cosa.

Soddisfatto il coordinatore del Fonags, Roberto Gontero, che il 23 aprile incontrerà il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini: “In quell’occasione chiederemo al ministro di emanare una circolare che renda obbligatorio, per le scuole, ottenere il consenso scritto dei genitori circa la partecipazione dei propri figli a iniziative su temi sensibili come la sessualità, l’omosessualità e la lotta alla discriminazione”. In una nota congiunta Arcigay, Arcilesbica, Certi Diritti, Equality Italia, Famiglie Arcobaleno e il Mit attaccano la decisione, prendendosela col cardinale Angelo Bagnasco e il governo Renzi. “Un atto di censura che pare raccogliere il perentorio ordine del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, e realizzare pedissequamente gli auspici della metodica campagna mistificatrice portata avanti per settimane dal giornale dei vescovi”. “Le larghe intese – proseguono – non possono diventare l’altare su cui vengono sacrificati gli indirizzi indicati dall’elettorato attraverso il voto e oggi spudoratamente traditi dalla sconsiderata retromarcia del governo Renzi. Un testacoda folle, che travolge un ambito che richiederebbe attenzioni e tutele particolari, e che rende le buone pratiche messe in campo nei territori prede di veri e propri attacchi squadristi”. Le associazioni chiedono un incontro urgente col ministro. Ma ad oggi esso non risulta essere stato messo in agenda. Come è  noto, quando la volpe non può raggiungere l’uva, va via dicendo che è acerba. Evidentemente hanno alzato il tiro coinvolgendo nella decisione del ritiro dei libretti, l’appello della Chiesa, il quale è la punta dell’icerberg. In Italia soprattutto in questi mesi , si sono intensificati gli incontri, le conferenze, su questo delicatissimo “tema sensibile”, suscitando un interesse molto importante. La realtà a cui vogliono costringere la società con la forza non è vera. Le accuse di “omofobia” rivolte a chiunque dissente, sono un arma pericolosa, che se usata male diventa un doloroso boomerang. La sfida educativa non si conclude con il ritiro dei libretti. Occorre vigilare affinchè la democrazia e il diritto di espressione siano tutelati come richiede la costituzione italiana. DonSa

 

 

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  • Condivido in pieno il vostro articolo e vi ringrazio per la precisione e la chiarezza con cui avete dimostrato che gli omosessuali NON sono una minoranza da tutelare con leggi ad hoc.Molti cadono in questo tranello ed è importante saper rispondere oltre che rendere visibile l'entità delle persone che difendono la famiglia naturale ,per esempio con iniziative come le 'sentinelle in piedi'.

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