ASSISI – Un binomio per il quale c’è da impazzire di gioia: Papa Francesco – Francesco d’Assisi. E non si tratta solo di mettere in festa l’apparato emozionale, quella sfera epidermica che sa commuoversi davanti all’allegria di una Chiesa giovane, audace, motivata come quella della quale siamo stati immagine visibile, ad Assisi. Il Santo Padre, ancora una volta, pur continuando a sorprendere, punta al cuore, lasciando che la propria testimonianza aderisca perfettamente al senso francescano della fede, universale, perché evangelico: il messaggio di Francesco d’Assisi non prevede alcuna melensità, né sdolcinatezza. Non c’è romanticismo, né visione fiabesca, né ‘armonia panteistica con le energie del cosmo’. C’è da vivere l’incontro con Cristo, quello che a San Damiano parla al Poverello, dalla Croce, ma con gli occhi ben aperti, vivo, presente, che dalla Croce fa sgorgare l’essenza più profonda della vita: l’amore ‘che non muore’. C’è da essere tanto coerenti da saper custodire il creato, come cosa di Dio. E c’è da caricarsi del ‘giogo’, facendo attenzione a non contaminarsi di superbia, perché il cammino si compia solo sulla strada di umiltà e mitezza.
Il messaggio è fortissimo. E lo è di più, perché negli occhi di Papa Francesco c’è tutto il dolore per la strage di Lampedusa: il suo cuore parla ai figli, sapendo che tra loro vi sono vittime e carnefici. Eppure si rivolge a tutti, indistintamente, con lo stesso amore.
Con noi giovani, poi, cogliendo con l’acume tenero di sempre, la provocazione delle nostre domande, si esprime in termini di coraggio e di vocazione: il coraggio di formare, oggi, una famiglia, o di camminare lungo la via della consacrazione, rispondendo pur sempre ad una vocazione, immergendo la propria vita nella bellezza della voce di Dio. La caducità della relazione nasce dall’egoismo che sradica la scelta dalla sua profondità, lacerandola con l’illusione del tentativo, per il quale si può ridiscutere ogni responsabilità, fino a non assumersene. Questo dà alla società fondamenta deboli, sulle quale non si può costruire. E’ la ‘fantasia concreta’ dello Spirito Santo che guida i passi di chi cammina nella Chiesa: che sia matrimonio, che sia celibato, che sia verginità, tutto concorre al Regno, che non prescinde mai dalla fecondità. E la sorpresa pensata da Dio si scopre nel silenzio intimo dell’ascolto, nella preghiera, nei Sacramenti. Straordinaria la professione di fede che Papa Francesco ci ha fatto proclamare sulla piazza di Santa Maria degli Angeli: “Con Lui noi possiamo lottare contro il male e vincerlo ogni giorno. Ci crediamo o no?”. Al nostro decisissimo “Sì”, il Santo Padre ha presentato l’arma: Il Vangelo. Nell’evangelizzazione c’è il messaggio di salvezza, c’è la missione, c’è quella testimonianza che può trasformare il mondo.
“Oggi, nel nome di san Francesco, vi dico: non ho né oro, né argento da darvi, ma qualcosa di molto più prezioso, il Vangelo di Gesù. Andate con coraggio! Con il Vangelo nel cuore e tra le mani, siate testimoni della fede con la vostra vita: portate Cristo nelle vostre case, annunciatelo tra i vostri amici, accoglietelo e servitelo nei poveri. Giovani, date all’Umbria un messaggio di vita, di pace e di speranza! Potete farlo!”.
Noi, giovani di Santa Maria degli Angeli, e non soltanto Umbri, ti abbiamo risposto, Santità.
Abbiamo affidato alla tua preghiera, anche oggi, il nostro ‘Eccomi!’.
E te lo abbiamo confermato davanti alla Porziuncola: pregheremo per te.
Servizio di Loredana Corrao (Portavoce Associazione Nazionale Papaboys)