Con le sessioni dedicate alla Chiesa in Siria, in Iraq, si è aperto in Vaticano il primo giorno di lavori della 88.ma Plenaria della Roaco, la Riunione delle Opere di Aiuto per le Chiese Orientali. Il Presidente, il cardinale Leonardo Sandri, dopo aver celebrato la S. Messa ha presentato il programma degli interventi che termineranno domani, soffermandosi sul viaggio compiuto lo scorso maggio nelle comunità religiose e tra i profughi iracheni. Il servizio di Gabriella Ceraso per la Radio Vaticana:
“Lasciate la frusta appesa nella Sacrestia e siate pastori con tenerezza”. Il cardinale Sandri riprende la parole rivolte dal Papa ai sacerdoti, nei giorni scorsi, per sollecitare lo spirito di amore richiesto a tutti nell’andare incontro ai fedeli perseguitati e sofferenti. Quindi, lo sguardo all’Iraq: la tensione è palpabile, racconta, sia per l’avanzata dell’Is che per il terrorismo. Il suo pensiero va ai tanti religiosi in ostaggio, ma anche alle innumerevoli iniziative di solidarietà e consolazione, con cui, dice il porporato, il Papa e le chiese del mondo si stanno facendo presenti. Situazione simile nella vicina e martoriata Siria dove, come nell’udienza alla Roaco ha detto ieri il Papa, la vita vale meno del petrolio e delle armi. “Occorre un sforzo in più”, dice il nunzio apostolico a Damasco, mons Mario Zenari:
“Purtroppo la situazione in Siria, di anno in anno – è il terzo anno che partecipo a questa riunione della Roaco – non migliora, anzi va peggiorando. Una guerra talmente crudele, che c’è da aspettarsi purtroppo di tutto… C’è da fare un surplus da parte di tutti noi per seminare, io direi, umanità: sostegno economico e soprattutto spirituale a questi nostri fratelli e sorelle cristiani e di altre religioni. Un giorno la primavera verrà e questo deserto siriano germoglierà”.
Anche la Siria sente la vicinanza del Papa e della Chiesa mondiale. “Balsamo” prezioso, aggiunge mons Zenari:
“I cristiani – ma direi non solo i cristiani – contano molto sulla autorità morale del Santo Padre, che è molto, molto alta. Tutti quanti, compreso il governo, hanno bisogno di sentirsi rafforzati da questa comunione di tutte le Chiese. Fa molto bene sentirsi incoraggiati, ricordati da tanti fratelli e sorelle sparsi nel mondo: siamo molto, molto riconoscenti a questi aiuti che arrivano come gocce in questo deserto. Qui c’è bisogno di tutto, è una situazione disastrosa…”
Gli aiuti in effetti sono tanti: si parla in particolare della Colletta del Venerdì Santo, fonte principale per il sostentamento nella Terra Santa. Il risultato è positivo, spiega padre Pierbattista Pizzaballa:
“C’è una risposta abbastanza buona da parte di tutte le Chiese: i progetti sono per due terzi di carattere sociale: scuole, sostegno alla Siria, sostegno ai profughi, attività di sostegno ai disagi in tutta la Terra Santa”.
Sempre comunque nel segno della carità e non dell'”efficientismo”, come chiede Papa Francesco:
“Da un certo punto di vista, è importante che ci sia una certa professionalità, una programmazione negli aiuti, per evitare dispersione di risorse. Dall’altro lato, non deve diventare il criterio unico, perché bisogna guardare alle persone, ai loro bisogni, che non sono sempre all’altezza delle richieste burocratiche che a volte l’Occidente richiede. Quindi, bisogna trovare un sano equilibrio dove il cuore e l’attenzione sono al bisogno reale e non alla procedura, che comunque è importante”
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana