Gli effetti dell’ideologia Gender sono sotto gli occhi di tutti. In Francia, come in Italia, aumentano gli episodi di intolleranza verso coloro i quali non si allineano alla nuova dittatura ideologica, che ha trovato terreno fertile nella politica più estrema. E’ emblematico l’episodio che è avvenuto ad un anziano di 84 anni nel paese d’oltralpe: Xavier Dor noto combattente pro-life trasalpino, era stato ritenuto colpevole per aver regalato a una donna incinta un paio di scarpette per dissuaderla dall’aborto. L’uomo dovrà pagare una multa di 10.000 euro, rischiando anche un mese di galera. Lo stato francese ha introdotto nella legge Weil del 1975 la nuova figura del “reato di intralcio all’aborto”, “le délit d’entrave”. Chi lo commette dimostra di essere “abortofobo”, evidente traslazione concettuale delle leggi sull’omofobia, che possono essere estese teoricamente a qualsiasi condotta “deviante” di pro life e di cattolici intransigenti. Con le modifiche alla legge Weil – che in Francia ogni anno miete 220.000 vittime prima della nascita – l’aborto viene dichiarato esplicitamente “un diritto di tutte le donne che non desiderano portare a termine la gravidanza”. In base al “reato di intralcio all’aborto”, ora i pro life francesi possono essere processati e condannati anche solo per le attività di informazione e dissuasione in ospedale, per aver indicato alla donna un numero di telefono oppure averle indotte a riflettere su che cos’è l’aborto. Non solo: in base a questa legge vengono criminalizzati anche coloro che organizzano e partecipano a Marce per la Vita, oppure hanno siti web antiabortisti. La pena massima prevista dalla legge è di 2 anni di prigione e 30 mila euro di sanzione. La Fondazione Lejeune parla di “attentato alla libertà di espressione”. Xavier Dor è stato la prima vittima di questa legge, voluta da uno stato che da anni egli definisce “République luciférienne”. Immaginate cosa potrà succedere in Italia con l’approvazione della legge Scalfarotto, impregnata dell’ideologia del genere. Fino a quando potremo parlare liberamente, avremo la possibilità di far conoscere il pericolo della nuova dittatura ideologica. A Roma, dopo tante polemiche, la Consigliere, Lavinia Mennuni, è riuscita ad organizzare il convegno abolito a causa delle polemiche sorte sull’opportunità di informare l’opinione pubblica sul gender.
Pertanto, si terrà venerdì 31 gennaio 2014 alle ore 17 in Campidoglio, presso la Sala della Protomoteca, il convegno “Ideologia del Gender: quali ricadute sulla famiglia?” patrocinato da Lavinia Mennuni, Consigliere di Roma Capitale e promosso dall’Associazione Famiglia Domani. “ Il convegno – si legge in una nota di Lavinia Mennuni – intende portare all’attenzione anche della città di Roma i gravi pericoli derivanti dalla cosiddetta ideologia del Gender, e le possibili devastanti conseguenze negative in tema di formazione della persona umana e dell’istituto familiare che simili teorie rischiano di arrecare”. Al convegno che avrà come moderatore l’Avv. Claudio Vitelli, ha dato la propria adesione Federico Guidi – Coordinatore del tavolo cittadino per le politiche a sostegno della vita e della famiglia, numerosi rappresentanti istituzionali dei Municipi romani, tra cui Stefano Oddo, Simona Peri, Isabella Foglietta, Stefano Erbaggi, Luigi Di Bella, nonché associazioni e cittadini che hanno in questi mesi partecipato ai lavori del tavolo stesso tra cui il comitato per la Famiglia. I lavori inizieranno alle ore 17 e vedranno la partecipazione dell’Avv. Gianfranco Amato – Presidente dei Giuristi per la Vita, Padre Giorgio Carbone – Ordinario di Bioetica, il Dott. Vittorio Lodolo D’Oria – Medico Ematologo, la Dott.ssa Dina Nerozzi – Medico Psichiatra. “Reputo necessario una grande e approfondita riflessione su tali tematiche che rischiano di minare gravemente i valori fondamentali della nostra società” sottolinea Lavinia Mennuni. “Considero significativo che tale convegno si svolga proprio in Campidoglio dove più forte è sembrato essere in questi mesi l’attacco delle forze relativiste al fondamentale istituto della famiglia naturale”. Ricordo che a questo stesso convegno era stata incredibilmente tolta la disponibilità della sala e ringrazio l’Associazione Famiglia Domani che non ha inteso arrendersi a quella che sembrava essere una censura preventiva e che riproponendo questo spazio tematico offre a tutti i romani la possibilità di discutere, approfondire e confrontarsi con argomentazioni di assoluta rilevanza politica e sociale. Mi corre infine l’obbligo di ringraziare anche l’Amministrazione comunale che ha inteso correggere qualche propria titubanza iniziale e consentire con lo svolgimento di questo convegno la libera espressione delle idee tanto più importante poiché si svolge in un luogo da sempre spazio di democratico confronto e aperto alla libera partecipazione di tutti i romani quale il Campidoglio. “Naturalmente non posso non ribadire – continua la Mennuni – la mia più ferma opposizione ad ogni iniziativa sul tema del riconoscimento normativo a situazioni che esulano dalla famiglia naturale, come quelli che l’Amministrazione Marino intende approvare. Ma sono certa che anche grazie a questo convegno, nel quale intendo mantenere alta l’attenzione sul tema delle politiche cittadine a sostegno della famiglia naturale, potrà iniziare una grande mobilitazione delle coscienze e delle donne e degli uomini liberi che non intendono assistere passivamente allo smantellamento della famiglia naturale e ai valori insostituibili e profondi ad essa collegati”. di Ornella Felici