Roma – Feyenoord: non è stato l’Heysel ma se a Piazza di Spagna arriva l’Isis?

Abito a pochi chilometri da Piazza di Spagna e ieri sentivo ansimare la città. Chi non l’ha provato, non sa cos’è per ore il rumore degli elicotteri sulla tua testa. Il traffico bloccato che c’era ieri purtroppo a Roma è la norma, ma al tum tum tum dei rotori, delle pale, dei motori, non ti abitui. Ti arrabbi pensando agli elicotteri silenziosi immaginati da Mel Gibson in Ipotesi di complotto: solo un paranoico come Jerry Fletcher può pensare che esistano. Gli elicotteri ti martellano e ti fanno temere il peggio, te lo fanno vibrare nella pancia.

La tragedia che abbiamo temuto in tanti era l’Heysel, e quella tragedia non c’è stata. Ha ragione Marino ad arrabbiarsi con prefetto e questore però prendiamo atto che l’Heysel non c’è stato. Ci siamo risparmiati 39 morti e oltre 600 feriti. Non è poco. Ecco il bicchiere mezzo pieno. Guardiamolo. Per ripartire bisogna saper tenere il bambino e buttare l’acqua sporca. Siamo contenti di ritrovare i frammenti della Barcaccia; dobbiamo essere contenti che allo stadio è andato tutto bene. Adesso però guardiamo al bicchiere mezzo vuoto, quello che manca.

Primo, gli olandesi devono pagare. Se qualcuno devasta il salotto buono di casa mia, lo denuncio e paga. Troviamo il modo che questo accada. Alzare la voce con gli arroganti significa essere forti: lo dobbiamo fare. Oltretutto, in Europa useranno quanto successo ieri in Piazza di Spagna per dire che non possiamo ospitare le Olimpiadi del 2024.Preveniamoli. Le prime pagine dei loro giornali sono piene di commenti legati ad allenatori e partite e giocatori e bellezze varie desnude. Ripeto: se qualcuno ti devasta il salone non gli dici: tesoro, promettimi di non farlo più. Lo denunci, vai da un buon avvocato e ottieni il risarcimento. Questa è civiltà.

Secondo, pensiamo davvero all’Isis. L’hashtag “stiamo arrivando a Roma” mi preoccupa. Ci preoccupa. Diteci cosa dobbiamo fare se a Piazza di Spagna, invece di quattro ubriaconi, arrivano le bandiere nere?

Di Don Mauro Leonardi

Articolo tratto da L’Huffington Post

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