Roma, la capitale nelle grinfie del gioco d’azzardo

ROMA – Maschio, 58 anni, con licenza media e sposato con figli. È l’identikit del romano vittima del gioco d’azzardo che emerge dall‘indagine realizzata dal Centro italiano di solidarietà di don Mario Picchi sul tema delle dipendenze dal gioco nella capitale, presentata oggi al convegno sul fenomeno del gioco d’azzardo patologico promosso dal Consiglio regionale del Lazio. Nell’80% dei casi il gioco favorito è la slot (videolottery), mentre il gratta e vinci e le scommesse sportive si attestano sul 18%, al 2% tutte le altre tipologie di giochi. I dati sono stati raccolti dal 2011 al dicembre 2013, grazie all‘attività svolta dal Ceis in tutta la città e nel centro di recupero in via Attilio Ambrosini 129 con il progetto “Rien ne va plus”. La proporzione tra maschi e femmine è di 3 a 1 donna, ma il numero di donne colpite è in crescita. In aumento anche le richieste d’aiuto provenienti da cittadini dell’Europa dell’est (rumeni, moldavi, ucraini). La maggiore parte delle persone accolte è sposata con figli; livello medio di istruzione, media superiore; fascia di reddito oscillante tra 10.000 ed i 5.000 euro annui. Il luogo privilegiato dove giocare sono i bar (70%), seguono i punti Snai (20%) e i Bingo (10%). Circa la frequenza di gioco l’80% è solito giocare tutti i giorni, di questi il 60% più volte nell’arco della stessa giornata, mentre l’importo della giocata si attesta per tutti su più di 100 euro al giorno.

“Nel gioco – riferisce l’Agenzia Sir – si cercano la suspense, l’eccitazione e il divertimento e anche di colmare il senso di vuoto e di solitudine. Ma in particolare è la ricerca di un riscatto economico, soprattutto, in questo periodo di forte crisi economica, che rende i giochi d’azzardo così affascinanti”, ha spiegato Roberto Mineo, presidente del Ceis don Mario Picchi. “Lo stadio patologico – ha continuato – ha riflessi e conseguenze negative sul soggetto colpito, che riguardano anche gli amici e i familiari”. “Il nostro servizio – ha reso noto – si basa sulla Terapia di Gruppo che è una risorsa fondamentale nel trattamento delle New Addictions. Attraverso il gruppo, il paziente arriva meglio a comprendere la propria patologia e ad assumersi le proprie responsabilità. È un percorso difficile, in cui si rischia di avere delle ricadute, ma il processo imitativo e la coesione di gruppo portano nella maggioranza dei casi a uscire dallo stato di dipendenza. Quello che abbiamo riscontrato è che negli ultimi tre anni il tipo di emergenza è cambiato. C’è stato, infatti, un forte incremento di richieste d’aiuto provenienti dalle carceri (reati connessi al gioco d’azzardo) e dai centri di accoglienza. Sono cresciute, inoltre, le problematiche legate congiuntamente alla cocaina e al gioco d’azzardo”. 

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