Toh? Che si vede in giro…. Una nuova lettera di Cardinale diffusa privatamente ad un giornalista, in modo da farla leggere ed esercitare pressione su Papa Francesco. Questi Dubia stanno sinceramente rompendo le scatole, e la pressione-continua sul Pontefice è veramente cosa insulsa. E vergognosa.
Il quotidiano La Stampa, nella sezione Vatican Insider, riporta così la lettera.
Un’udienza per avere una risposta che chiarisca i «dubia». La risoluzione della situazione di «confusione e smarrimento, soprattutto nei pastori d’anime, “in primis” i parroci», a causa delle varie interpretazioni dell’«Amoris Laetitia», in particolare per ciò che riguarda l’accesso alla comunione per i divorziati risposati. Queste le motivazioni e le richieste della lettera a papa Francesco scritta dal cardinale Carlo Caffarra il 25 aprile, a cui il Pontefice, che l’ha ricevuta il 6 maggio, per ora non risponde.
L’Arcivescovo emerito di Bologna si esprime a nome di tutti i porporati che hanno formulato e reso pubblici i dubia: Walter Brandmüller, Raymond L. Burke e Joachim Meisner.
I quattro Cardinali si rivolgono al Vescovo di Roma «con una certa trepidazione», precisando innanzitutto di «rinnovare la nostra assoluta dedizione ed il nostro amore incondizionato alla Cattedra di Pietro e per la Vostra augusta persona, nella quale riconosciamo il Successore di Pietro ed il Vicario di Gesù: il “dolce Cristo in terra”, come amava dire S. Caterina da Siena». A loro «non appartiene minimamente la posizione di chi considera vacante la Sede di Pietro, né di chi vuole attribuire anche ad altri l’indivisibile responsabilità del “munus” petrino». Si definiscono «mossi solamente dalla coscienza della responsabilità grave proveniente dal “munus” cardinalizio: essere consiglieri del Successore di Pietro nel suo sovrano ministero. E del Sacramento dell’Episcopato».
Ricordano che «il 19 settembre 2016 abbiamo consegnato alla Santità Vostra e alla Congregazione della Dottrina della Fede cinque “dubia”, chiedendoLe di dirimere incertezze e fare chiarezza su alcuni punti dell’Esortazione Apostolica post-sinodale “Amoris Laetitia”». Ma «non avendo ricevuto alcuna risposta da Vostra Santità, siamo giunti alla decisione di chiederLe, rispettosamente ed umilmente, Udienza, assieme se così piacerà alla Santità Vostra».
Alla missiva è allegato «come prassi, un Foglio di Udienza in cui esponiamo i due punti sui quali desideriamo intrattenerci con Lei».
Scrivono: «Beatissimo Padre, è trascorso ormai un anno dalla pubblicazione di “Amoris Laetitia”. In questo periodo sono state pubblicamente date interpretazioni di alcuni passi obiettivamente ambigui dell’Esortazione post-sinodale, non divergenti dal, ma contrarie al permanente Magistero della Chiesa». Sebbene il cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, abbia «più volte dichiarato che la dottrina della Chiesa non è cambiata, sono apparse numerose dichiarazioni di singoli Vescovi, di Cardinali, e perfino di Conferenze Episcopali, che approvano ciò che il Magistero della Chiesa non ha mai approvato». Ecco la loro denuncia: «Non solo l’accesso alla Santa Eucarestia di coloro che oggettivamente e pubblicamente vivono in una situazione di peccato grave, ed intendono rimanervi, ma anche una concezione della coscienza morale contraria alla Tradizione della Chiesa. E così sta accadendo – oh quanto è doloroso constatarlo! – che ciò che è peccato in Polonia è bene in Germania, ciò che è proibito nell’Arcidiocesi di Filadelfia è lecito a Malta. E così via».
.
.
.
Aggiungono che molti «laici competenti, profondamente amanti della Chiesa e solidamente leali verso la Sede Apostolica, si sono rivolti ai loro Pastori e alla Santità Vostra, per essere confermati nella Santa Dottrina riguardante i tre sacramenti del Matrimonio, della Confessione e dell’Eucarestia. E proprio in questi giorni, a Roma, sei laici provenienti da ogni Continente hanno proposto un Seminario di studio assai frequentato, dal significativo titolo: “Fare chiarezza”».
Di fronte a questo stato che i quattro Cardinali descrivono come «grave», in cui numerose «comunità cristiane si stanno dividendo, sentiamo il peso della nostra responsabilità, e la nostra coscienza ci spinge a chiedere umilmente e rispettosamente Udienza».
Nel foglio d’udienza si legge: «1. Richiesta di chiarificazione dei cinque punti indicati dai “dubia”; ragioni di tale richiesta. 2. Situazione di confusione e smarrimento, soprattutto nei pastori d’anime, “in primis” i parroci».