R. – Il mio ricordo personale è questo: dapprima una corsa tumultuosa, perché io abitavo in San Giovanni in Laterano e quando è giunta la notizia ho dovuto affrettarmi con l’automobile a raggiungere il Vaticano. Poi sono entrato nell’appartamento papale e lì c’era una grande tristezza, ma anche una grandissima serenità. Sono stato anche io ammesso a vedere la salma… E’ stato un momento di grande commozione. Lo ricordo come fosse oggi: ricordo i suoi lineamenti composti; ricordo tutto quello che, anche da morto, la sua salma esprimeva; i suoi occhi, anche se non c’era più lo sguardo di prima, quello sguardo che entrava dentro, quello sguardo che diceva la grandezza di un uomo e la grandezza del suo cuore.
D. – A due anni dall’inizio del Pontificato di Papa Francesco, quanto resta attuale la figura e la testimonianza di San Giovanni Paolo II nella Chiesa di oggi?
R. – Resta – a mio parere – totalmente attuale: attuale nel grande messaggio della nuova evangelizzazione, che Papa Francesco – con altre parole – riprende quando parla di uscire e di andare alle periferie dell’esistenza; resta attuale il suo grande coraggio di innovare, perché Giovanni Paolo II è stato un grande innovatore e anche in questo Papa Francesco – con un altro stile – si pone sulla stessa linea; resta attuale il tema della misericordia, tanto è vero che adesso avremo un Anno Santo dedicato alla Misericordia e Giovanni Paolo II – come sappiamo – è l’autore dell’Enciclica “Dives in Misericordia” – Dio ricco di misericordia – che esprime il profondo del suo cuore e che è una Enciclica nella quale si dice come la misericordia sia il centro di tutto. E anche l’ultimo libro che ha scritto riguarda ancora la misericordia, perché dice che “il limite del male, il limite che il male non può superare è la misericordia di Dio”.
D. – Papa Francesco ha definito San Giovanni Paolo II il Papa della famiglia e proprio sulla famiglia, attraverso il cammino sinodale si sta giocando una delle sfide più importanti di questo Pontificato. Un altro elemento che dimostra l’attualità del magistero di Karol Wojtyla…
R. – Certo. Ricordiamo che il primo documento ufficiale, la prima Esortazione apostolica di Giovanni Paolo II fu la “Familiaris Consortio”, che resta fondamentale e totalmente attuale. Ricordiamoci le sue catechesi sull’amore umano, che sono il primo grande ciclo di catechesi di Giovanni Paolo II, che hanno approfondito in una chiave insieme tradizionale ed estremamente moderna. Il rapporto tra i coniugi, il senso dell’amore coniugale e quindi il senso della famiglia. E ricordiamo la sua grande battaglia a favore della famiglia e contro le manomissioni del ruolo della famiglia compiute purtroppo da tanti Stati e la sua battaglia a favore della vita sintetizzate nella grande Enciclica “Evangelium Vitae”.
D. – L’attualità internazionale ci dimostra anche la fortissima attualità della predicazione di Giovanni Paolo II sul versante del dialogo interreligioso, la sua preghiera per la pace ad Assisi…
R. – Certo, anche in questo, Giovanni Paolo II ha aperto un cammino. Ricordiamoci le due giornate di Assisi che sono state davvero memorabili. Ricordiamoci la sua capacità nella piena fermezza della dottrina, però di aprire le porte, dimostrare che il cristianesimo, proprio per essere fedele a se stesso, deve essere una fede inclusiva perché ha al suo centro l’amore di Dio per noi e, per conseguenza, l’amore nostro per Dio e per il prossimo. E, quindi, essendo la religione dell’amore, è la religione che più di ogni altra favorisce il dialogo.
D. – A proposito dell’Europa, San Giovanni Paolo II parlava di “un’apostasia silenziosa”: non siamo andati purtroppo molto avanti da quei tempi descritti da Wojtyla…
R. – Direi che la situazione semmai è peggiorata, purtroppo… Comunque, Giovanni Paolo II è stato un grande, non solo difensore, ma in qualche modo ricostruttore dell’Europa. E’ sua l’affermazione dell’Europa con i due polmoni. E’ suo lo sforzo per abbattere la cortina di ferro che divideva l’Europa. Ricordo bene, nella giornata mondiale della gioventù di Częstochowa, nel 1991, proprio quando finalmente la cortina di ferro andava del tutto in frantumi, la gioia profonda di Giovanni Paolo II e il suo ringraziamento a Maria, la Madonna Nera, la Madonna venerata a Częstochowa.
D. – Eminenza, infine, quale ricordo personale fra i tanti, è quello più forte per quanto riguarda il pontificato di Giovanni Paolo II?
R. – Di ricordi personali ne ho tanti che è difficile scegliere! Però voglio ricordare il primo incontro che ebbi con lui, quand’ero ancora vescovo regionale di Reggio Emilia e vicepresidente del comitato preparatorio per il convegno di Loreto. Era l’autunno del 1984 e con mia grande sorpresa mi giunse l’invito a cena dal Papa e mi trovai a cena con lui, con mons. Stanislao e con l’allora mons. Re, soltanto noi quattro. E fu una conversazione di estrema franchezza perché il Papa poneva domande molto precise e voleva risposte precise. E rimasi conquistato subito dal suo stile, dalla sua lungimiranza, dalla sua penetrazione e anche dalla bontà che traspariva da tutto il suo atteggiamento.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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