Ricorre oggi, 22 ottobre, la memoria di San Giovanni Paolo II, canonizzato da Papa Francesco il 27 aprile dell’anno scorso assieme a San Giovanni XXIII. Fin dalla prima mattinata, tantissimi fedeli si stanno raccogliendo in preghiera alla tomba del Santo, nella Basilica Vaticana.
Tra i Pontefici più amati della storia, Karol Wojtyla è stato, in particolare, il “Papa della famiglia” – come ha ricordato ieri Francesco all’udienza generale – e dei giovani che lo celebreranno il prossimo anno nella Gmg di Cracovia, sua terra natale. Grande inoltre la sua devozione per la Divina Misericordia, aspetto che lo lega strettamente a Jorge Mario Bergoglio. Sull’attualità della figura e del Magistero di Giovanni Paolo II e il legame con Francesco, Alessandro Gisotti ha intervistato il postulatore della Causa di Canonizzazione, mons. Slawomir Oder :
R. – Possiamo celebrare già in una memoria liturgica una persona che ricordiamo presente e accanto a noi per tanti anni come un incoraggiamento per poter camminare sulla via della santità, fedeltà, la nostra vocazione sostenuti da questo grande amico.
D. – “Non abbiate paura, aprite le porte a Cristo” è un po’ la sintesi di tutta la vita di Karol Wojtyla. Cosa dice agli uomini del nostro tempo la figura di Giovanni Paolo II?
R. – In effetti “Non abbiate paura” è una parola quasi di consegna e di testamento che lui ci ha lasciato. Nel corso del processo di Canonizzazione e poi successivamente in vari incontri che avevano come finalità la memoria, il ricordo di Giovanni Paolo II. Nei miei incontri con le persone, questa frase ritorna come una cosa che è rimasta nei loro cuori. È una parola che, ancora una volta, ci permette di vivere il momento presente proprio come un momento in cui uscire a largo, vivere con generosità la nostra vita, non accontentarci della mediocrità, ma avere il coraggio di fare scelte impegnative, consapevoli che il Signore è con noi e che ci sostiene nel nostro cammino.
D. – Tra poche settimane inizierà il Giubileo della Misericordia. Questa è una delle cose che più lega Papa Francesco e San Giovanni Paolo II?
R. – Sicuramente c’è un filo di continuità in questa realtà. Senz’altro l’esperienza che hanno portato entrambi alla considerazione della realtà della Misericordia, passa per la loro personale esperienza, unica ed irripetibile, però il cuore del messaggio è proprio questo: l’uomo ha bisogno del Signore, ha bisogno della sua Misericordia.
D. – Un altro aspetto che colpisce nel vedere queste due figure come molto vicine è il loro amore per il popolo …
R. – Assolutamente sì. Io sono convinto che questa consapevolezza della necessità della Misericordia di Dio, nata attraverso le vie diverse in ognuno di loro, proviene dal contatto con il Popolo di Dio, con la gente. Sono i “Papi del popolo”, Papi amati, non solo popolari nel senso dell’amore che li circonda, ma proprio della presenza fisica e morale accanto al popolo che ha bisogno di sentire la vicinanza piena di affetto, di amore del pastore che non solo con le parole, ma proprio come una presenza paterna è accanto al Popolo di Dio.
D. – Il prossimo anno si celebrerà la Gmg di Cracovia, molto attesa: Francesco che visita la terra di Giovanni Paolo II e incontra i giovani …
R. – La cosa meravigliosa in questa consegna tra i Pontefici che è avvenuta da Giovanni Paolo a Benedetto, da Benedetto a Francesco, è il fatto che noi ci sentiamo sicuramente legati alle figure di Giovanni Paolo II, di Benedetto e di Francesco. Ma la cosa più importante – e questo io l’ho sperimentato sia personalmente sia attraverso i miei contatti con la gente, con le persone – è che attraverso questi Pontefici è Pietro che rappresenta Cristo che ci parla e che ci guida. È un’esperienza straordinaria, fantastica, vivere questa continuità della fede, dell’amore dell’esperienza nella consapevolezza di essere Chiesa!
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)
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