Segui in diretta con noi di Papaboys 3.0 da piazza San Pietro la Santa Messa di Pentecoste presieduta da Papa Francesco, a seguire la recita della preghiera mariana del Regina Coeli di questa domenica.
Francesco osserva come “siamo sempre un po’ ‘stretti’ di sguardo e di cuore”.
Lasciati a noi stessi finiamo per perdere l’orizzonte; arriviamo a convincerci di aver compreso tutto, di aver preso in considerazione tutte le variabili, di aver previsto cosa accadrà e come accadrà… Sono tutte costruzioni nostre che si illudono di toccare il cielo. Invece lo Spirito irrompe nel mondo dall’Alto, dal grembo di Dio, lì dove il Figlio è stato generato, e fa nuove tutte le cose.
Alla vigilia dell’ultimo giorno del tempo di Pasqua, festa di Pentecoste, Francesco ricorda che si celebra “il primato dello Spirito” che – spiega – ci fa “ammutolire” di fronte all’“imprevedibilità del piano di Dio” e poi “trasalire di gioia”: si tratta di un “cammino di Chiesa”, fino all’arrivo alla “terra promessa”, “la città-Gerusalemme dalle porte sempre aperte per tutti, dove – ricorda il Papa – le varie lingue dell’uomo si compongono nell’armonia dello Spirito”. Francesco esorta quindi a tenere a mente le “doglie del parto”:
Comprendiamo che il nostro gemito, quello del popolo che abita in questa città e il gemito del creato intero non sono altro che il gemito stesso dello Spirito: è il parto del mondo nuovo. Dio è il Padre e la madre, Dio è la levatrice, Dio è il gemito, Dio è il Figlio generato nel mondo e noi, Chiesa, siamo al servizio di questo parto, non al servizio di noi stessi, non al servizio delle nostre ambizioni, di tanti sogni di potere: no. Al servizio di questo che Dio fa, di queste meraviglie, meraviglie che Dio fa.
Francesco vede come un “pericolo” la voglia di confondere le novità dello Spirito “con un metodo di ‘risistematizzare’ tutto”: lo Spirito di Dio – evidenzia – sconvolge tutto e ci fa incominciare non da capo, ma da un nuovo cammino”. Sotto il grido della gente, dice, non c’è altro che un “gemito autentico” dello Spirito Santo.
Lasciamoci allora prendere per mano dallo Spirito e portare in mezzo al cuore della città per ascoltarne il grido, il gemito.
Il Papa, richiamando la Seconda Lettura dal libro dell’Esodo, ricorda che Dio ha voluto che Mosè scendesse con Lui “in mezzo” agli Israeliti.
Il cuore di Mosè deve diventare come quello di Dio, attento e sensibile alle sofferenze e ai sogni degli uomini, a quello che gridano di nascosto quando alzano le mani verso il Cielo, perché non hanno più appigli sulla terra. È il gemito dello Spirito, e Mosè deve ascoltare non con l’udito: con il cuore. Oggi chiede a noi, cristiani, di imparare ad ascoltare con il cuore. E il Maestro di questo ascolto è lo Spirito. Aprire il cuore perché Lui ci insegni ad ascoltare con il cuore. Aprirlo.
Gesù, prosegue il Pontefice citando il Vangelo di Giovanni, “è in mezzo a noi”: “dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva”. È “il fiume d’acqua viva” dello Spirito Santo che scaturisce dal grembo di Gesù e che “lava e feconda la Chiesa, mistica sposa rappresentata da Maria, nuova Eva, ai piedi della croce”. È dunque lo Spirito Santo che “sgorga dal grembo di misericordia di Gesù Risorto” che, aggiunge Francesco, “ci trasforma in Chiesa-grembo di misericordia, cioè in una ‘madre dal cuore aperto’ per tutti”!
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