L’imperativo è duplice: distanza tra i fedeli e sanificazione continua. Secondo le indicazioni più attendibili, la ripresa delle celebrazioni domenicali potrebbe avvenire a fine maggio. Ma i preti scalpitano.
“Ci atterremo a quello che ci dirà il governo, ma siamo pronti a celebrare la messa all’aperto – dice don Nicolò Anselmi, parroco di Santa Maria delle Vigne a Genova – abbiamo una piccola piazzetta di fronte alla chiesa e potremo celebrare lì”. A Padova don Marco Sanavio considera la messa all’aperto “più inclusiva”. “Molte comunità, qui nel Nord Est, sono attrezzate con ampi spazi per feste patronali e si potrà celebrare senza problemi”. Don Paolo Padrini è parroco della Val Curone, in provincia di Alessandria. “Siamo preparati a trovare spazi e non avrò nessun problema ad adeguarmi a qualsiasi tipo di disposizione. Per fortuna il tempo ci aiuta e sarà bello trovarsi insieme a prescindere dal luogo, fermo restando la dignità dell’Eucarestia, che richiede cura e attenzione”.
Pronti a “tutti gli scenari possibili” anche a Firenze. Don Francesco De Ruvo, della parrocchia Sacra Famiglia, è già in attività. “Da tempo avevamo spostato le panche in chiesa, pensato a un servizio d’ordine per limitare il numero dei fedeli. Messe all’aperto? Appena ci danno la possibilità, non vediamo l’ora”.
“Qualsiasi proposta che ci consenta di celebrare la messa, per il bene dei fedeli, la accoglieremo. Ci adattiamo. Non è importante il luogo, quanto condividere Cristo”, dice don Giovanni Ferrari, parroco del Sacro Cuore ad Arezzo. Favorevole e pronto per le messe all’aperto, “da subito”, anche don Simone Di Vito, di Coreno Ausonio (Frosinone). “Al lato della nostra chiesa c’è una bella piazza – racconta – è auspicabile riprendere la celebrazione”. Mentre per Frà Emiliano Antenucci, in Abruzzo, “ora deve partire la fase fede” con i cristiani impegnati a riscoprire “la fede non solo come tradizione ma come tesoro prezioso”.
In attesa delle indicazioni anche i frati di Assisi. “La Basilica superiore e inferiore offrono la possibilità di celebrare sia all’aperto, sul sagrato, sia all’interno, lungo le navate – spiega padre Enzo Fortunato, portavoce del Sacro Convento – e qualsiasi indicazione ci daranno verrà adottata”.
D’accordo anche i sacerdoti del sud. Padre Leonardo Civitavecchia, a Bitonto, dopo aver celebrato la messa di Pasqua sul tetto della parrocchia, è pronto a dire messa in piazza. “Vogliamo celebrare con il popolo, non siamo una religione da smartphone”. Non mancano, tuttavia, alcuni problemi.
“Celebrare all’aperto significa farlo in piazza e non è semplicissimo – dice don Mimmo Iervolino, parroco a Pomigliano d’Arco – e poi c’è il problema della comunione. Qualcuno suggerisce di darla con le pinze. Ma non è semplice”.
di Serena Sartini , seguila su twitter @serena_sartini
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