Perchè San Benedetto è stato il Patrono d’Europa?
Paolo VI lo proclamò patrono d’Europa il 24 ottobre 1964…
Nel 1964 Paolo Vi lo scelse come patrono principale dell’intera Europa (a lui si aggiunsero tra il 1980 e il 1999 altri cinque santi: Brigida di Svezia, Caterina di Siena, Cirillo e Metodio, Teresa Benedetta della Croce).
La proclamazione avvenne esattamente il 24 ottobre 1964, giorno in cui papa Montini riconsacrò la chiesa abbaziale di Montecassino, distrutta 20 anni prima, nel 1944, durante la seconda Guerra mondiale.
Nella lettera apostolica “Pacis nuntius” il Papa, spiegando le motivazioni della scelta di san Benedetto a patrono d’Europa, ricordava che “egli insegnò all’umanità il primato del culto divino per mezzo dell’«opus Dei», ossia della preghiera liturgica e rituale. Fu così che egli cementò quell’unità spirituale in Europa in forza della quale popoli divisi sul piano linguistico, etnico e culturale avvertirono di costituire l’unico popolo di Dio“.
Paolo VI quindi, proclamando San Benedetto Patrono d’Europa, intese riconoscere l’opera meravigliosa svolta dal Santo mediante la Regola per la formazione della civiltà e della cultura europea.
Oggi l’Europa – uscita appena da un secolo profondamente ferito da due guerre mondiali e dopo il crollo delle grandi ideologie rivelatesi come tragiche utopie – è alla ricerca della propria identità. Per creare un’unità nuova e duratura, sono certo importanti gli strumenti politici, economici e giuridici, ma occorre anche suscitare un rinnovamento etico e spirituale che attinga alle radici cristiane del Continente, altrimenti non si può ricostruire l’Europa. Senza questa linfa vitale, l’uomo resta esposto al pericolo di soccombere all’antica tentazione di volersi redimere da sé – utopia che, in modi diversi, nell’Europa del Novecento ha causato, come ha rilevato il Papa Giovanni Paolo II, “un regresso senza precedenti nella tormentata storia dell’umanità” (Insegnamenti, XIII/1, 1990, p. 58).
Cercando il vero progresso, ascoltiamo anche oggi la Regola di san Benedetto come una luce per il nostro cammino. Il grande monaco rimane un vero maestro alla cui scuola possiamo imparare l’arte di vivere l’umanesimo vero.
Benedetto qualificò la Regola come “minima, tracciata solo per l’inizio” (73,8); in realtà però essa offre indicazioni utili non solo ai monaci, ma anche a tutti coloro che cercano una guida nel loro cammino verso Dio. Per la sua misura, la sua umanità e il suo sobrio discernimento tra l’essenziale e il secondario nella vita spirituale, essa ha potuto mantenere la sua forza illuminante fino ad oggi. (Avvenire – Famiglia Cristiana)
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