Ho Chi Minh City (AsiaNews) – “Quando vedo i poveri, i più sfortunati, sento per loro un amore profondo”. Per questo trascorre molto tempo con le persone indigenti dei villaggi che si trovano attorno al suo convento. “Quando svolgiamo una qualsiasi attività nel campo sociale, esprimiamo fino in fondo il nostro amore per gli altri e la gioia nel donarci a loro”. È quanto racconta ad AsiaNews suor An, nata il 13 maggio 1968 nel villaggio di An Hiep, distretto di Chau Thanh, nella provincia meridionale di Ben Tre, nel sud del Vietnam. La religiosa appartiene al convento di Cai Nhum, nel distretto di Cho Lach, e da anni opera a favore di ultimi ed emarginati. “Lavorando a contatto con le giovani che vivono in circostanze difficili – aggiunge – si capisce la necessità di promuovere progetti di prevenzione, di piccola scala”. E molti hanno voluto aderire “con entusiasmo”.
L’esperienza di suor An è simile a quella di molti altri volontari, laici e religiosi cattolici, che hanno deciso di dedicare una parte, o anche più, della loro vita in aiuto delle persone, singoli individui o gruppi, che si trovano in difficoltà. Come abbiamo raccontato nei giorni scorsi, in Vietnam si consuma una delle forme moderne di schiavitù, il traffico di giovani donne costrette a prostituirsi nei bordelli lungo la frontiera con la Cina o vendute in spose oltreconfine.
Lavorando a contatto con i soggetti più a rischio, i cattolici hanno saputo creare gruppi di aiuto e associazioni formate da persone di fede diversa, con la presenza di buddisti, protestanti e di persone senza un particolare credo religioso. Tuttavia, alla base vi era il proposito comune di aiutare quanti vivono ai margini della società, secondo le direttive tracciate dalla Chiesa nella prima Giornata di preghiera e riflessione contro la tratta delle persone, che si è celebrata ieri, 8 febbraio.
In Vietnam una delle categorie più a rischio è quella delle giovani donne – spesso minorenni, delle aree rurali, anche se negli ultimi tempi il fenomeno ha riguardato pure le ragazze di città – che finiscono per prostituirsi o vengono vendute in sposa a uomini cinesi oltreconfine. La tratta delle giovani, spesso adolescenti di soli 16 o 17 anni, si concentra attorno alle grandi metropoli, come Ho Chi Minh City nel sud. Solo nel 2014 migliaia di ragazze hanno varcato la frontiera con la Cina e la Cambogia, per essere sfruttate nei bordelli o divenire vittime di matrimoni forzati.
In questo, come in molti altri settori del sociale, si concentra il lavoro della Chiesa e dei volontari cattolici. In molti decidono di dedicarsi al sociale per un sentimento di “compassione” e vicinanza verso i bambini più sfortunati e le persone indigenti. Tuttavia, nel tempo questa desiderio di aiutare il prossimo ha permesso la creazione di gruppi e associazioni che operano con competenza e professionalità, promuovendo programmi mirati e progetti specifici. In alcuni casi si tratta di persone anch’esse povere, ma “ricche” nell’animo e disposte a donare parte del proprio tempo e dele proprie risorse per aiutare gli altri, soprattutto i più piccoli e le ragazze vittime del racket della prostituzione.
Il Vietnam attraversa un periodo di sviluppo economico, che ha trasformato nel profondo il Paese e stravolto le basi della famiglia e della società. Per questo gli operatori del sociale puntano sull’equilibrio fra sviluppo individuale e di gruppo, tra sviluppo materiale e sociale. Un cattolico impegnato nel sociale è “una persona che crede in Dio e ha fiducia nelle persone”. Perché quando amiamo le persone, afferma un volontario, “ci sentiamo felici”. Anche per questo vi sono esempi come quello delle suore che, in molti casi, pur non ricevendo compensi si prodigano a fondo per gli altri e tanti fedeli ne seguono l’esempio, promuovendo uno “sviluppo umano complessivo”. “Vogliamo lavorare in comunione con la Chiesa – spiegano alcuni volontari di Saigon – e siamo determinati ad aiutare gli emarginati, senza alcuna discriminazione. In Vietnam vi sono persone, concludono, che operano con discrezione e modestia, “da questi esempi abbiamo molto da imparare”.
Fonte. AsiaNews.it
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