«Come don Bosco con i giovani per i giovani». Ecco il motto voluto dal Rettor maggiore dei Salesiani, don Angel Fernandez Artime, per accompagnare il bicentenario della nascita del “santo dei giovani”: questa semplice frase orienterà anche le riflessioni durante il raduno mondiale del Sym (Salesian youth movement), in programma a Torino dal 10 al 16 agosto. «“Come don Bosco” – sottolinea
don Moreno Filipetto, direttore dell’ufficio stampa del Bicentenario – significa che dobbiamo costantemente guardare a lui. Quella che celebriamo non è la ricorrenza di un morto, ma la festa di un vivo, il cui esempio si rinnova ogni giorno. L’espressione “con i giovani”, poi, è un forte richiamo alla concretezza: il nostro fondatore non amava le prediche dall’alto, ma sapeva stare in mezzo ai ragazzi, li conosceva in profondità e non aveva paura di buttarsi nella mischia. Infine “per i giovani” vuol dire avere a cuore seriamente la vita di qualcuno e orientare di conseguenza le proprie scelte. Questo è il sentiero lungo cui dobbiamo sforzarci di camminare».Non è la prima volta che il movimento salesiano cerca occasioni di confronto a livello mondiale: uno tra gli ultimi appuntamenti è stato nel 2011 a Madrid, in concomitanza con la Gmg. Ma di sicuro, date le circostanze, l’incontro di Torino avrà un sapore particolare. «Nell’800 il Piemonte è stato testimone di uno ‘tsunami’ di santità – riflette ancora don Filipetto – E noi che in questa terra abitiamo forse non ne siamo del tutto consapevoli. E’ bello ed è importante che quanti nel mondo condividono il carisma salesiano abbiano un’opportunità per venire qui, a vedere le origini di quella storia che li ha resi protagonisti e fatti sentire amati, a scoprire come da uno sperduto borgo dell’astigiano sia partito un sogno capace di raggiungere 132 Paesi».
Anche Renato Cursi, coordinatore Movimento Giovanile Salesiano Italia, sottolinea la portata internazionale dell’evento. «Proprio in questi giorni – racconta – stiamo lavorando per far ottenere i visti d’ingresso a ragazzi provenienti da aree di forte tensione, come la Siria, la Palestina, l’Egitto o il Sud Sudan. Non possiamo che constatare come l’esempio di don Bosco sia davvero patrimonio dell’umanità». Orizzonti diversi e lontani racchiudono sfide inedite. Eppure qualcosa resta costante: «Oggi come nell’Ottocento – osserva Cursi – il mondo dell’economia e del lavoro tende a emarginare i giovani più disagiati: seleziona quelli che piacciono e scarta gli altri. Ma è proprio nelle fasce ‘delicate’ che si nascondono le energie più profonde e le più grandi potenzialità. Don Bosco è stato il volto di un pastore: si è chinato sui giovani e se n’è fatto carico. Tuttora i salesiani sono chiamati a questo impegno per la vita».
Di Lorenzo Montanaro per Famiglia Cristiana
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