Ci sono sempre uomini malvagi che invidiano la virtù dei buoni, il prete della chiesa vicina, di nome Fiorenzo, spinto dalla malizia cominciò a nutrire invidia per le buone opere del santo e a denigrarne la vita.
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Fiorenzo, accecato e sempre più divorato dal fuoco dell’invidia, per la stima di cui godeva Benedetto, giunse al punto da inviare al servo dell’Onnipotente un pane avvelenato, come fosse benedetto. L’uomo di Dio lo accettò ringraziando, ma non gli sfuggì l’insidia che esso conteneva.
Dalla vicina foresta, all’ora del pasto era solito arrivare un corvo, che riceveva del pane dalle sue mani. Quel giorno, quando giunse il corvo, l’uomo di Dio gli porse dinanzi il pane ricevuto dal prete, è gli comandò: “In nome di Gesù Cristo, prendi questo pane e portalo dove nessuno possa trovarlo“. Il corvo cominciò a svolazzare attorno a quel pane, gracchiando come volesse dire, d’esser pronto a ubbidire, ma di non poter eseguire l’ordine. L’uomo di Dio gli ripeté allora più volte: “Prendilo senza timore, e vai a gettarlo dove nessuno lo possa trovare“. Dopo aver indugiato a lungo, alla fine il corvo lo afferrò e si alzò in volo allontanandosi. Circa tre ore dopo fece ritorno senza quel pane, e dalla mano del santo ricevette il cibo che era solito avere.
Fiorenzo non avendo potuto eliminare Benedetto, tentò di uccidere le anime dei discepoli. Mando nel monastero, dove si trovava Benedetto, sette ragazze nude che tenendosi per mano, danzarono a lungo per eccitare i loro desideri carnali.
Dalla sua cella Benedetto vide la cosa e temette per i suoi discepoli più deboli. Convinto che la persecuzione di Fiorenzo riguardasse lui solo, decise di abbandonare il campo davanti all’invidia del prete. Provvide all’ordinamento dei monasteri che aveva fondato costituendo in essi dei superiori e accrescendo il numero dei fratelli. Poi, accompagnato da pochi monaci, si trasferì in un altro luogo.
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Appena l’uomo di Dio si fu con umiltà ritirato davanti all’odio di Fiorenzo, Dio onnipotente colpì il prete con un terribile castigo. Infatti, mentre era sul terrazzo di casa, rallegrandosi, per la partenza di Benedetto, pur rimanendo intatta l’intera casa, il terrazzo crollò, seppellendo sotto le sue macerie Fiorenzo.
Mauro, il discepolo dell’uomo di Dio, ritenne opportuno avvisare subito il venerabile Padre Benedetto, che si trovava a circa dieci chilometri dal monastero. Corse allora a dirgli: “Torna indietro, il prete che ti perseguitava è morto“. A quelle parole, l’uomo di Dio provò grande dolore, sia per la morte del suo nemico, sia per la gioia mostrata dal discepolo. A Mauro impose allora una penitenza, perché comunicandogli quella notizia, aveva osato mostrarsi lieto per la morte di un nemico.
foto copertina da www.umbrialov.com
Fonte digilander.libero.it
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