CONTO ALLA ROVESCIA PER SAN BROCHERO? A marzo il verdetto sul miracolo. Nel 2016, forse, la canonizzazione in Argentina. Sperando nella presenza del Papa
Manca poco, pochissimo, e si saprà se il Cura Brochero – il “prete gaucho” amatissimo in Argentina – potrà compiere il grande passo ed essere annoverato nel santorale cattolico, dopo la beatificazione avvenuta nel 2013. “Il verdetto della commissione di 7 medici della Pontificia Congregazione per la Causa dei Santi, che da Roma sta studiando il possibile miracolo, si dovrebbe conoscere a marzo”, conferma Mons. Santiago Olivera, arcivescovo della città argentina di Cruz del Eje e postulatore della causa di canonizzazione. “Dopodiché, la parola passerà alla commissione dei teologi, quindi ai vescovi e cardinali e finalmente alla firma del decreto da parte del Papa”.
Il miracolo in questione sarebbe la rapida guarigione di una bambina aggredita dal patrigno e dalla madre. Secondo l’Agenzia cattolica argentina (AICA) la bimba si chiamerebbe Camila Brusotti ed è originaria della città di San Juan, dove il patrigno Pedro Oris e la madre Alejandra Ríos l’avrebbero severamente maltrattata.
Monsignor Olivera è reduce dal Vaticano, dove ha presentato alla Congregazione per le cause dei santi i risultati delle perizie realizzate in Argentina. “Naturalmente sono procedimenti da condurre nel riserbo”, spiega. “Tuttavia oltre a questo caso ce ne sono altri; molti riguardano coppie che non potevano avere figli oppure persone guarite da problemi cardiaci”. Il primo miracolo attribuito a Brochero, quello decisivo per la beatificazione, aveva invece avuto come protagonista un giovane la cui ripresa dopo un terribile incidente automobilistico non poté essere spiegata dagli esami medici condotti posteriormente. Mentre un altro ancora anteriore riguardava un bimbo molto piccolo.
A Roma Olivera si è incontrato anche con Papa Francesco. «Gli abbiamo detto che vorremmo fosse lui ad officiare l’eventuale cerimonia di canonizzazione in Argentina. Il Papa ha manifestato la volontà di farlo, anche attraverso una cartolina che ha firmato per la nostra diocesi in cui esprimeva il “vivo desiderio” di una rapida canonizzazione di Brochero». Sebbene ciò non vuol dire, tiene a sottolineare il postulatore, “che ci sia una qualsiasi corsia preferenziale per il prete gaucho”.
Sia come sia, la devozione di Francesco per Brochero non è un mistero per nessuno. Lo conferma Olivera. “È vero, perché tra l’altro era un prete che amava molto i gesuiti e gli esercizi spirituali”. E spiega ricordando un episodio con protagonista proprio l’attuale Papa: «Nel 2009 Bergoglio, allora arcivescovo di Buenos Aires, elogiò proprio Brochero citandolo quale esempio di “sacerdote che usciva, che andava verso l’incontro”. È la stessa idea di Chiesa del Papa, una Chiesa che stia in mezzo alla gente e che si può riassumere proprio nella definizione che il Papa dà di Brochero: “un pastore con odore a pecora”».
Anche il vicepostulatore della causa di canonizzazione, il sacerdote gesuita Julio Merediz, ci aveva raccontato un aneddoto simile: «Lui si trovava in visita alla casa di Brochero, a Villa Cura Brochero (il paese in cui il prete esercitò il suo ministero e dove morì, nei pressi della città di Cordoba N.d.R.). C’erano anche delle telecamere che lo riprendevano per un servizio giornalistico e io lo ascoltai ripetere: “Imitiamo il padre Brochero, che usciva, usciva – lo ripeté varie volte – usciva a cercare la gente, i lebbrosi, i malati, i poveri…”». E infatti, Brochero, povero e lebbroso ci morì, dopo aver percorso in lungo e in largo a dorso di mulo la Traslasierra, bella regione nei dintorni di Cordoba oggi nota per i suoi altipiani (le sierras, appunto), ma che all’epoca del prete gaucho era una terra difficile, sotto molti aspetti simile al “far west” americano.
Lì, dove mancava quasi tutto, l’attività di Brochero andò ben oltre la semplice evangelizzazione tanto che è oggi unanimemente riconosciuta come decisiva per lo sviluppo di quella parte del Paese. Il “pastore con odore a pecora” costruì personalmente – aveva buone conoscenze di ingegneria – e con l’aiuto dei fedeli scuole, strade, cappelle, uffici postali, oltre a fondare la Casa di Esercizi Spirituali ancora oggi in piena attività (e che attira anche molti non cattolici).
Ed è proprio quest’ultimo elemento, la Casa di Esercizi Spirituali (inaugurata nel 1877) a legare il “cura gaucho” a Catalina Maria de Rodríguez, la fondatrice delle Schiave del Cuore di Gesù continuatrici fin dal 1880 proprio dell’opera di Brochero. A Roma Mons. Olivera ha anche presentato i risultati delle ricerche condotte su un possibile miracolo proprio della religiosa (“riguarda una persona che stava per essere data clinicamente morta, poi ripresasi”, ha spiegato) che qualora confermato darebbe nuove speranze a quelli che – e in Argentina sono tanti – la vorrebbero vedere beata.
Se tutto andrà come previsto, la data è già fissata. “Sarebbe bello avere il Papa a Cordoba nel 2016 – prima del Congresso Eucaristico Nazionale – per celebrare Brochero e Catalina, insieme a tutti i fedeli”.
di Andrea Bonzo
Fonte: Terre D’America