Espressione di una Chiesa giovane, in pieno segno del pontificato di Francesco, Padre Stefano Cecchin (Ofm) è il Presidente della Pontificia Accademia Mariana. Lo ha voluto lo stesso pontefice a capo della importante istituzione romana, che ha vissuto sempre – nel corso degli anni – una particolare attenzione da parte della Santa Sede. Ricordiamo fra i diversi membri della PAMI (questa, in sintesi, la dicitura dell’Accademia), primi fra tutti, Giovanni Paolo II e Paolo VI.
Padre Cecchin, ci accoglie nel suo studio, colmo di volumi, e immagini di Maria. E’ immerso nel suo lavoro. Tra poco, infatti, ci sarà un importante corso di mariologia, dal titolo “Il fenomeno delle apparizioni: tra fede, teologia e scienza” che si terrà a Roma, presso l’Università Antonianum, dal 17-21 settembre 2018. La conclusione, un convegno, il 22 settembre sempre, dal titolo “L’uomo della Sindone e la donna di Guadalupe”. Poniamo al Presidente dell’Accademia, alcune domande, a chiusura di questo focus sulla festa della Natività di Maria.
Padre Stefano Cecchin, partiamo dal nome. Il nome di Maria, dunque. In fondo, la storia di tutti, in una certa misura, parte proprio dal nome…
Il nome di Maria: dall’antico egizio “mar”-“am”, amata dal dio Amon, o – altra interpretazione –“mar”- “am” cielo superiore e cielo inferiore, l’unione tra cielo e la terra. E’ una visione, questa, che troviamo nel libro dell’Apocalisse. Qualcuno sostiene che quella immagine sia una risposta, in fondo, a tutte le religioni. Infatti se facciamo un’analisi approfondita, proprio di tutti questi credi, scopriamo quanto sia presente, quanto ricorra in tutte l’idea della “nascita di un messia”. Una donna che avrebbe concepito un salvatore, una risposta a tutte le religioni, a tutte le magie, ai mali. Ecco, tutto questo, lo troviamo in Maria, in questa perfetta unione tra cielo e terra.
Unione tra cielo e terra. Nelle precedenti puntate di questo focus, abbiamo parlato, appunto di luoghi mariani. Luoghi, dunque, terra…
Beh, sì. E’ importante questo punto. Non è un caso che nella Scrittura troviamo sempre un Dio che si manifesta in un luogo. La Bibbia parla, tra l’altro, di apparizioni in luoghi specifici. Questo ci fa pensare non poco. La “voluta” scelta di Dio di alcuni luoghi, e poi, non possiamo dimenticarlo, il tenere a questi luoghi, il volere che possano essere poi venerati. In fondo, per Maria, possiamo intendere il Roveto ardente, come Sua prima apparizione…
Un luogo, molte volte, ha a che fare con il concetto di “casa”.
Maria, rappresenta, la “casa di tutti i battezzati”, così come la stessa Chiesa. Maria è fatta Chiesa. Qui vi è già l’idea della casa! Dio ha preparato, fin dall’eternità, una casa per il Suo Figlio e lo ha preparato nel grembo di Maria. Il Padre che ama immensamente Suo figlio, sceglie il luogo più bello come casa: Maria.
E, il tema della “casa” non può che richiamare quella del famoso “ripara la mia casa” del Crocifisso di San Damiano.
Quel “ripara la mia casa”, come molti hanno inteso, è la Chiesa. E’ interessante soffermarsi su come San Francesco saluti la Vergine, con quella preghiera “Ave suo palazzo./ ave, suo tabernacolo,/ ave, sua casa./Ave, suo vestimento…”. Dunque, Francesco quando parla di Maria, parla della Chiesa. Infatti, non a caso, per riferirsi a Lei, riprende gli argomenti della consacrazione della Chiesa. Maria è, per San Francesco, la Chiesa. Maria è il luogo dove è presente il Figlio di Dio.
Da questo, allora, possiamo anche comprendere come Francesco abbia sempre avuto una grande attenzione nel rimanere sotto l’autorità della Chiesa, sotto l’autorità del Pontefice.
Questo è un principio fondamentale, seppur bisogna ribadire – come sta facendo Papa Francesco – che la Chiesa comprende, è fatta, da tutti i battezzati. Poi c’è la gerarchia, e a capo di questa, appunto, il Papa. Simbolo dell’unità della Chiesa.
Come Maria, unità degli Apostoli
Infatti. Per questo motivo, io non amo l’idea della casa di Efeso. Anche perché l’ultima testimonianza che ci dà il Vangelo di Maria, è lì, , nel cenacolo. Non si è mai distaccata da questo, poiché era lì il suo posto. Nel cenacolo, lì, dove lo Spirito Santo aleggiava.
Ma ritorniamo ai passi di Francesco, al suo amore per Maria.
Bisogna prima di tutto, pensare a Francesco, non come quel ragazzo scapestrato che più volte una certa “iconografia” ci ha dato. Quell’idea, per capirci, che riprende le biografie dei santi, come Sant’Agostino, etc. Francesco era un ragazzo normale. Che pensa alla sua vita. Che pensava di divenire cavaliere, che era cosa normale, vista ala sua estrazione sociale. Poi sappiamo bene il resto: la malattia, la guerra, i fallimenti…E davanti a questo, Francesco pensa a voler fare, poi, esperienza di sé stesso. Da “uomo esteriore”, comincia a scoprire il suo cuore. Fino ad arrivare a San Damiano che diventa una icona e una immagine di un Dio che si fa presente…
Come si fa presente, allora, Maria, nel cammino di conversione di Francesco?
I biografi, come Celano, e San Bonaventura ci parlano del Francesco che passa da questa esperienza della voce intima di San Damiano, a quella di Santa Maria degli Angeli. Dicono gli autori che va lì non solo per la sua vicinanza ai luoghi poveri (tema, sempre presente nel Santo), ma anche per la sua devozione Maria. Questo è importante ribadirlo! E lui, pregava, ogni giorno la Madre della Misericordia – ricordiamo che è questo il periodo della diffusione, della devozione del titolo di Madre di Misericordia – pregava lei. E dice Bonaventura che fu proprio la Madre di Misericordia nella chiesa di Santa Maria degli Angeli a far “concepire e partorire lo spirito della verità evangelica”. E’ lì che San Francesco ascolta il Vangelo. E’ lì che coltiva la sua devozione a Maria, e poi la sua vocazione. Questa rivelazione avviene grazie a Maria. Non è un caso, forse, che proprio alla Porziuncola, a Santa Maria, lì nasca l’Ordine. Tutto ciò che è fecondo nasce da Maria.
Ed è alla Porziuncola che desidera morire…vicino a Maria, in un certo senso.
E’ da sottolineare, appunto, che proprio le sue ultime volontà, espressa a Santa Chiara, fanno riferimento alla Vergine Maria. Dirà, infatti: “Io frate Francesco, piccolino, voglio seguire la vita e la povertà di nostro Signore Gesù Cristo, e della Sua Santissima Madre”. Tutto questo, ci indica bene, l’antropologia di Francesco: la sequela che noi dobbiamo avere, non al solo Gesù, ma anche a quel perfetto modello dell’Umanità tutta, che è da trovarsi in Maria. Così abbiamo veramente di fronte, l’Umanità nella sue duplice espressione: maschile e femminile. Mi ha sempre affascinato, infatti, l’immagine della Creazione dell’Uomo, nella Cappella Sistina. Quella creazione. Quel Dio che ha sotto braccio una donna(e molte volte viene dimenticato), e la presenta all’uomo. Il momento in cui Dio rivela all’uomo la donna.
Fonte sanfrancescopatronoditalia.it/Antonio Tarallo
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