Padre Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, propone una riflessione riguardo il legame tra il Poverello d’Assisi e il tema del prossimo Giubileo
Un filo conduttore unisce il nome scelto da Bergoglio una volta salito sul soglio pontificio e l’istituzione dell’Anno Santo dedicato alla misericordia. È un filo che nasce lungo i ciottoli della ridente e medievale Assisi e si dipana, donando una traccia indelebile, attraverso la storia della Chiesa, dell’Italia e dell’umanità tutta.
San Francesco, cresciuto nell’agiatezza e nei fasti di una ricca famiglia, si immerge in un’umanità nuova dopo aver ricevuto l’abbraccio benedicente del Padre di ogni misericordia. Abbraccio che riceve, accoglie e ama. E che poi elargisce al prossimo, riconoscendo in ognuno il volto di Cristo.
Alla vigilia della celebrazione del Patrono d’Italia, che si tiene il 4 ottobre, ZENIT ha invitato padre Raniero Cantalamessa, OFM Cap., predicatore della Casa Pontificia, a proporre per i lettori alcune riflessioni riguardo il legame tra San Francesco e la misericordia. Proprio in questi giorni è uscito in libreria, in coedizione tra ZenitBooks e Àncora Editrice, il volume di padre Cantalamessa dal titolo Innamorato di Cristo: il segreto di Francesco d’Assisi.
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“Il Signore stesso mi condusse tra i lebbrosi e usai con essi misericordia”. Padre Raniero, nel suo Testamento San Francesco scelse una parola molto precisa – misericordia – per indicare l’inizio della sua conversione…
La misericordia fu il primo frutto del suo avvicinamento al Signore. Non dimentichiamo quello che Francesco dice nella stessa frase: “Il Signore mi condusse tra loro”. Ci sono stati alcuni (per esempio, in tempi a noi vicini, Simone Weil) che sono arrivati a Cristo partendo dall’amore per i poveri e vi sono stati altri che sono arrivati ai poveri partendo dall’amore per Cristo. Francesco appartiene a questi secondi. Ma questo riflette l’ordine profondo che c’è tra le opere e la grazia. Francesco ha dapprima esperimentato la misericordia di Dio verso di lui, la misericordia come dono gratuito, ed è questo che lo ha spinto e gli ha dato la forza di avere misericordia del lebbroso e dei poveri.
A Suo avviso, c’è qualche episodio della vita di San Francesco in cui traspare maggiormente il volto della misericordia?
Ricordo in particolare quello che il Poverello scrisse un giorno a un ministro (così egli chiamava i superiori nel suo ordine, cioè servitori): “Non ci sia alcun frate al mondo, che abbia peccato, quanto è possibile peccare, che, dopo aver visto i tuoi occhi, non se ne torni via senza il tuo perdono, se egli lo chiede; e se non chiedesse perdono, chiedi tu a lui se vuole essere perdonato. E se, in seguito, mille volte peccasse davanti ai tuoi occhi, amalo più di me per questo: che tu possa attrarlo al Signore; ed abbi sempre misericordia per tali fratelli” (Lettera a un ministro – FF nr. 235).
Cos’è che accomuna misericordia e salvaguardia del Creato?
Nella sua Enciclica sul rispetto del creato papa Francesco scrive : “La violenza che c’è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi. Per questo, fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra, che geme e soffre le doglie del parto” (Rom 8,22) (“Laudato si’”, nr. 2). Già Francesco d’Assisi, a cui l’Enciclica si ispira, aveva dato un volto umano al creato, facendo di ogni creatura un fratello o una sorella: fratello il sole, sorella la luna, madre la terra… È vero, la terra somiglia oggi proprio a quel poveretto assalito dai briganti e lasciato mezzo morto per la strada. Molti vi passano accanto e tirano dritti, o facendo finta di non vedere, o semplicemente lasciando ad altri che verranno dopo di loro di occuparsi del problema. Se è così, il Papa, con la sua coraggiosa denuncia, si è mostrato, lui stesso, un “buon samaritano” per nostra “sorella, madre terra”. Naturalmente c’è un altro rapporto, più “umano”, tra misericordia e cura del creato ed è che avere rispetto del creato significa avere misericordia per quelli che verranno dopo di noi e non lasciarli senza risorse per una vita dignitosa sulla terra. Bisogna leggere anche al futuro le sette opere di misericordia corporale: dar da mangiare a chi avrà un giorno fame, da bere a chi avrà un giorno sete…
L’Anno Santo straordinario coincide con gli 800 anni del Perdono d’Assisi. Come nacque in San Francesco la richiesta di questa indulgenza plenaria da girare a papa Onorio III?
Non ho conoscenze sufficienti per rispondere adeguatamente a questa domanda anche perché si sa che ci sono controverse opinioni, ma penso che tale richiesta possa essere scaturita soltanto dal desiderio di Francesco che la Misericordia del Signore arrivasse ad ogni cuore.
Come può l’esperienza di San Francesco essere maestra di misericordia per noi, uomini e donne d’oggi?
In molti modi. Una è andare incontro ai “nuovi lebbrosi” di oggi, le persone evitate o allontanate da tutti; andare come lui verso gli ultimi, verso le “periferie esistenziali” che esistono anche vicino a noi. Soprattutto Francesco ci addita la fonte da cui si può attingere la forza per fare questo, ed è vedere Cristo nel fratello, ricordarsi di quella parola di Cristo: “L’avete fatto a me”.
Il 4 ottobre, memoria di San Francesco, inizia il Sinodo dei Vescovi. Come la misericordia può parlare alla crisi della famiglia odierna?
Papa Francesco ha messo chiaramente tutta la discussione sulla famiglia e sui suoi problemi sotto il segno della misericordia di Dio e di Cristo. È dall’esempio di Cristo, dal suo comportamento verso gli “irregolari” di allora (Zaccheo, Samaritana, adultera, peccatrice) che si deve partire per risolvere le questioni spinose che la crisi attuale della famiglia presenta alla Chiesa. Ma su questo è bene attendere anzichè anticipare le conclusioni del Sinodo.
di Federico Cenci per Zenit.org
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