San Giovanni Paolo II aveva un’intensa devozione per il Principe delle milizie celesti. Un rapporto speciale che lo portava spesso a ricordare il potere che ha questo Arcangelo contro le perversioni diaboliche.
Nel 1987 Karol Wojtyla, durante la visita pastorale in Puglia, proprio dal Santuario di Monte Santangelo, fece una richiesta profetica: “San Michele proteggici dalla dissacrazione della famiglia.” La famiglia, quella battaglia finale detta anche a Medjugorie, su cui il bene e male avranno da lottare duramente, con la certezza però che le “porte degli inferi non prevarranno”.
Sempre dal Santuario di Monte Sant’Angelo, sono uscite parole forti da San Giovanni Paolo II, che hanno reso nota, col tempo a tutto il mondo, la sua devozione verso il Principe delle milizie celesti.
Nella visita pastorale dell’allora Papa, il 24 maggio 1987, il Papa parlò cosi: “La figura dell’Arcangelo Michele è protagonista in tante pagine dell’Antico e del Nuovo Testamento ed è stata sentita ed invocata dal popolo e quanto la Chiesa abbia bisogno della sua celeste protezione: di lui, che viene presentato nella Bibbia come il grande lottatore contro il Dragone, il capo dei Demoni».
Continua «Perché il Demonio è tuttora vivo ed operante nel mondo. Infatti il male che è in esso, il disordine che si riscontra nella società, l’incoerenza dell’uomo, la frattura interiore della quale è vittima non sono solo le conseguenze del peccato originale, ma anche l’effetto dell’azione infestatrice ed oscura di Satana, di questo insidiatore dell’equilibrio morale dell’uomo».Nello scritto di Don Marcello Stanzione, “Antologia Angelica” vengono riportati altri interventi di quel giorno, che rivelano lo stretto legame con l’arcangelo.
“Sono venuto anch’io per godere un istante dell’atmosfera propria di questo Santuario, fatta di silenzio, di preghiera e di penitenza; sono venuto per venerare ed invocare l’Arcangelo Michele perché protegga e difenda la Santa Chiesa, in un momento in cui è difficile rendere un’autentica testimonianza cristiana senza compromessi e senza accomodamenti. Fin da quando Papa Gelasio I concesse, nel 493, il suo assenso alla dedicazione della Grotta delle Apparizioni dell’Arcangelo San Michele, una serie di Romani Pontefici si mise sulle sue orme per venerare questo luogo sacro”.
La preghiera al condottiero delle milizie celesti, venne ripresa solo nel 1994 da Karol Wojtyla, prima del 1964, anno in cui fu abolita, questa veniva recitata da ministri e celebrante, inginocchiati davanti all’altare a voce alta, insieme ai fedeli.
Giovanni Paolo II, durante la recita del Regina Coeli del 24 aprile 1994, disse: “Anche se oggi questa preghiera non viene più recitata al termine della celebrazione eucaristica, invito tutti a non dimenticarla, ma a reciterla per ottenere di essere aiutati nella battaglia contro le forze delle tenebre e contro lo spirito di questo mondo.”
Inoltre durante le celebrazioni per l’Anno Internazionale della Famiglia, sempre nello stesso anno, esortava tutti i cattolici a recitarla quotidianamente.
Il Santo Padre non aveva ordinato che la preghiera doveva essere pronunciata dopo la Santa Messa, come era di precetto fino al Concilio Vaticano II, ma ha tuttavia chiesto ai fedeli di pregarla costantemente anche in privato per superare le forze dell’oscurità e del male
:In un’altra occasione Giovanni Paolo II chiese all’Arcangelo Michele la salvezza in particolare dalle “calamità caratteristiche di questo nostro tempo che sono la dissacrazione della famiglia, la violenza e la droga“.
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Il 13 ottobre 1884 papa Leone XIII, dopo avere celebrato la santa Messa, resta in Chiesa ad assistere ad una Messa di ringraziamento.
Ad un certo punto, il Pontefice alza lo sguardo e rimane a fissare sopra il capo del sacerdote celebrante, per alcuni minuti.
Meraviglia e terrore compaiono sul suo volto, quando torna in sé i familiari con premura lo seguono verso il suo studio privato, dove si dirigeva velocemente e chiedevano come stesse.
Dopo aver fatto chiamare il segretario della Congregazione dei Riti e porgendogli un foglio, gli ordina di far stampare ciò che aveva scritto e di farlo avere a tutti gli Ordinari del mondo.
Il foglio conteneva l’invocazione a San Michele Arcangelo da recitare al termine della santa Messa, in difesa della Chiesa contro i nemici diabolici all’interno e all’esterno di essa.
San Michele Arcangelo, difendici nella lotta; sii tu il nostro aiuto contro la malvagità e le insidie del demonio. Supplichevoli preghiamo che Dio lo domini e tu, capo della milizia celeste, con il potere che ti viene da Dio, incatena nell’Inferno Satana e gli altri spiriti maligni che si aggirano per il mondo per perdere le anime. Amen.
Dopo che Papa Gelasio I, nel 493, diede il suo assenso alla dedicazione della Grotta delle Apparizioni dell’Arcangelo San Michele, furono numerosi i pontefici che incominciarono a professare la devozione a San Michele Arcangelo. Tra questi: Agapito I, Leone IX, Urbano II, Innocenzo II, Celestino III, Urbano IV, Gregorio IX, San Pietro Celestino e Benedetto IX ed ovviamente Giovanni Paolo II.
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Anche numerosi Santi, ci ricorda Giovanni Paolo II, sono stati devoti al principe delle milize celesti, tra questi: San Bernardo, San Guglielmo da Vercelli, Fondatore dell’Abbazia di Montevergine, San Tommaso d’Aquino, Santa Caterina da Siena, San Francesco d’Assisi, ».
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