Nell’omelia della messa d’inizio pontificato, il 19 marzo 2013, papa Bergoglio citò ben dodici volte il Santo. Il padre putativo di Gesù non si fa tante domande, apre le braccia e accoglie. Per celebrare questa giornata alcuni papà si raccontano.
Bisogna rileggere la prima omelia per capire il pontificato di Bergoglio. Poche righe, la parola “papa” pronunciata una volta sola, Pietro quattro volte e ben dodici volte San Giuseppe, il custode della Sacra Famiglia, il “padre putativo” di Gesù, definizione mandata a memoria da schiere di ragazzi al catechismo.
San Giuseppe è il modello a cui Bergoglio si è ispirato quando in questi tre anni ha ripetuto che il vero potere è il servizio. E non poteva che mettere sotto la protezione di San Giuseppe il documento finale del Sinodo dei vescovi sulla famiglia, che firmerà proprio il 19 marzo. San Giuseppe è la figura al cuore del pontificato, perché san Giuseppe non si fa tante domande, apre le braccia e accoglie, servizio umile, concreto e sorattutto ricco di fede. San Giuseppe ha “custodito” Gesù e Maria, cioè il Vangelo, esattamente come ha fatto Bergoglio in questi tre anni e come ha insegnato a fare a tutti.
Nella sua stanza a Santa Marta ha una piccola statuetta di san Giuseppe che dorme. E’ nel sonno che Dio ha detto san Giuseppe di proteggere Maria e il piccolo Gesù. E lì sotto Bergoglio mette i documenti più importanti, le lettere più drammatiche, sulle quali ha bisogno un consiglio da San Giuseppe “il custode”.
Redazione Papaboys (Fonte www.famigliacristiana.it)