100.mo anniversario della morte di San Luigi Guanella, avvenuta il 24 ottobre a Como, il sacerdote fondatore delle Congregazioni cattoliche dei Servi della Carità e delle Figlie di Santa Maria della Divina Provvidenza.
Per l’occasione, nei mesi scorsi è stato compiuto in diverse città d’Italia un pellegrinaggio dell’urna contenente le spoglie del Santo, di solito custodite nel Santuario del Sacro Cuore di Como. Don Guanella fu dichiarato Beato da Paolo VI il 25 ottobre 1964. A proclamarlo Santo in piazza San Pietro, il 23 ottobre 2011, fu Benedetto XVI. Il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, dichiarò che “don Guanella è da annoverare tra i ‘santi sociali'” per le sue attività caritative.
Oggi, giorno della sua festa liturgica e centenario della sua morte, a Como è stata celebrata una Messa solenne con la consacrazione di 4 nuovi confratelli, altre celebrazioni si stanno svolgendo in tutti i Paesi in cui le due Congregazioni si sono diffuse. Ma chi è stato San Luigi Guanella? Risponde, al microfono di Adriana Masotti , l’attuale superiore generale dei Servi della Carità, padre Alfonso Crippa:
R. – Innanzitutto, è riconosciuto nella Chiesa come Santo, ma con delle particolarità. Il suo impegno particolare di apostolato è stato verso i poveri, le persone più abbandonate: a loro ha dedicato praticamente tutta la sua vita. Era sacerdote diocesano e ha voluto staccarsi dalla diocesi per iniziare un progetto di vita religiosa, sia con le sue suore e poi con i suoi Servi della Carità – i sacerdoti – per poter assicurare a tante persone, a quei tempi molto abbandonate anche dal servizio sociale, una famiglia, un servizio, specialmente agli anziani, i disabili e i ragazzi abbandonati.
D. – Come ha detto lei, don Guanella ha voluto rivolgersi con le sue opere al sostegno dei più abbandonati, a coloro che, diceva, sono “poveri nell’ingegno, nella salute o nelle sostanze”. Le due Congregazioni fondate da lui continuano questo impegno: c’è qualcosa di nuovo, di diverso, che è maturato nel tempo?
R. – Normalmente, si è seguito il pensiero del fondatore, però adattandolo poi alle diverse circostanze e ai cambiamenti anche storici ecc. In questi ultimi 20-30 anni, le Congregazioni si sono lanciate verso l’espansione nel mondo. Ci sono state espansioni in altre nazioni dove è stato portato il suo carisma e quest’ultimo sta muovendo anche le società di questi Paesi, facendo capire loro il valore e la dignità di tutti gli uomini, anche di quelli più semplici, dei più limitati.
D. – Si tratta di case di cura, di riabilitazione…
R. – Qui, in Italia, si tratta in particolare di case di cura – assistenziali – per gli anziani e i disabili, ma nelle varie periferie del mondo ci sono diverse forme per arrivare ai poveri, come portare un senso di solidarietà anche in famiglie che tengono nascoste queste debolezze umane. Però, normalmente, abbiamo delle strutture nelle quali cerchiamo di organizzare il nostro servizio nelle forme più moderne possibili, per poter sollevare queste realtà che hanno bisogno anche di tecnica, di conoscenza e di professionalità.
D. – Proprio oggi i Servi della Carità hanno accolto quattro nuovi confratelli: un gesto anche simbolico…
R. – Sì, abbiamo voluto realizzare la professione perpetua di questi quattro confratelli che sono in Italia – e a cui se ne aggiungono altri sette che sono a Kinshasa in Congo – proprio nel giorno in cui il fondatore ci lasciava, ma lasciava in eredità il suo spirito che è stato raccolto, specialmente adesso con le vocazioni nuove che abbiamo dall’Africa e dall’India. E questa sembra quasi la forma più bella per dire che il carisma è ancora vivo.
D. – Per concludere, ci ricorda una frase – un’espressione – usata da San Luigi Guanella che dica in sintesi un po’ il suo cuore, la sua anima e il suo stile di vita?
R. – Ci sono due o tre slogan importanti. Come missione siamo chiamati a dare “pane e paradiso” – sollievo materiale ma anche spirituale per queste persone che ne hanno bisogno. Allo stesso tempo, lui era convinto che tutto viene fatto bene “se parte dal cuore e arriva al cuore”. La nostra missione è quella di suscitare e di accompagnare anche nei più deboli questo senso di Dio, che è poi quello che salva il mondo. Dobbiamo solamente avere questa fiducia nella Provvidenza: lui vedeva la Provvidenza che guida la storia dell’umanità.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)
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