Passa dal mondo della musica a quello della politica e non solo, il dissenso verso una delle canzoni in gara per Sanremo 2020.
E’ evidentemente un periodo di grandi cambiamenti per la musica italiana, ma questo non significa che debba essere per forza anche un periodo di perdita di valori e di buonsenso.
Accanto ad un Festival già molto criticato per la vicenda di Amadeus, messo alla gogna mediatica dalla frase pronunciata nei confronti della fidanzata di Valentino Rossi che sarebbe stata “scelta anche per la capacità di stare accanto a un grande uomo, rimanendo un passo indietro”, troviamo una grande bufera che sta coinvolgendo il rapper Junior Cally – il cantante con la maschera – e la sua canzone.
E’ questo che vi riportiamo di seguito, un piccolo estratto del testo: “Lei si chiama Gioia / balla mezza nuda, dopo te la dà / Si chiama Gioia perché fa la troia / L’ho ammazzata, le ho strappato la borsa / c’ho rivestito la maschera”.
Si presenta come una canzone dalle parole inopportune, volgari, che incitano al femminicidio e che è inopportuna per qualsiasi occasione, non solo per il festival di Sanremo.
Il presidente di Papaboys, Daniele Venturi, ha rilasciato una dichiarazione forte in merito a questa vicenda:
“Come se non bastasse la cruda realtà del mondo in cui viviamo, che trova nei femminicidi una delle più alte cause di morte – in Italia solo nel 2019 sono state 92 le donne uccise – Sanremo pensa bene di portare sul palco, peraltro specchio della musica italiana nel mondo, una canzone che incita all’odio e alla morte della donna sia fisica che spirituale. Penso che siamo arrivati alla fine della decenza musicale e a quella di un festival che giunge alla 70esima edizione e che è stato culla di grandi canzoni e grandi temi di sensibilizzazione. E’ un paradosso pensare che sullo stesso palco, nel 2013, Luciana Littizzetto faceva un monologo sull’amore e sulla violenza che si usa spesso sulle donne, con le famose scarpe rosse – simbolo della lotta al femminicidio – e nel 2020 si fa partecipare una canzone con parole improponibili e vergognose.”
Le inevitabili critiche arrivano anche dalla Commissione Pari Opportunità della Provincia di Ascoli Piceno:
“ritenendo vergognoso, abietto, volgare il contenuto delle canzoni di Junior Cally, chiede che non si permetta al soggetto di partecipare al festival di Sanremo. In subordine, si chiedono le dimissioni del direttore artistico del festival Amadeus. Per la Cpo ascolana le scelte della direzione artistica del Festival di Sanremo 2020 sono in palese contrasto con il contratto di servizio della Rai, istituzione pubblica e nazionale, i cui principî generali prevedono di ‘superare gli stereotipi di genere, al fine di promuovere la parità e di rispettare l’immagine e la dignità della donna anche secondo il principio di non discriminazione’, oltre alla promozione ‘delle pari opportunità, del rispetto della persona, della convivenza civile, del contrasto a ogni forma di violenza”.
Anche dal mondo della politica arrivano i giudizi che uniscono ogni colore.
Per Matteo Salvini:“Uno che incita all’odio e alla violenza contro le donne. Per un anno ho lavorato con Giulia Bongiorno per far approvare il codice rosso. Oggi leggo che la Rai e il più importante festival della canzone italiana, usando denaro pubblico, sdoganano femminicidio e stupro. Non ho parole: mi auguro che questo tizio non metta mai piede sul palco di Sanremo”.
La candidata della Lega alle Elezioni Regionali in Emilia Romagna, Lucia Borgonzoni, ha scritto, che sulla propria pagina Facebook ha scritto: “Questo non è Sanremo: è SanSchifo. Uno schiaffo alle vittime e alle loro famiglie, al dolore, alle sofferenze inaudite delle donne sfregiate e violentate, un insulto senza precedenti a chi si è visto uccidere una figlia, una sorella, una compagna”.
Sul caso è intervenuto il presidente della commissione di Vigilanza Rai, Alberto Barachini, con una richiesta formale:
“Condividiamo l’appello: fuori Junior Cally dal Festival di Sanremo. Altro che artista. Chi predica in maniera esplicita e orgogliosa stupro e femminicidio non merita il palco dell’Ariston. Oggi presenteremo al presidente della commissione di Vigilanza Rai, Alberto Barachini, una richiesta formale di intervento. Qualcuno ha controllato chi saranno gli artisti che si esibiranno? L’Ad della Rai, Fabrizio Salini, faccia la propria parte invece di continuare a far finta di nulla. Si assuma le proprie responsabilita’ sulla partecipazione di questo megafono contro le donne mascherato da pseudo rapper e sulle gravi affermazioni rese da Amadeus sul ruolo delle donne”.
Così i componenti del gruppo Lega in vigilanza Rai: Paolo Tiramani, Giorgio Maria Bergesio, Massimiliano Capitanio, Dimitri Coin, Umberto Fusco, Igor Iezzi, Simona Pergreffi.