Caro Amadeus,
viviamo un tempo buio, un po’ triste e molto disastroso.
Ci sono uomini e donne che non credono più che un bel giorno tutto potrà cambiare e la loro vita potrà migliorare.
Ci sono adolescenti che non credono più che mamma e papà possano amarsi per una vita intera.
Ci sono bambini che non sperano più che dentro le mura di un asilo possono giocare liberamente senza essere picchiati.
Ci sono bambine che non hanno ancora scoperto che subire la violenza nelle mura domestiche non è normale, ma sono quelle che non spereranno più in un futuro libero e spensierato.
Ci sono donne che non immaginano più il loro volto senza lividi e mogli che alla sera non sperano più nel ritorno del marito dalla guerra.
Ci sono giovani che non sperano più di vedere i loro genitori invecchiare e pian piano venir meno, perché la loro patria non gli dà un futuro.
Ci sono poi quei guerrieri grandi e piccoli che si sono arresi e non sperano più che i mali difficili da vincere, potranno essere sconfitti.
Leggere il mondo con gli occhi di chi non spera più è la più grande sconfitta che subisce l’uomo nei confronti dei suoi simili.
Per cui da molti anni, ormai, abbiamo capito che dobbiamo vivere in questo mondo, ma che non vogliamo essere di questo mondo.
Abbiamo capito che ci sono dei mezzi che possono far rialzare la testa, la speranza e lo sguardo a chi non vede nient’altro che il buio.
Soprattutto quando a vedere il buio sono i bambini: la generazione che dovrà avere cura del prossimo e del mondo quando noi non ci saremo più.
Si può sempre rinascere da qualcosa e noi crediamo che gli artisti possano simboleggiare quella piccola fiammella di speranza, che è ancora possibile alimentare, per donare luce a questo abisso in cui siamo caduti.
Ti chiediamo, pertanto, di farci salire sul tuo palco per essere testimoni della fede – nel senso più attuale possibile della parola – come strada di rinascita.
Fede intesa come ‘FIDES’ in senso latino: avere ‘fiducia’ che rispettare il prossimo sia qualcosa che possa tornare ad appartenere a questo mondo e ‘testimoniare’ che l’amore e la misericordia sono le uniche vie da percorrere per vincerlo.
Vorremmo in pochissimi minuti raccontare come San Giovanni Paolo II vedeva l’arte, la musica e gli artisti.
Dalle Sue parole infatti leggiamo che “l’artista, quanto più consapevole del suo « dono », tanto più è spinto a guardare a se stesso e all’intero creato con occhi capaci di contemplare e ringraziare, elevando a Dio il suo inno di lode.”
Ci piacerebbe quindi venire a testimoniare, tramite le parole di un grande Santo legato ad ogni forma di arte e di bello, che la musica è “basata sull’armonia tra Cielo e Terra, la coincidenza tra il disordine e la chiarezza”, come l’ha definita Herman Hesse.
Speriamo quindi che quella di Sanremo, oggi più che mai, possa essere l’occasione per riportare tramite le canzoni un po’ di speranza in questo mondo e un minimo di buon vivere.
Il nostro progetto è ampio e la strada da seguire riteniamo sia ancora molto lunga, ma speriamo che la nostra opera di aprire gli occhi ed il cuore di tutti possa passare tramite il tuo palco.
Ti salutiamo, ti ringraziamo per la tua attenzione e lasciamo un piccolo memorandum di Karol Wojtyla per te ed ogni artista:
“La vostra arte contribuisca all’affermarsi di una bellezza autentica che, quasi riverbero dello Spirito di Dio, trasfiguri la materia, aprendo gli animi al senso dell’eterno.”
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