Bella davvero l’idea di Fabrizio Venturi – cantautore, autore ed interprete di CARO PADRE, inno/preghiera dedicato a San Giovanni Paolo II – di portare il suo brano a Sanremo, nei giorni del Festival…
Così, con lui, è partita l’indomabile macchina dei Papaboys che, in occasione del centenario della nascita del Papa dei Giovani e per dare lo start ad un anno di eventi e momenti di preghiera, hanno offerto agli Artisti impegnati nella straordinaria ‘kermesse’ la «Lettera agli Artisti» che il Santo Padre dedicò, appunto, alla categoria.
Entrare nella dinamica del Festival della Canzone Italiana, prevedibilmente, avrebbe richiesto molto più che un qualsiasi h24. …Che poi i Papaboys sono quelli che pregano, che vanno in chiesa, che forse non si godono abbastanza la vita, come tutti i bigotti, d’altronde… Sanremo, invece, è l’apoteosi della leggerezza, della frivolezza, dello Spettacolo dove molto si vede, ma nessuno conosce quel che non si vede, per quanto ci si impegni molto in mere considerazioni personali che, come sempre, lasciano il tempo che trovano…
Eppure, un’altra volta s’è sfatato il mito. Incontrare i Cantanti, i Conduttori, i Giornalisti, gli Addetti ai lavori d’ogni ordine e grado, per parlare loro del Santo Padre e del suo messaggio, è un’esperienza inimmaginabile.
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Ora possiamo parlare in prima persona. C’è un aspetto di quell’incredibile macchina da guerra che è il Festival, al quale non si bada, un po’ perché non farebbe spettacolo, un po’ perché poi non si avrebbe abbastanza materiale per puntare dita ed alzare polemiche: l’aspetto umano. Incontrando Fiore, Ama, Laura, Sabrina, Tecla, Raphael, gli Eugenio, così, giusto per citarne alcuni, ma in realtà molti di più, abbiamo visto occhi farsi lucidi, mani stringere al cuore l’immagine di San Giovanni Paolo II, abbiamo ascoltato parole scendere dentro, tanto giù da commuovere, tanto su da cercare Dio.
Anche a fronte della più dura aggressività (anche solo intesa come immagine del personaggio), della più determinata distanza, della più alta delle proteste dell’anticonformismo, fino al tentativo di abbassare il livello dei contenuti, solo per stare dall’altra parte, ci sono cuori che battono. «Io in chiesa non ci vado, ma voi pregate per me…», «Io non credo in Dio, perché nel mondo c’è troppo schifo e se esistesse non lo permetterebbe, ma se voi ci parlate, diteglielo da parte mia che il mondo così non funziona…», «Io ogni tanto prego, a volte vado in chiesa, ma questo – la Lettera agli Artisti con l’immagine del Santo Padre – è un segno che viene dal Cielo…».
Naturalmente per questioni di discrezione, non possiamo rivelare la totalità degli ‘scambi’, né i nomi degli interlocutori, ma ancora ci chiediamo, disarmati, perché proprio noi, lì, a ricevere tanta grazia. In questi giorni si sono spezzate le catene di immagini (non necessariamente televisive) di vuoto che girano intorno ad ambienti del genere. E abbiamo visto con i nostri occhi che, anche quando compaiono, celano dietro di sé un infinito bisogno di tenerezza, anche da parte del cuore più ostinato. Se questo, in qualche modo, si sta mostrando il Festival dei contenuti, dell’amicizia – i Conduttori vi fanno spesso riferimento in modo sufficientemente credibile – forse il terreno nasceva fertile di per sé.
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Abbiamo incontrato diverse volte Mons. Antonio Suetta, Vescovo della Diocesi di Ventimiglia Sanremo, che ci ha sostenuto, incoraggiato ed accompagnato e che, nella Chiesa di Santa Maria degli Angeli, tra il Palafiori e l’Ariston, la parrocchia del Festival, insomma, ha presieduto la Celebrazione Eucaristica per gli Artisti e le loro intenzioni, alle ore 18, orario non troppo compatibile con la convocazione a trucco e parrucco per la messa in onda, ma orario della vespertina parrocchiale.
Animare la liturgia, preceduta dal Rosario, recitato con Paola Maschio, sposa del cantautore Roberto Bignoli (chi si è collegato con noi dal Paradiso, dove oggi risiede) insieme al coro intercomunitario diocesano, consegnando sull’altare tutte le richieste di preghiera ricevute in questi giorni, e anche quelle non ricevute, non solo ci ha commosso, ma ha ridestato in noi, per l’ennesima volta, la responsabilità della testimonianza che non può mai essere sbiadita, incolore, insapore, né stonata, disarmonica, né distorcere, per restare in tema.
In comunione col Festival, la comunità Sanremese si è unita in preghiera, con noi, la stampa e le maestranze tecniche disponibili, un presbiterio gremito di sacerdoti e diaconi intorno a Sua Eccellenza, perché Sanremo fosse il luogo della preghiera, oltre che della musica che, irrompendo con gioiosa prepotenza dal Nutella Stage, stavolta non disturbava affatto, ma, quasi, portava in chiesa coloro che, lavorando, non avrebbero potuto entrarvi…
di Loredana Corrao, portavoce Papaboys
A NOME DI TUTTA L’ORGANIZZAZIONE, un particolare ringraziamento a Serena Sartini di AskaNews, Pietro Giannetta promotore discografico e pr artisti, Salvatore Di Salvo Ucsi, Direzione Rai Vaticano, e gruppo Grandi Eventi nella persona – della direzione generale – Daniela Serra.
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