Nell’età rigogliosa e spensierata della giovinezza, una fanciulla di nome Chiara – dalla chioma dorata e dal volto raggiante di grazia e di bontà – decise di abbandonare i propri averi per consacrare la sua anima a Gesù. L’incontro con Francesco, le cui parole di fede e d’amore avevano il potere commuovere perfino le anime dei non credenti, avvenne nella domenica delle palme del 1211, allorché Chiara aprì le sue braccia all’ordine francescano diventando anch’ella ancella del Signore. In un’atmosfera delicata, e illuminata dai raggi della luna che penetravano nella chiesetta della Porziuncola Francesco recise i lunghi capelli della giovinetta donandole sull’istante una veste priva di qualsiasi ornamento.
L’amore per Cristo, e la fede nello Spirito Santo (sceso sulla giovane donna grazie all’educazione materna) condussero Chiara e Francesco lungo il cammino del Vangelo che insegna a tutti gli uomini di buona volontà la storia di Gesù, uomo povero e di cuore umile morto sulla croce per redimere i peccati del mondo. Nella dolcezza dell’amore offerto a Dio, Chiara e Francesco scoprirono il forte legame che teneva stretto l’uno all’altro. Tra i due nacque una profonda amicizia o, per dir così, un amore spirituale da cui trassero il coraggio e l’energia per aiutare i poveri e i bisognosi nei quali non smisero mai di riconoscersi. Chiara e Francesco vissero un sentimento puro e verginale (nel quale si riflette il volto del Signore), e condivisero, in un clima di pieno rispetto e di gratitudine reciproca, le difficoltà e le gioie della vita. Se è vero che l’amore dia un senso all’esistenza degli uomini, allora Chiara e Francesco, nell’unione di anime affini e nella devozione a Cristo, si fanno messaggeri di un cammino di vita dove la crescita umana non prescinde da quella religiosa. L’amour courtois di cui era imbevuto Francesco, appartenente ancora all’epoca in cui l’amore casto verso la donna – prototipo di bellezza ideale e fonte di virtù – costituiva il mezzo necessario per raggiungere un alto grado di elevazione spirituale, ci permette di comprendere l’affezione quasi paterna e i modi gentili che il Santo d’Assisi riservò a Chiara (la quale dispensò parimenti cure amorevoli e premurose). Si completarono a vicenda, senza che l’uno intendesse mai prevalere sull’altro. Francesco accolse infatti nella sua essenza di uomo le qualità femminili di Chiara – tenerezza, sensibilità e pazienza –, come pure i germi di quel mistero insito nella procreazione. Chiara fece invece sue le doti maschili di cui Francesco era custode: la forza fisica (in parte tradita dall’aspetto esile del corpicino) e morale, la ragione e l’ordine delle cose. Sopra il terreno divino Chiara e Francesco affondarono le radici di un amore religioso e, nel contempo, caritatevole.Ciascuna relazione affettiva tra uomo e donna dovrebbe porsi sull’esempio dei due santi: aperti entrambi, con equilibrio e serenità, alla comprensione dell’altro andarono scambiandosi vicendevolmente le ricchezze umane e morali di cui erano latori. Non bastano dunque gli effimeri e fugaci piaceri del mondo terreno, poiché ciò che conta è davvero l’amore, in qualunque forma esso si manifesti.
Purché si ribelli sempre alla violenza e al velo dell’oppressione.
Redazione Papaboys (Fonte www.sanfrancescopatronoditalia.it/Silvia Ceccarelli)
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