La prima volta della Santa Sede all’Expo, ha ricordato il porporato, risale al 1851, sotto il pontificato di Pio IX, quando fu allestito un padiglione all’Expo di Londra; nel 1964, in occasione dell’Expo di New York, per il padiglione della Santa Sede fu addirittura trasportata la Pietà di Michelangelo ospitata dalla basilica di San Pietro.
“Il significato della presenza della Santa Sede all’Expo – ha detto il cardinale rifedendosi al tema, ‘Non di solo pane’ – vuole essere anche simbolico: non si tratta soltanto di un padiglione accanto ad altri padiglioni di altri Stati, ma di una presenza d’eccezione: non per la grandezza del padiglione – lo spazio interno è circa di 300 metri quadri – ma perché la Santa Sede non promuove nessuna iniziativa o prodotto di tipo commerciale”, ma vuole essere attenta a tutto ciò che il cibo rappresenta per gli uomini.
Quattro sono i punti cardinali del padiglione: un giardino da custodire (evidentemente la Terra), un cibo da condividere, un pasto che educa, un pane che rende Dio presente nel mondo. In linea del resto con Il magistero magistero di Papa Francesco.
E infatti l’Eucaristia sarà al centro della struttura anche visivamente con alcune opere d’arte che riproducono l’ultima cena. Alle pareti fotografie e filmati dei grandi problemi alimentari odierni e delle soluzioni indicate dalla Chiesa. Una serie di eventi, tra i quali anche un Cortile dei Gentili, accompagnerà la presenza vaticana all’Expo.
Quanto ai costi, il card. Ravasi ha reso noto che ammontano in totale a tre milioni di euro, sostenuti in parti uguali da Santa Sede, Cei (presente il sottosegretario monsignor Domenico Pompili) e dalla diocesi di Milano (rappresentata da monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per la cultura ). Ravasi ha detto che il padiglione sarà pronto per l’inaugurazione e che non vi sono stati problemi a causa delle recenti inchieste per corruzione che hanno toccato alcuni lavori dell’Expo.
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A cura di Redazione Papabosy fonti: Avvenire e Famiglia Cristiana
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