L’osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio delle Nazioni Unite nella città elvetica ha ribadito che “la violenza non porterà da nessuna parte né ora né in futuro. La perpetrazione di ingiustizie e la violazione dei diritti umani, in particolare il diritto alla vita e a vivere in pace e sicurezza – ha proseguito – seminano semi freschi di odio e risentimento. Si sta consolidando una cultura della violenza, i cui frutti sono distruzione e morte. Nel lungo periodo, non ci potranno essere vincitori nella tragedia attuale, solo più sofferenza. La maggior parte delle vittime – ha detto ancora mons. Tomasi – sono civili, che dal diritto umanitario internazionale, dovrebbero essere protetti. Le Nazioni Unite stimano che circa il settanta per cento dei palestinesi uccisi sono civili innocenti. Questo è intollerabile come i razzi diretti indiscriminatamente verso obiettivi civili in Israele. Le coscienze sono paralizzate da un clima di violenza prolungata, che cerca di imporre la soluzione attraverso l’annientamento dell’altro. Demonizzare gli altri, tuttavia, non elimina i loro diritti. Invece, la strada per il futuro, sta nel riconoscere la nostra comune umanità”.
Mons. Tomasi cita un discorso di Papa Francesco a Betlemme nel suo pellegrinaggio in Terra Santa: “Per il bene di tutti” – aveva detto il Pontefice – “vi è la necessità di intensificare gli sforzi e le iniziative volte a creare le condizioni di una pace stabile, basata sulla giustizia, sul riconoscimento dei diritti di ciascuno e sulla reciproca sicurezza. È giunto il momento per tutti di avere il coraggio della generosità e della creatività al servizio del bene, il coraggio della pace, che poggia sul riconoscimento da parte di tutti del diritto di due Stati ad esistere e a godere di pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti”.
“La legittima aspirazione alla sicurezza, da un lato – ha proseguito il presule – e di condizioni di vita dignitose, dall’altro, con l’accesso ai normali mezzi di esistenza, come medicine, acqua e posti di lavoro, riflette un diritto umano fondamentale, senza il quale la pace è molto difficile da mantenere”.
“Il peggioramento della situazione a Gaza – ha detto mons. Tomasi – è un richiamo incessante alla necessità di arrivare a un cessate il fuoco immediato e di avviare negoziati per una pace duratura”. “La pace porterà innumerevoli vantaggi per i popoli di questa regione e per il mondo intero” – aveva detto Papa Francesco – “e quindi deve essere perseguita con determinazione, anche se ogni parte deve fare alcuni sacrifici”. “Diventa responsabilità della comunità internazionale – ha sottolineato ancora mons. Tomasi – impegnarsi seriamente nella ricerca della pace e aiutare le parti in questo orribile conflitto a raggiungere una certa comprensione, al fine di fermare la violenza e guardare al futuro con fiducia reciproca”.
Il rappresentante vaticano ha quindi ribadito “che la violenza non paga mai. La violenza porterà solo più sofferenza, devastazione e morte, e impedirà che la pace diventi una realtà. La strategia della violenza può essere contagiosa e diventare incontrollabile. Per combattere la violenza e le sue conseguenze negative – ha rilevato – dobbiamo evitare di abituarci a uccidere. In un momento in cui la brutalità è comune e le violazioni dei diritti umani sono onnipresenti, non dobbiamo diventare indifferenti, ma rispondere positivamente al fine di attenuare un conflitto che riguarda tutti noi”.
I media – ha sottolineato ancora mons. Tomasi – “dovrebbero riferire in modo equo e imparziale la tragedia di tutti coloro che soffrono a causa del conflitto, al fine di facilitare lo sviluppo di un dialogo imparziale che riconosca i diritti di tutti”. “Il circolo vizioso della vendetta e della rappresaglia – ha concluso – deve cessare. Con la violenza, gli uomini e le donne continueranno a vivere come nemici e avversari, ma con la pace possono vivere come fratelli e sorelle”.
A cura di Redazione Papaboys
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